La Versione di Garpez: il valore di Marco


È stato omicidio volontario e non certo colposo come i giudici della Corte di Assise d'Appello hanno ritenuto. Sbagliando


di Garpez
Categoria: La versione di Garpez
05/03/2019 alle ore 10:31



Se fossi ancora in mezzo a noi, sono certo che ci chiederesti delle spiegazioni. Ed immagino lo faresti con il modo garbato e gentile di un giovane uomo che vuole solo comprendere il motivo di certe decisioni. 

Non alzeresti la voce, non sbatteresti i pugni, inveendo come la più istintiva e normale delle reazioni suggerirebbe di fare.

No, sono sicuro che ti siederesti di fronte a quei giudici, domandando loro quanto vale la tua vita. Se quindici, cinque o chissà quanti anni di reclusione per chi ha deciso di negarti la possibilità di crescere, maturare, sbagliare.

Ho deciso di provare io a spiegarti come sono andate le cose. O, meglio, a dirti l'idea che mi sono fatto, pur non essendo un esperto di diritto, ma semplicemente un cittadino nel cui nome la giustizia viene amministrata. Proprio come lo eri tu.

Vedi Marco, io credo che i giudici italiani siano preparati ed in buona fede. E che meritino rispetto perché svolgono un lavoro delicato, soprattutto quando decidono sulla libertà delle persone. Ma è giusto che chi sbaglia sia chiamato a renderne conto, in misura tale da rendere meno lancinante il dolore di chi ha perso un familiare.

Quelli che tu, probabilmente, credevi fossero per te un secondo padre ed una seconda famiglia ti hanno trattato come il peggiore degli estranei, lasciandoti agonizzare nell'indifferenza della tragedia che si stava consumando, nel biasimevole e stomacante cameratismo di chi si preoccupa soltanto di evitare scandali o problemi sul posto di lavoro.

È stato omicidio volontario, Marco, e non certo colposo come i giudici della Corte di Assise d'Appello hanno ritenuto. Sbagliando. E ti spiego perché.

Quando il tuo carnefice, per una ingiustificabile spavalderia tipica di certe personalità boriose, ti ha puntato la pistola contro, a mò di scherno (come se un ufficiale della Marina militare non sapesse che un arma non si punta verso nessuno, neppure se scarica, neppure se giocattolo), mentre tu chiedevi che smettesse quello stupido gioco, sapeva benissimo che un colpo, anche solo accidentalmente, sarebbe potuto partire.

Si, lo so, il tuo esecutore ha detto che non immaginava che la pistola fosse carica. E vedo che, come me, sgrani i tuoi grandi occhi per l'incredulità della giustificazione. Resa senza il minimo pudore.

Il tuo omicida era perfettamente consapevole che non avrebbe dovuto puntarti la pistola contro e, ciononostante, lo ha fatto, accettando il rischio che l'arma fosse carica.

E purtroppo lo era.

Quindi, questi giudici hanno sbagliato. So che non ti consolerà saperlo, perché in fondo già ne eri convinto, ma credevo fosse giusto dirtelo, guardandoti in volto, fissando quello sguardo attraverso cui continui a chiederci di non mollare.

E non lo faremo. Ciao Marco Vannini.

 

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