La versione di Garpez: nascere o non nascere, questo è il dilemma!


Pillole di riflessione sulla magistratura dopo l'indignazione per il caso Vannini


di Garpez
Categoria: La versione di Garpez
04/03/2019 alle ore 08:15



Ogni tanto devo spezzare una lancia in favore del nostro Belpaese. E devo farlo per motivi di onestà intellettuale soprattutto verso quella che, già da diverso tempo, può considerarsi la categoria più sfiduciata e delegittimata agli occhi del popolo italiano. 

Sto parlando, ovviamente, della magistratura.

Uno dei tre poteri fondamentali dello Stato (accanto a quello Esecutivo e Legislativo), quello Giudiziario ha recentemente destato le ire di molti cittadini in occasione della sentenza resa dalla Corte di Assise d'Appello relativamente alla derubricazione (da volontariato in colposo) dell'omicidio di Marco Vannini.

Più in generale, registro rassegnazione tra quanti di noi si sentono abbandonati dai giudici, ritenuti incapaci di assicurare una risposta celere, equa e certa.

Beh, per inciso vi dico che, rispetto ai milioni di cause pendenti in Italia, il numero dei nostri magistrati non supera le 10.000 unità. Sulla carta, perché da questa cifra vanno decurtati i magistrati “fuori ruolo" nei vari ministeri o prestati alla politica. Quindi, il problema andrebbe ripensato (come ho più volte sostenuto) in termini di investimenti diretti ad incrementare la pianta organica della magistratura e di tutto il sistema che gli ruota attorno.

Ma torniamo alla lancia spezzata, perché sono venuto a conoscenza della volontà di un giovane avvocato indiano di citare in giudizio i propri genitori poiché, a suo dire, lo avrebbero messo al mondo senza il suo consenso, costringendolo a farsi un’istruzione, a cercare un lavoro e a pagare le tasse, senza che sia stato dato un permesso dal diretto interessato.

Ecco, una causa del genere, in Italia, verrebbe dichiarata immediatamente inammissibile. Almeno sulla serietà dei principi di diritto espressi dalla Corte di Cassazione non si può, né si deve dubitare.

La Corte ha, infatti, ammesso l’esistenza del c.d. danno da nascita desiderata, che sussiste, nel nostro ordinamento, in capo alla sola madre, che agisca per il risarcimento del danno derivante dall’inadempimento contrattuale del medico o della struttura sanitaria (per chi fosse interessato: Corte di Cassazione, Sezioni Unite Civili, sentenza del 22.12.2015, n. 25767).

Al contrario, il concepito, poi nato affetto da gravi malformazioni, non ha alcun diritto al risarcimento del danno da c.d. nascita indesiderata.

Inoltre, la condotta colposa del sanitario non lede il minore nemmeno nel diritto a che la sua famiglia sia pronta ad accoglierlo, nonostante le malformazioni.

Piaccia o meno, questo è il nostro diritto, che fortunatamente non si identifica con la legge morale o religiosa e che ha ancora il coraggio di guardare alla vita.

 

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