Canosa lascia il Pd, scintille con Antonio Luciani


Le è stato impedito di candidarsi alla Regione, nonostante i buoni uffici del governatore della Puglia


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
28/02/2019 alle ore 08:14



E’ la prima che sbatte la porta. E la sbatte forte Cristiana Canosa, una che nel Pd e grazie al Pd si è occupata un po’ di tutto, dalla comunicazione di Comuni Province gruppi e consiglieri, all’organizzazione di eventi fino all’Expo, e poi delle candidature, sue e degli altri. Una specie di zarina in salsa nostrana. Lunedì scorso ha comunicato che lei nel Partito democratico non ci sta più, che esce, se ne va. 

E lo fa perché le è stato impedito di candidarsi alla Regione, nonostante i buoni uffici del governatore della Puglia Michele Emiliano, cosa c’entra poi, e della sezione del Pd della sua città. Non ci sta, la Canosa, che pure è stata candidata al Senato subito dopo Luciano D’Alfonso (senza essere eletta) e ancora prima persino nella direzione nazional del Pd. Lo annuncia con un post su Facebook anche se le minacce di andarsene col centrodestra erano risuonate forti e chiare già all’epoca della mancata candidatura, minaccia che però non ha indotto il Pd a ripensamenti.

Una decisione che ha scatenato la reazione di un altro suo mentore, il sindaco di Francavilla Antonio Luciani che dall’amore all’odio ci impiega un attimo. Insomma, se le sono cantate di santa ragione sui social ed entrambi hanno scritto un’altra di quelle pagine che nel Pd pesano quanto un macigno.

Invece, un altro escluso dalle candidature, Antonio Di Marco (ex presidente della Provincia di Pescara) si consola (anzi, è stato consolato) con la candidatura al congresso Pd in quota Martina, della serie: perdi una poltrona, guadagni un’altra poltrona. Una decisione che conferma, come del resto tutte le altre candidature al congresso, che il partito è ancora saldamente in mano a Luciano D’Alfonso, che ha schierato nelle liste Martina e Giachetti tutti i suoi fedelissimi di antica data, e che quella delle Regionali è stata solo una parentesi.

Insomma, la storia della Canosa comincia martedì, quando pubblica su Facebook un post molto chiaro:

“La calunnia è un venticello spesso alimentato dai soliti noti. Quelli che tengono al palo tutti quelli che vorrebbero fare, per intenderci. Quelli che auspicano sempre il fallimento degli altri sperando così di coprire il loro. Non è un segreto che il PD ha subito un veto da parte di alcuni notabili ortonesi che, unitamente ad altri carrieristi in giro, hanno impedito la mia candidatura. Non è un segreto che ho preferito aspettare lo svolgimento delle elezioni per non arrecare danno alla coalizione e al PD di Ortona. Scusate ma non voglio più fornire scuse ai falsi dai modi gentili nè perdere il tempo a lavorare per chi non merita. Per questi motivi lunedì sera, prima riunione dopo le elezioni, ho comunicato la mia uscita dal PD al circolo di Ortona. Ringrazio tutti loro per avermi sostenuto all’unanimità, ringrazio Michele Emiliano per la straordinaria fiducia che mi accordato. La tessera è colpa sua. I miei ideali non cambiano, la mia strada si. Mi impegnerò sempre a favore dell’interesse comune. Alle solite chiacchiere risponderò con un sorriso. C’è chi parla alla pancia, chi alla rabbia… Io voglio parlare con i fatti”.

Nella lettera al circolo di Ortona è ancora più esplicita:

“Una bella avventura piena di ideali e quelli rimangono per sempre, compagni di viaggio dell’animo. Esco dal Partito Democratico non senza tristezza, una tristezza relativa alla mia delusione per quello che è diventato il Partito Democratico e per ciò che è accaduto in relazione alla composizione delle liste per le ultime elezioni regionali. Molti di voi sanno che il Pd di Ortona, dopo avermi candidato all’unanimità quale migliore espressione del partito, ha dovuto subire una prepotenza inaudita da alcuni personaggi che hanno adoperato il proprio tempo per porre veti su di me e su altri che avrebbero potuto portare consenso al progetto inclusivo, cosi lo ha definito più volte il candidato presidente”.

Immediata la replica. E’ uno schiaffo in faccia alla vecchia amica, quello che firma Antonio Luciani:

“Un finale già scritto, previsto e prevedibile – dice il sindaco di Francavilla – Ho avuto Cristiana Canosa al mio fianco per 5 anni. Nel 2016 le nostre strade si sono separate. Vario, determinato e rapido il suo percorso politico: in appena 2 anni si è candidata con il centrosinistra per la carica di Consigliere per il Comune di Ortona, senza essere eletta. Poi ha sostenuto nelle primarie del Pd Michele Emiliano candidato segretario, come me. Poi è stata eletta nella direzione nazionale del Partito e delegata al commercio nel 2018.

Poi ancora, contro tutto e tutti, ha ottenuto la candidatura per il Senato della Repubblica sempre nella lista del Pd.

Incredibilmente, o forse no, ora dopo due anni ci fa la morale. Lei, dirigente nazionale del partito, ci spiega che “Il partito del veto ha percepito che avrei avuto consenso e cosi mi è stato impedito di candidarmi e ai cittadini impedito di votarmi”.

Bello fare politica in questo modo. E anche fare la morale a chi ci mette sempre la faccia. Quando si vince e quando si perde.

La barca non si abbandona, anche se è in difficoltà, anzi soprattutto se è in difficoltà. Avrei voluto essere candidato al Senato, avrei voluto essere il candidato Presidente per la Regione.

La comunità ha deciso diversamente. Non per questo sbatto la porta. Resto e non accetto la morale da nessuno. Soprattutto da chi il termine “comunità“ evidentemente lo confonde con “io prima di tutto”. Già, perché appare chiaro leggendo il suo comunicato, che se avesse ottenuto la candidatura per la Regione non avrebbe abbandonato. L’ennesima candidatura dopo quella al Comune, al Senato e in Direzione Nazionale in appena due anni. Ma sarà proprio così? Vedremo.

Allora forse, magari, fra qualche giorno non la ritroveremo nella Giunta della sua città? Chissà. In quell’amministrazione contro la quale ha lottato in campagna elettorale.

Buon viaggio, Cristiana…”

(“Il bue dice cornuto all’asino”, gli ha risposto secca la Canosa su Facebook.

Insomma, Luciani allude a un finale a sorpresa, e cioè alla Canosa in giunta a Ortona.

ps: Della serie: all’ambizion non si comanda.

 

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