Roba da ridere questo Macron e questa Unione europea che ammonisce l’Italia alla massima cautela nel percorrere la via della Seta. A stare attenta alla Cina. A condividerne i distinguo e le perplessità.
Roba da ridere, se non ci fosse da piangere vedendo a cosa si sono ridotti, un damerino presuntuoso e saccente e tutta la cricca dei crucchi appollaiata a Bruxelles e capitanata dalla Merkel. Gente col ditino perennemente alzato a giudicare e sindacare l’Italia e quant’altri nel Vecchio Continente rivelano intenzioni di autonomia non in linea ai loro diktat.
Roba da ridere che ci avvertano e ci rimbrottino per gli accordi che stipuliamo, legittimamente, col colosso cinese quando loro, da decenni, fanno avanti indietro con Pechino moltiplicando per dieci e per mille opportunità, affari e fatturato.
Roba da ridere le impennate di gelosia del toy boy dell’Eliseo che, perciò, organizza a dispetto un incontro tutto suo con quel demonio del presidente cinese invitando allo spettacolo sulla Senna soltanto la “matrona” di Berlino col fido portaborse Juncker. Il tutto per dimostrarci che lui è uno che comanda e che non è secondo a nessuno.
Roba da ridere, questi “statisti” dispettosi come bambini delle elementari. Che svelano così tutta intera la pochezza e l’inconsistenza della attuale classe dirigente europea. Gente che in Italia ha amici e riferimenti precisi che si chiamano Romano Prodi, Mario Monti, Matteo Renzi e tutta quella compagnia di giro che piazza le bandiere dell’Unione alla finestra. Quelli, è sempre bene ricordarlo, che avrebbero dovuto guidarci verso un futuro radioso e tutt’ora ci costringono a pagare a prezzo salatissimo i loro enormi errori.
Quelli che prima la Cina era una grande opportunità e adesso è un grosso problema. Roba da ridere, appunto.
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