Le corna pesano di meno se tua moglie te le mette con un prete. Così un marito tradito ha ottenuto dal tribunale un risarcimento di 15 mila euro dalla moglie innamorata del reverendo, dopo che la storia aveva fatto il giro della parrocchia. Ma adesso i suoi avvocati si sono rivolti alla Curia aquilana per ottenere una punizione esemplare per il sacerdote che se la faceva con la moglie fedifraga. Il quotidiano Il Centro, che ha dato la notizia, fa il nome del prete: don Vito Isacchi, parroco di Assergi.
Nel 2008 il marito inizia ad avere i primi sospetti: all’epoca don Vito è ancora vice parroco nella chiesa di San Giustino a Roma dove vive la coppia che ha due figli. I sospetti diventano certezze tanto che l’uomo cita in tribunale sia la moglie che il prete per ottenere un risarcimento dei danni. Lui dice che quella relazione gli ha procurato danni psico-fisici e all’onore e all’immagine, per il fatto che la sua famiglia aveva rapporti di cordialità col sacerdote. Insomma, quello che doveva essere un rapporto di amicizia si era trasformato in una vera e propria tresca tra moglie e prete. Il tribunale alla fine gli dà ragione e condanna la moglie al pagamento di 15 mila euro a favore del marito che però a sua volta dovrà risarcire il prete con 3 mila euro.
Un “tradimento plateale”, scrive il giudice nella sentenza. E allora, come mai il prete non viene condannato a risarcire alcunché? Scrive il giudice che
“la domanda dell’attore va accolta nei confronti della donna e rigettata nei confronti del sacerdote, atteso che la responsabilità risarcitoria invocata dall’attore presuppone la violazione dell’obbligo di fedeltà in costanza di matrimonio, obbligo al quale il prete è del tutto estraneo”.
Un tradimento quindi aggravato dal fatto che tutti, nella parrocchia, erano al corrente della relazione. Che ha causato al marito tradito depressione, pianti, dimagrimento.
Insomma, la moglie è tenuta alla fedeltà e il prete può fare quello che vuole. Semmai la punizione deve infliggergliela un’autorità religiosa. Che però fino a questo momento ha fatto orecchie da mercante. Gli avvocati del marito tradito si erano rivolti anni fa anche alla Conferenza episcopale italiana, chiedendo una nota di biasimo ma non hanno ottenuto nulla. Adesso tornano alla carica: almeno la Curia, diamine, faccia qualcosa.
Don Vito d’altronde, è famosissimo. E non certo per la sua relazione con la moglie e mamma di due figli: è il cerimoniere vescovile, cioè l’assistente che sta accanto al presule in tutte le cerimonie solenni. Ed è stato anche rettore del santuario dedicato a Giovanni Paolo II a San Pietro della Jenca, dove il suo predecessore, don Luigi Abid Sid, si era dimesso dopo essere stato vittima di ricatti con messaggi a sfondo sessuale.
ps: insomma, per la Curia aquilana, due belle gatte da pelare. E uno scandalo che sta facendo già il giro della comunità.