Punto nascite Sulmona, perché il Ministero lo chiude


Roma accusa Regione Abruzzo di essere in ritardo su tutto. Ma che ne sarà delle esigenze territoriali?


di Leonardo De Santis
Categoria: ABRUZZO
18/02/2019 alle ore 17:43



È ufficiale: trasmesso in Regione Abruzzo, tra fine gennaio e i primi di febbraio, il documento che conferma il parere negativo espresso a fine ottobre dal Comitato Percorso Nascite Nazionale sulla prospettiva di mantenere aperto il punto nascite di Sulmona. 
Poco prima del voto di domenica 10 febbraio, la Regione si è quindi vista notificare la certificazione della volontà, da parte del governo, di cancellare la sigla I804 dalle carte d’identità degli abruzzesi e dei sulmonesi. 
Prosegue, in sostanza, a suon di documenti ufficiali, il percorso di chiusura del centro nascite di Sulmona portato avanti dal Ministero della Salute, sulla scorta del decreto Lorenzin. 

Tutto ciò è accaduto mentre Giorgia Meloni passeggiava tranquillamente nei corridoi del Santissima Annunziata, il ministro Matteo Salvini annunciava la riapertura degli ospedali e il ministro Giulia Grillo annunciava da Chieti la revisione del decreto in questione. 
Nel documento che rende ufficiale il parere negativo del Cpnn, il dicastero, oltre alla chiusura del punto nascita di Sulmona chiede alla Regione di definire un piano di attivazione della rete ospedaliera corredato da un cronoprogramma di riduzione degli eccessi di discipline (quindi ulteriori tagli), attivazione delle reti di tempo-dipendenza, attivazione della rete per l’emergenza territoriale con particolare riferimento alla riorganizzazione delle centrali operative ed alla riconversione dei punti di primo intervento (ovvero la chiusura prevista degli ospedali), attivazione degli ospedali di comunità. 

Dal punto di vista del Ministero, la Regione è in ritardo su tutto, dalla riconversione dei punti di primo intervento, alla riorganizzazione delle centrali operative, all’attivazione della rete di protezione in caso di chiusura del punto nascita, rete che comprende il servizio di trasporto in emergenza neonatale (Sten) e il servizio di trasporto assistito materno (Stam). 

Se la Regione non fornirà il suddetto cronoprogramma sarà considerata inadempiente e rischia di determinare il blocco del trasferimento, ossia il mancato incasso dei 70 milioni di euro di premialità per il raggiungimento dei Lea (Livelli essenziali di assistenza).  

Da ciò si evince come sia facile fare campagna elettorale e promettere provvedimenti di salvaguardia, mentre difficile è fare in modo che tali promesse si trasformino in atti burocratici che impediscano le chiusure. 
Sulmona e le aree interne sono avvisate e dovranno da subito, rimboccandosi le maniche, cominciare a presidiare l’Emiciclo, potendo contare su una vasta rappresentanza della provincia aquilana e su una consigliera della Valle Peligna, Marianna Scoccia. 

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