Rapporto Svimez 2017: +1% Pil regioni Mezzogiorno, Abruzzo in controtendenza


Il prodotto interno lordo della regione registra nel 2016 una diminuzione dello 0,2%. Ma resta a livelli più alti di tutto il sud con una media di quasi 25 mila euro per abitante


di Ilaria Proietti
Categoria: ABRUZZO
28/07/2017 alle ore 10:05



Il 2016 è stato positivo per il Sud, il cui Pil è cresciuto dell’1 per cento, più che nel Centro-Nord, dove è stato pari a +0,8 per cento. E’ quanto emerge nella fotografia dell’economia meridionale nel Rapporto Svimez 2017 che rileva però come l’andamento sia piuttosto disomogeneo nelle regioni del Mezzogiorno. L’area segna generalmente un deciso cambio di passo, ma se la Campania è la regione italiana, e non solo meridionale, che ha registrato nel 2016 il più alto indice di sviluppo, la Puglia, ad esempio frena rispetto al passato. In Abruzzo, il cui Pil nel 2016 è negativo (-0,2%), si registra un forte calo dell’agricoltura e subisce una pesante battuta d’arresto l’industria, attestandosi su -2,2 per cento, con una severa contrazione della produzione industriale regionale.

Anche sul recupero dell’economia il quadro è piuttosto variegato. La crescita cumulata del prodotto nel biennio 2015-16 riduce di 2,2 punti percentuali i 13,2 punti persi nei precedenti sette anni di recessione. Alla fine del 2016 il livello del prodotto del Mezzogiorno risulta di 11 punti percentuali inferiore a quello raggiunto nel 2007. La riduzione cumulata del Pil risulta nel periodo 2008-2016 molto elevata in Molise (-19, per cento), in Sicilia (-13,3), in Campania (-13,0), in Calabria (-12,8) e in Sardegna (-11,5). L’Abruzzo limita la perdita di prodotto ad un -5,4 per cento, in linea con quella media del Centro-Nord e ancor meglio fa la Basilicata con un -3,8 per cento.

Il Rapporto Svimez segnala anche il divario di sviluppo tra le regioni del Nord e del Sud del Paese, misurato in termini di prodotto pro capite dopo l’inevitabile allargamento intervenuto nel periodo di recessione segna nell’ultimo biennio un apprezzabile riduzione, particolarmente evidente per l’Abruzzo, il Molise, la Campania e la Basilicata. Nel 2016 il Pil per abitante della regione più ricca d’Italia, il Trentino Alto Adige con i suoi 38.745 euro pro capite è più che doppio di quello della regione più povera, la Calabria nella quale ad ogni abitante spettano solo 16.848 euro. In Abruzzo si attesta a 24.463 euro: è il dato migliore per le regioni del Sud che registrano un Pil medio per abitante di 18.214 euro. Ciò incide anche sulla classifica delle regioni a rischio povertà. Tutte le regioni meridionali presentano una maggiore concentrazione di residenti nei quintili più poveri, con valori più equilibrati solo in Abruzzo.

E ancora. Secondo le previsioni Svimez tutte le regioni meridionali saranno interessate da un crollo della natalità, contrastata da una immigrazione dall’estero apprezzabile solo per l’Abruzzo e la Sardegna: nel 2065in Abruzzo vivranno meno di 1,1 milioni di abitanti rispetto agli oltre 1,3 milioni di oggi. Il saldo naturale (il raffronto tra decessi e nuovi nati) di -412 mila residenti sarà compensato parzialmente da una saldo migratorio positivo (la differenza tra chi lascerà l’Abruzzo e chi andrà a viverci) di quasi 163 mila unità.