Tutti i dubbi sindacali sul salario minimo grillino


Lombardo (Uil Abruzzo): "Il reddito di cittadinanza? Deve portare a ricollocarsi nel mondo del lavoro"


di Anna Di Donato
Categoria: ABRUZZO
15/03/2019 alle ore 19:14



Il Movimento 5 Stelle riparte dal salario minimo, ossia dal disegno di legge 658 a prima firma di Nunzia Catalfo che propone di stabilire una “retribuzione complessiva proporzionata e sufficiente non inferiore a quella prevista dal contratto collettivo nazionale in vigore per il settore e la zona dove si eseguono le prestazioni”. Il ddl, tuttavia, va oltre e fissa un tetto minimo non inferiore a 9 euro lordi l’ora sotto cui non si dovrebbe mai scendere.
Quali sono i rilievi del sindacato in merito? Quali le criticità? È possibile intrecciarlo con il reddito di cittadinanza? Impaginato.it lo ha chiesto al segretario della Uil Abruzzo, Michele Lombardo

Salario minimo: quali sono i rilievi del sindacato?

Innanzitutto la trattativa è all’inizio. Il 13 il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico ha incontrato con i segretari generali di Uil, Cgil e Cisl e hanno stabilito un calendario di tavoli tecnici da fare, tra cui quello che tratta il tema del salario minimo. Su questo tema la nostra posizione è semplice. Per noi, ovviamente, il salario è già trattato dentro la contrattazione collettiva nazionale di lavoro, quindi siamo per espandere sempre di più il contratto collettivo nazionale di lavoro e laddove, per alcune tipologie di lavoro, il contratto collettivo nazionale di lavoro non sia presente, vedremo come costruire tale salario minimo sapendo già da adesso che per noi il salario minimo, per legge, non può essere sostitutivo della contrattazione nazionale. 

Condividete il ddl? Quali le criticità?

In primis, mi è parso di capire che ci sia una volontà da parte del Governo e in particolare modo del ministro, di trovare prima un’intesa col sindacato per poi arrivare alle Camere e sottoporlo al voto in Parlamento. Credo che sicuramente la posizione del sindacato su questo tema porrà l’accento sul fatto che il salario minimo non può essere legge, non può sostituire la contrattazione nazionale del lavoro (in cui dentro vi sono i minimi salariali) che per noi resta il faro primario per la retribuzione dei lavoratori. Si può allargare la possibilità di avere un salario minimo a dei casi specifici che non sono dentro i contratti collettivi nazionali di lavoro, sapendo però che il salario minimo non può essere sostitutivo ma complementare. 

Come intrecciarlo al reddito di cittadinanza?

Sono due cose completamente diverse, anche se i rischi sono i seguenti: il primo è che bisogna vedere in quella tipologia di lavori dove interviene il cosiddetto salario minimo, a quanto ammonta, e il rischio è che il lavoratore possa prendere di più col reddito di cittadinanza che non andando a lavorare con un simile contratto. È un rischio che già c’è…

E il secondo rischio?

Il secondo rischio è quello di fomentare più lavoro nero. Ecco perché riteniamo sia importante la contrattazione, perché tale contrattazione tra le parti porta ai contratti collettivi nazionali di lavoro condivisi tra le parti. E poi, in quel contratto, c’è tutta una serie di questioni legate a come si compone una busta paga: permessi, straordinari ecc. Il contratto collettivo nazionale di lavoro ha una sua completezza nel riconoscere i diritti salariali e normativi dei lavoratori. Diciamo che, tuttavia, non c’è una chiusura ideologica del sindacato a discutere del salario minimo, partendo però da una base fondamentale, ossia che il salario minimo non si può sostituire al contratto collettivo nazionale di lavoro che resta l’elemento primario.

C'è il rischio che il reddito di cittadinanza faccia confusione distraendo risorse per i veri poveri?

Si tratta di due cose diverse, le terrei ben distinte sotto l’aspetto salariale. Sotto l’aspetto normativo, il reddito di cittadinanza, per come lo vedo io e per come lo vede la mia organizzazione sindacale è uno strumento di politica attiva del lavoro in una fase della vita lavorativa di un cittadino in difficoltà ma l’obiettivo, in questo Paese è creare lavoro, non tenere una persona solo con un ammortizzatore sociale. Il reddito di cittadinanza deve essere un elemento che copre un momento di difficoltà nella vita ma lo Stato, i sindacati e le parti aziendali devono trovare il modo per ricollocare il cittadino al lavoro. Il tema deve essere il lavoro, sennò non ce la si fa. 

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