In Abruzzo sfilata di big, fischiati Di Maio e il Diba


Regionali: si moltiplicano gli appuntamenti e i volti nazionali


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
04/02/2019 alle ore 09:15



Lega e Grillini, guerra a distanza

Si è parlato di tutto ieri in Abruzzo, ma non di Abruzzo. Eppure, che gran passerella: c’era il gotha di governo, per la verità più di lotta (nelle piazze) che di governo (a Roma). Matteo Salvini a Giulianova a sostegno di Marco Marsilio, Luigi Di Maio con Alessandro Di Battista a sostegno di Sara Marcozzi. E così, prendendo per il naso gli abruzzesi, se le sono date a distanza di santa ragione, leghisti contro grillini come se non fossero alleati di governo. E così è successo che Di Battista abbia rispolverato l’antico vaffa nei confronti di Salvini, ma non per parlare di lavoro occupazione sanità insomma i temi che stanno a cuore gli abruzzesi, ma di Tav:

“La Tav è una stronzata – ha detto – Se la Lega intende andare avanti su un buco inutile che costa 20 miliardi e non serve ai cittadini, tornasse da Berlusconi e non rompesse i c….”.

 

Salvini contestato per la maglia del Giulianova

Ma a Salvini il Diba gli fa un baffo e da Giulianova, dove si è esibito con la maglia della squadra di calcio, beccandosi i fischi dei sostenitori, “non strumentalizzare quella maglia”, ha rilanciato dicendo che “una soluzione si troverà”. Compromesso bollato come una “supercazzola” da Luigi Di Maio. Insomma, veleni a distanza sul territorio abruzzese che nessuno si è filato neppure di striscio. Alla faccia delle elezioni.

 

Diba e Di Maio, fischi dai caschi gialli: andate a lavorare

Per la verità a Ortona, Di Maio e Di Battista sono stati accolti da un coro niente male: “Buffoni, andate a lavorare”. E forse non se l’aspettavano: in terra No Triv hanno trovato una delegazione di lavoratori del settore oil&gas che ha manifestato fuori dal teatro Tosti, tutti naturalmente favorevoli alle attività di ricerca ed estrazione di gas e petrolio. E insomma, che sorpresa davvero: ieri i caschi gialli hanno gridato il loro sì allo sfruttamento delle risorse nazionali. D’altronde è un settore che dà lavoro a tremila persone. Gli hanno gridato anche “Ipocrita, a piedi te ne devi andare”, quando hanno visto che viaggiava con un’auto non elettrica.

 

Atri, mani che affogano per il ministro dell’Interno

Non è andata bene neppure a Salvini che ieri ha trovato ad accoglierlo ad Atri un’installazione artistica di mani che affogano nel selciato e un cartello:

“Ministro, sentiti libero di esprimere, qui con i tuoi elettori, idee disumane di società. Qui, tra questa mani che affondano, silenti come coloro che, in mare, hanno la testa nell’acqua. Coraggioso è chi mette in gioco la propria vita, non chi gioca con quella degli altri”.

Che sommata con la contestazione dei supporter del Giulianova calcio, fa novanta, come la paura.

 

La campagna elettorale dalla grammatica agli scivoloni

Maperò ieri, a dispetto di tutto, ha tenuto banco nel dibattito politico abruzzese un manifesto di Giovanni Legnini, rilanciato sui social dal candidato del centrodestra Mauro Febbo con un errore: Fara Filiorum Petri era scritto con “gl”. Apriti cielo. Risate, buuu, ma come, lui che punta il dito contro Marsilio lo straniero, non sa manco come si scrive Fara Filiorum Petri? E a seguire, commenti e insulti a raffica. Insomma, un siparietto molto spassoso dove i commenti più equilibrati facevano notare a Febbo che il vice presidente del Csm non si sarebbe mai sognato di scrivere “Filiorum” col “gl” e che semmai il tipografo.

Ma l’aspetto divertente è che proprio il centrodestra, che è stato il primo a protestare contro la candidatura di Marsilio lo straniero (Febbo magari no, ma tutti gli altri sì), adesso siano scesi nella piazza Facebook a difenderne la non abruzzesità (anche se la rete continua a sfotterlo, visto che ieri una tizia gli ha scritto: “Perché non acquisti una bella casa in zona? Sai, i problemi li potresti toccare con mano”).

Poi il battibecco social ha preso toni coloriti quando qualcuno ha fatto notare a Febbo che se vuole mettere alla gogna qualcuno per un errore di grammatica, ortografico o di battitura, poi magari deve azzeccare gli accenti: e invece lui aveva scritto “sà”, voce del verbo sapere con l’accento. Subito corretto per carità, ma gli avevano già fatto tana e quindi la figuraccia è stata messa agli atti.

 

ps: Della serie: statevi zitti che è meglio. E magari parlate di Abruzzo.

 

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