Credo che questo sarà la mia ultima riflessione in relazione alle prossime elezioni regionali abruzzesi. Anzi. Vi prometto che sarà così.
Un po' perché, in questi mesi di campagna elettorale, è stato detto tutto ed il contrario di tutto, con un'ampiezza (ed eccessiva libertà) di dichiarazioni che – mi perdonerà Manzoni se scomodo una delle sue più illustri poesie – vanno “dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno".
Un po' perché, sinceramente, ho visto poco confronto politico su temi e programmi di coalizione, a dispetto di attacchi personali, talvolta privi di gusto e tatto, di contumelie più o meno velate, di litigi da liceali che, finalmente, dopo il 10 febbraio troveranno una quadra definitiva.
Beninteso: il giorno dopo la notizia ufficiale dell’esito elettorale, inizieranno invettive contro questa o quella mistificazione o questo o quel broglio; taluno griderà al complotto; talaltro allo scandalo.
Ma che ci volete fare, è la politica e qualcuno, dalla metà di febbraio in poi, dovrà pur governare l'Abruzzo, avendo di fronte un'opposizione che avrà sempre una soluzione differente e migliore, nell'attesa, poveri noi, che i problemi della nostra vita reale trovino soluzione. O, perlomeno, una parziale sistemazione.
Detto questo, però, c'è un aspetto, trasversale ad ogni competizione elettorale (amministrativa o politica che sia) di cui molti partiti e candidati non riescono proprio a fare a meno, neanche alcuni dei nostri Presidenti regionali “in pectore".
Sto parlando del sondaggio d'opinione, ossia della ricerca ed elaborazione di dati statistica con lo scopo di conoscere l'opinione di un gruppo di persone relativo ad un dato argomento.
È notizia recente quella secondo cui lo schieramento di centrodestra sarebbe in vantaggio su movimento 5stelle e centrosinistra sulla base, appunto, di un sondaggio di opinione che, a poco meno di due settimane dal voto, avrebbe addirittura snocciolato percentuali precise ed affidabili.
Volete che vi dica come la penso? Bene, indipendentemente dal colore di chi commissiona sondaggi di opinione e dai relativi esiti, io mi guarderei molto attentamente dall'attribuirgli un'attendibilità specifica.
La società italiana negli ultimi trent’anni è molto cambiata rispetto al modo di esprimere le proprie preferenze politiche, e gli indecisi sono un fenomeno relativamente recente, che i sondaggi fanno fatica ad intercettare nelle settimane precedenti al voto; anche perché molti – se, e quando decidono – lo fanno il giorno prima di andare a votare, se non il giorno stesso.
Inoltre i sondaggi, per essere fatti bene, costano, e molto. E necessitano di un tempo adeguato. Spesso invece, anche per esigenze giornalistiche, vengono effettuati su campioni piuttosto esigui, 600-800 interviste.
Insomma, abbiate ancora un pò di pazienza, esimi Presidenti e Consiglieri.
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