Verso le Comunali, le promesse di Alessandrini (M5s): "Ecco come rinnoverò Pescara"


Partecipazione dei cittadini, strutture e unità di intenti la ricetta


di Anna Di Donato
Categoria: ABRUZZO
05/03/2019 alle ore 08:51



La sua candidatura a sindaco della città dannunziana è stata ufficializzata lunedì 4 marzo dal Movimento 5 Stelle, accompagnata dal senatore Primo Di Nicola, i deputati Andrea Colletti e Daniela Torto e i consiglieri regionali Domenico Pettinari e Barbara Stella. Si tratta di Erika Alessandrini, ingegnere edile-architetto, dal 2014 al Comune di Pescara come consigliere del M5S. Ma quali sono i principali obiettivi della sua candidatura, quali le idee per rendere migliore il capoluogo adriatico?

Annuncia di avere in mente una città nuova: da dove partire in concreto?

Un tema importante è sicuramente quello della riqualificazione della città e delle grandi aree strategiche da affrontare, perché avere la volontà di creare una nuova città vuol dire anche una città diversa, europea, che entri in competizione con le città dell’Europa, con la questione della nuova Pescara in quanto fusione degli altri tre comuni. Una città competitiva, che competa come capoluogo della macro regione adriatica e con Ancona, Bari, città più grandi della nostra.

Il secondo passo?

Cambiare il volto di questa città e cercare di farne emergere tutte le potenzialità passa anche attraverso la riqualificazione degli ambiti che oggi non sono sfruttati a pieno. Pensare a un nuovo modello di città vuol dire anche rivolgersi ad altre aree strategiche della città che non sono, ad esempio, soltanto l’area di risulta. Da 30 anni si parla di un’area risulta in cui si prevede di inserire le stesse categorie funzionali (parchi, parcheggi e teatro) come se fossero le uniche cose che si possano realizzare in quel luogo e come se tutte le necessità (dei parcheggi, del verde, di una struttura culturale) debbano essere collocate tutte lì. Invece abbiamo a disposizione l’area dell’Ex Cofa sul lungomare Sud (che fa parte del Pp2, piano particolareggiato 2), la zona dell’Ex Fonderia Camplone, la zona dello Scalo Merci, quella del lungofiume che ha pure un piano particolareggiato da progettare e strutturare. Mettendo a sistema tutte queste aree si può assegnare a ognuna una specifica tematizzazione, scoprendo che magari nell’area di risulta si può inserire una di quelle funzioni o nessuna di quelle pensate. Magari il parco lo si potrebbe mettere sul lungofiume o si potrebbe pensare a una struttura teatrale che possa stare sul mare, nella zona Pp2.

In che modo?

Tutte queste valutazioni si fanno con la partecipazione. Non si tratta soltanto dell’idea di fare un masterplan dell’intera città, ovviamente fattibile, con una base economica valida e con un cronoprogramma, ma si tratta dell’oggetto del masterplan e della modalità con cui viene realizzato. Bisogna utilizzare lo strumento della partecipazione della cittadinanza che deve essere coinvolta nel processo decisionale e non subire le scelte quando un progetto è già stato fatto. 

Come risolvere l'emergenza del traffico? Con nuovi parcheggi sotterranei?

L’emergenza del traffico va verificata in quanto non è un’emergenza. Si pensa che sia un’emergenza una cosa che ormai è quotidiana, annuale e stantia. Nessuno ha mai risolto il problema del traffico e bisogna, secondo me, avere il coraggio di pensare a soluzioni diverse dalle solite. Non si tratta solo di regolare il parcheggio, si tratta di pensare a tempi diversi di uscita e di organizzazione, per esempio, dei lavori. Oggi, tutti escono alla stessa ora perché le attività aprono tutte alla stessa ora. Gli uffici chiudono all’ora di pranzo, la sera non sono mai aperti dopo un certo orario. È importante l’organizzazione più flessibile della città.

Quindi?

Quindi non soltanto il cosiddetto tema della mobilità sulla mobilità: vi sono anche altri temi che devono entrare a far parte del concetto di mobilità. Poi è ovvio che strutturare fisicamente le infrastrutture aiuti a lavorare sullo sviluppo e sull’efficienza del trasporto pubblico. Io prendo l’autobus e alcune corse, in certi orari, sono completamente vuote. Il Comune paga chilometri di servizio fornito e se l’auto viaggia a vuoto si paga inutilmente. Bisogna  intervenire nel dialogo con gli enti gestori (in questo caso la Regione che gestisce la Tua), per entrare nel processo decisionale dei chilometri. Dire dove servono, quanti ne servono, quanti si vuole che siano e organizzarli perché se magari si riesce a smaltire un po’ di traffico sull’autobus si libera spazio per le auto. Rendere più sicuri i percorsi ciclabili è inoltre necessario, anche perché oggi è pericoloso. 

Che ne pensa di mini bus elettrici al posto dei trasporti tradizionali o del bike sharing? Sono applicabili?

