Chiusa la palazzina di via Raffaello a Pescara che ospita gli uffici regionali. Tutti trasferiti i dipendenti in via Passolanciano e viale Bovio e cancello sbarrato ormai da qualche tempo. All’origine della decisione la dichiarazione di rischio sismico emessa dopo il terremoto dell’Aquila e confermata in seguito alle scosse dello scorso anno. Ma anche la necessità di razionalizzare gli uffici regionali, così come ha annunciato il presidente della Regione Luciano D’Alfonso.
“Lavoriamo strenuamente per accelerare la ricostruzione di Palazzo Centi a L’Aquila e la definizione della procedura per La City a Pescara. Non è cosa di poco conto – ha spiegato a suo tempo D’Alfonso – evitare che un determinato fascicolo amministrativo faccia giri improbabili da una sede all’altra, da un ufficio all’altro, con inutili perdite di tempo e relativi palleggiamenti di competenze tra dipartimenti o servizi, prima di trovare una sua definizione in un atto che produca effetti giuridico-economici. Quindi, la sede unica è una scelta di razionalizzazione e al tempo stesso di efficacia dell’azione amministrativa. Come è avvenuto per la realizzazione di sedi di altre Regioni – ha aggiunto – si tratta di un intervento che determina un forte impatto socio-economico oltre che urbanistico sull’area interessata”.
E quindi, in attesa della City, sulla quale tra l’altro pende un’inchiesta giudiziaria, viene chiuso un pezzo di Regione: nella palazzina di via Raffaello c’erano gli Enti locali, lo sport, le Riforme e il Bilancio.
Tra l’altro, l’immobile di via Raffaello dovrebbe essere ceduto in permuta alla società Iniziative Immobiliari insieme a quello di viale Bovio, per un valore pari rispettivamente a 3 milioni e 500 mila e 4 milioni 352 mila euro. Tanto che nella relazione degli uffici tecnici regionali si scrive che dal costo di acquisto della City pari a 42.388.900 euro, si dovranno detrarre i canoni di locazione di tre anni di 5.173.408 e i valori degli immobili di viale Bovio e via Raffaello per 7.852.000 euro.
ps: e intanto in via Passolanciano condizioni di lavoro da incubo: niente aria condizionata, tutti a 40 gradi.