È notizia recente quella secondo la quale alcuni parlamentari hanno presentato alla Camera dei deputati un disegno di legge (il n. 1580) con il quale si propone di modificare le norme del processo penale minorile, abbassando l’età imputabile da 14 a 12 anni.
L'iniziativa, a dire il vero, non rappresenta un elemento di novità assoluta nel nostro ordinamento giuridico, visto che già nel 2002, esponenti di Forza Italia presentarono un analogo progetto di legge come risposta emergenziale al dilagante ed incontrollato fenomeno della criminalità minorile, soprattutto entro determinate aree geografiche del nostro Paese.
Al riguardo vorrei, anzitutto, sottolineare come le risposte repressive di breve durata siano miopi e poco lungimiranti.
Il problema dev'essere, piuttosto, affrontato seguendo un approccio scientifico e multidisciplinare che tenga conto, cioè, non solo degli aspetti di natura squisitamente giuridica, ma (soprattutto) psico-pedagogica.
Ed allora iniziamo col dire che i dodicenni di oggi sono esattamente come i ragazzi coetanei di venti o cinquant'anni fa.
Ciò che è mutato sono gli stimoli esterni cui vengono quotidianamente sottoposti e che, necessariamente, ne condizionano il carattere. Secondo alcuni, la commissione di un reato da parte di un ragazzino è l’espressione di un fallimento, non del ragazzino, ma del mondo adulto che non gli ha saputo garantire quel benessere, fatto di tanti ingredienti, cui ogni minore avrebbe diritto, citato peraltro all’articolo 24 della Carta di Nizza o Carta europea dei diritti umani.
Non sono d'accordo. Conosco esempi di bambini cresciuti in ambienti malsani e delinquenziali che hanno deciso di dissociarsi da quelle scelte malavitose. Come, parimenti, conosco esempi di ragazzi dall'infanzia felice che sono diventati criminali seriali.
La realtà è che anche un bambino di dodici o quattordici anni ha una personalità ed un carattere autonomi ed indipendenti dai propri genitori, nonostante le cure che questi possono riservagli.
Ecco l'importanza dell'approccio psicologo, rispetto al quale sono del tutto ignorante in materia. Per questo ho chiesto un parere sull'argomento a chi ne sa più di me. Al “Freud” del nostro Impaginato. Sentite come la pensa.
“I minori delinquono per noia (non avendo modi costruttivi per impiegare il proprio tempo, scelgono di compiere atti rischiosi o violenti per provare delle emozioni forti) oppure per imitazione (l'imitazione che può riguardare modelli familiari o amicali, ma anche modelli virtuali veicolati da serie televisive, personaggi di fantasia o della letteratura). Sono necessari percorsi per l’apprendimento della pratica competente e responsabile della genitorialità, servizi ed iniziative sul territorio tesi a sottrarre i bambini e gli adolescenti agli influssi nefasti degli adulti maldestri o malevoli nel dare il buon esempio e trasmettere valori positivi. L’ipergarantismo degli adulti e in particolare dei genitori può rappresentare un duro colpo al diritto di crescita costruttiva dei propri figli”.
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