Autonomia differenziata: sarà rivoluzione o secessione mascherata?


Pro e contro del provvedimento del governo relativo alle Regioni del Nord


di Anna Di Donato
Categoria: ABRUZZO
20/02/2019 alle ore 12:26



Negli ultimi mesi si è tornato a parlare di autonomia differenziata, ossia della possibilità, prevista dall’art.116 comma 3 della Costituzione di trasferire alle Regioni competenze che secondo l’art. 117 appartengono alla “legislazione concorrente” con lo Stato. La richiesta è sinora stata avanzata da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, cui si stanno aggiungendo anche Piemonte, Toscana, Liguria e Marche. La domanda sorge spontanea: quali saranno le conseguenze sull’economia del Paese con l’autonomia delle regioni più ricche? Il provvedimento del governo relativo alle Regioni del Nord è un passo verso l'autonomia o verso la secessione mascherata?

Impaginato.it lo ha chiesto alla politica abruzzese: Lelio De Santis (consigliere comunale de L’Aquila Idv), Ersilia Lancia (consigliere comunale de L’Aquila Fdi) e Marisa Tiberio (presidente Confcommercio Chieti). 

DE SANTIS

"Autonomia solo se in armonia con l’assetto unitario del Paese. Il processo legislativo attivato da alcune Regioni del Nord muove da esigenze di maggiore autonomia, ma rischia di rivelarsi pericoloso per l’integrità nazionale e per il principio di solidarietà sociale ed economica. Il discorso di maggiore autonomia deve sposarsi con il rispetto dell’unità del Paese e con il principio di solidarietà anche in termini finanziari, al fine di assicurare ai cittadini di tutte le Regioni lo stesso livello di servizi, a cominciare dal servizio sanitario".

LANCIA

"Credo che questo provvedimento del governo relativo alle regioni del Nord rimandi in verità a un’altra questione, ben più ampia, che è quella della necessità di una riforma costituzionale complessiva che cominci a prevedere in maniera coraggiosa il presidenzialismo. Quindi da una parte una stato forte, presidenziale e poi più autonomie per tutte le Regioni, perché credo che procedere in maniera bilaterale di volta in volta (Stato e Regione) esponga anche a un rischio di sfaldare tutto l’assetto. Questo è un dibattito che dobbiamo iniziare in maniera vera e più coraggiosa ma Fratelli d’Italia lo ha ribadito anche ultimamente. Nell’ultimo appuntamento a Salerno, la nostra presidente ha avuto parole molto chiare a riguardo: “Abbiamo bisogno di uno Stato nazionale forte, che è la prima vera grande entità che ci consente di assicurare ai cittadini quella tutela minima che ci mette a riparo da speculazione e globalizzazione". È un tema molto ampio, tant’è che io posso dire di essere per il federalismo municipale e per la grande importanza che, ad esempio, hanno i comuni. Tuttavia, ribadisco che la suddetta questione in realtà ne postula un’altra, ossia quella della necessità di affrontare una volta per tutte il tema di una radicale riforma costituzionale con un presidenzialismo forte che funga da contrappeso costituzionale a queste spinte per l’autonomia e a più autonomia, però, per tutte le regioni". 

TIBERIO

"Innanzitutto, la possibilità di chiedere maggiore autonomia e quindi un incremento di trattenute Irpef a livello regionale è già prevista dalla costituzione per le regioni: nello specifico, dal terzo comma dell’articolo 116. In sostanza, le regioni che hanno bilanci virtuosi possono chiedere allo Stato l’assegnazione di maggiori competenze rispetto alle altre. Ciò significa che possono chiedere autonomia per particolari settori, come scuola, giustizia locale, infrastrutture ecc. 
È evidente che questa cosa sta creando grossi problemi alla maggioranza, in quanto un provvedimento di tal guida spaccherebbe politicamente l’Italia in due, laddove il Nord, che ha maggior gettito, tiene i suoi soldi e il Sud che ne necessita per un rilancio, sarebbe ancora più penalizzato. 
Il vero problema è che per la Lega la questione è fondante in quanto storica mentre i 5Stelle pescano maggiormente il proprio elettorato nelle regioni del Sud. Giorgetti ha posto la questione come sopravvivenza del governo stesso e pertanto è dura prevedere come e se ci sarà un accordo anche su questo. 
Secondo me, Salvini anche se sogna questo “Sun” da bambino, al fine di pescare voti al Sud, troverà una mediazione. Se devo esprimere un parere la vedo dura, in quanto da un lato il federalismo ha un suo fondamento ed è giusto che le regioni del Sud si diano una mossa. Però è fatto vero e storico che se il Sud è in ritardo, ciò affonda le proprie radici proprio nell’unificazione. L’unificazione d’Italia non è avvenuta per ragioni patriottiche come sperava Garibaldi… i Savoia dovevano restituire prestiti ai banchieri tedeschi e con l’annessione del Sud hanno svuotato le casse del regno borbonico, allora tra i più ricchi di Europa e supportato le aziende del Nord. 
C’è uno studio con un modello econometrico dell’Università di Ginevra che dimostra che senza l’unificazione, oggi il Sud sarebbe il Nord e viceversa. Quindi non supportare il Sud in termini economici è miope perché è proprio da lì che potrebbe ripartire la produzione. Basta vedere cosa ha fatto la Germania con la Germania dell’Est". 

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