Pillole Rai: un'ex Iena deride l'operaio mentre il Tg2 scompagina


Comunicazione un tot al chilo: è Viale Mazzini bellezza. Chi vince e chi perde


di Leone Protomastro
Categoria: ABRUZZO
01/03/2019 alle ore 15:36



Giarruso e l'operaio. L'ex Iena e colui che il governo del cambiamento dovrebbe difendere dai “mostri liberali” e capitalistici che hanno rovinato la Sardegna. Volano parole grosse, della serie, “vada al diavolo”, perché in fondo “lei non sa chi sono io, visto che sto nello staff di Casalino”, o giù di lì. Poi la foto della pace, da dare in pasto ai social e a chi iguarda solo i titoli e neanche gli ochielli.

Ma restano tanti ma di questa puntata di Popolo sovrano, andata in onda sulla Rai.

Il primo: con la retorica non si va da nessuna parte, anzi, quel popolo che si è aizzato contro il potere, il sistema, le banche e le imprese (che assumono, quindi danno lavoro, vedasi gli Usa) oggi si ritorce contro la presunta nuova classe dirigente. Non si può accendere una fiammella e poi non saper gestire quel focolaio, che oggi sta bruciando.

Non è pregiudizio, ma giudizio oggettivo: l'ex Iena pare farneticare quanto a investimenti, costi & benefici, politiche industriali sarde. E non può portare ad un ragionamento davvero costruttivo addossando la colpa a chi c'era prima senza fare analisi.

Servono economisti, non inviati. E quegli economisti dovrebbero “passare” un report alla politica per spiegare le cause e gli effetti di politiche sbagliate e come invertire la china. Se ad esempio si è tutti d'accordo che la Sardegna è tagliata fuori dai trasporti, allora come mai tanto per dirne una il ministro dei Trasporti, dello stesso partito della ex Iena, non interviene per potenziare i vettori, magari intervenendo per aprire su quelle rotte a nuovi players e abbassare e tariffe?

Il secondo: fino a ieri si è puntato il dito contro la politica autoreferenziata che animava i pollai televisivi. Oggi non sembra essere cambiato lo scenario. Anzi, l'impressione è che non siano neanche in grado di “copiare il compagno di banco”.

Ovvero quel Tg2 che con l'avvento di Gennaro Sangiuliano, al di là delle opinioni personali che sono tutte legittime, pare aver innestato la quarta: inchieste di pregio accanto a giornalismo ragionato, par condicio quanto a minutaggio accanto a pezzi di storia (come le foibe) silenziate dalla nomenklatura comunista del tandem Botteghe Oscure & Viale Mazzini.

Ecco, se c'è un corto circuito mediatico è proprio nel mezzo: c'è chi continua a pensare e agire sulla scia di Di Battista (che sui dossier strategici ha cambiato opinione migliaia di volte, smarrendo anche un pezzo di credibilità oggettiva) e chi invece ha colto l'occasione per rivoluzionare futuristicamente la comunicazione.

 

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