Sì, assolutamente. Bike sharing, car sharing sono tutte opzioni che dovrebbero essere messe in atto perché se ne parla da tanto ma qui a Pescara sono ancora sconosciute. Tutta la questione del mobility manager che hanno introdotto al Comune non ha ancora dato i frutti che dovrebbe dare. Diciamo che è ancora all’inizio ma è una cosa che va incentivata e spinta notevolmente. Ad esempio, favorire lo sviluppo dei percorsi casa lavoro, sia nel pubblico sia nel privato, facendo piani di spostamento per i dipendenti. Quelli che vengono dagli stessi posti, siccome vanno a lavoro tutti insieme e vanno via allo stesso orario, potrebbero andare con una sola macchina. Questa in alcune aziende è una politica aziendale e potrebbe essere anche una politica comunale. 

Sicurezza alla stazione di Pescara: quali azioni di prevenzione propone?

La sicurezza è un problema generale, non è soltanto della stazione. Sicuramente quando le aree non di passaggio, non attraversate da attività, restano inutilizzate, si viene a creare un problema di sicurezza. È quindi importante avere ad esempio, personale presente della Pescara Parcheggi che gira e rappresenta una presenza fisica rassicurante con tesserino e con l’illuminazione ovviamente e avere la presenza di attività che gestiscano il luogo. 

Pescara è spesso teatro di episodi legati a suicidi, non solo di anziani soli ma anche di giovani. Crede vi sia un disagio sociale preciso? E come intende affrontarlo?

Certamente il disagio c’è ed è un disagio generazionale, legato a una condizione economica e sociale che non è solo pescarese ma è tutta italiana, nello specifico anche più ampia. Si avverte molto la solitudine. Ognuno di noi sembra vivere in un mondo isolato in cui non si comunica con l’altro. C’è bisogno di riacquistare la coscienza di comunità, di appartenenza, di quel gruppo coeso di cittadini che si aiutano l’uno con l’altro e in cui il Comune è presente ed è la struttura attorno a cui creare questo senso di comunità. Il Comune deve essere presente.

Come?

Deve avere propri rappresentanti nei territori, specialmente nelle periferie. Abbiamo avuto 18 milioni di euro per il bando periferie e molti di quei soldi l’amministrazione li ha usati per le infrastrutture, come se aggiungere nuove strade o fare strade nuove serva a risolvere il problema delle periferie. Bisogna essere lì presenti, organizzare servizi al cittadino dedicati a bambini, anziani, a chi non ha lavoro, alla formazione di chi il lavoro non ce l’ha, all’integrazione, alle etnie di coloro che non ancora parlano italiano. C’è bisogno di presenza fisica e organizzazione nella comunità.

Internazionalizzazione delle imprese: come è possibile incentivarla senza una rete di trasporti moderna e funzionale?

Qui si torna al discorso della competitività. Essa è data dall’efficienza dei servizi che si creano. Il concetto della nuova Pescara competitiva, ad esempio, nell’ambito dei servizi che il Comune può offrire proprio alle imprese, è legato al noto proverbio “l’unione fa la forza”: inserendo, cercando di ricompattare i servizi e prendendo le migliori esperienze di ognuno dei suddetti Comuni nonché guardandosi intorno. Ci sono Comuni che stanno facendo cose straordinarie a livello di efficienza e tecnologia. C’è bisogno di migliorare i servizi e dare più sopporto lì dove serve anche se si parla di fibra, spazi, tasse ecc. Si può lavorare su una serie di fattori che messi a combinazione alleggeriscono un po’ lo zaino che l’imprenditoria porta sulle spalle. 

Che ne pensa della Grande Pescara?

Noi siamo assolutamente a favore. Quando siamo entrati in Consiglio comunale siamo entrati proprio nel periodo di quel referendum. Ci siamo sempre espressi a favore perché siamo nelle istituzioni come portavoce e portavoce vuol dire portare avanti le richieste della cittadinanza di cui siamo i rappresentanti. Questo lo abbiamo testimoniato a tutti i livelli, in primo luogo col fatto che la prima legge regionale, l’istituzione della allora Grande Pescara è stata a prima firma di Mercante, nostro ex consigliere regionale. Da lì in poi, anche nel Comune di Pescara abbiamo fatto battaglie di promozione e devo dire che a Pescara effettivamente il Consiglio è stata sempre uniformemente d’accordo nel voler proseguire l’iter nella maniera più veloce possibile, sempre nell’ottica di una maggiore efficienza perché una città con servizi migliori è una città che può competere di più. 

Teme la zavorra elettorale registrata in occasione delle recenti regionali?

La strada è in salita, sarebbe inutile negarlo perché evidentemente è un trend modificato rispetto allo scorso anno. C’è però da dire che le elezioni regionali sono più legate agli andamenti politici e nazionali, al processo decisionale amministrativo nazionale. Il contesto locale è invece molto più legato alle persone, al territorio e alla fiducia che quella persona dà. Spesso quando un cittadino va a votare non guarda molto a quale partito appartiene il candidato ma se si tratta di una persona che offre credibilità, affidabilità.

Per cui?

Cercheremo di avere un rapporto stretto col territorio come abbiamo fatto in questi anni e metteremo su un programma basato sulla partecipazione, l’ascolto, quartiere per quartiere, delle problematiche rilevanti che vengono percepite da chi abita in città, in determinati quartieri. Le esigenze vengono anche in base alle priorità che il cittadino percepisce perché spesso può essere che da un punto di vista amministrativo si percepiscano priorità diverse e invece è bene che la cittadinanza si esprima e possa far sapere quali sono le proprie necessità, i propri problemi. 

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