Berlusconi (in Abruzzo) e quel "non" a Marsilio


Verso le regionali: schermaglie, gaffes, puntini sulle "i"


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
28/01/2019 alle ore 09:40



Vuoi l’età, vuoi la fatica, vuoi la giornata concitata. Vuoi soprattutto quel maledetto Freud, che se ci si mette lui. E Freud ci si è messo, sabato scorso quando Silvio Berlusconi, dopo il giro in Abruzzo e all’Aquila al Progetto Case, dopo la conferenza stampa, le pacche sulle spalle e le strette di mano, ha incontrato i giornalisti e rilasciato una bella intervista di 6 minuti e mezzo a Onda tv.

Il più e il meno, la ricostruzione e il lavoro, insomma le solite cose che si dicono in campagna elettorale. Poi, al minuto 5.02, si parla finalmente del candidato presidente, ed ecco la sorpresa:

“Noi abbiamo scelto, come centrodestra, una persona che io credo non sarà una persona che ci farà vincere le elezioni”.

“Non sarà”, dice il Cavaliere, uno che ci farà vincere le elezioni: insomma una scivolata, un lapsus freudiano, una di quelle cose che lui ripeteva a chiunque lo interpellasse prima ma molto prima che la scelta di Marco Marsilio diventasse ufficiale e che forse così, con la testa tra le nuvole, ha ripetuto automaticamente, senza pensarci. Poi magari qualcuno dal fuori campo gli fa segno, e lui si precipita ad aggiustare il tiro:

“Ma il fatto è – aggiunge Berlusconi – che sarà una persona in cui noi riconosciamo l’esperienza le competenze e le qualità per governare bene cinque anni”. Insomma, una pezza peggiore del buco.

 

Marsilio tutto casa e dialetto

E insomma, glielo rimproverano tutti: “cullu’” oppure “quiju”, dicono in abruzzese, “con noi non ha niente a che fare”. Cullù è Marco Marsilio, candidato del centrodestra e glielo rimproverano tutti di essere un paracadutato da Roma, uno che che in Abruzzo ci veniva ogni morte di papa e adesso pretende pure di diventarne governatore. Insomma uno straniero. Anche dall’interno del centrodestra vengono fuori critiche, gente che si dissocia, si disimpegna, che dice io non lo voto. E allora eccola, la risposta: uno spot che è tutto un programma, girato in parte nella casa paterna a Tocco da Casauria, con vecchietto d’ordinanza (pare sia proprio il padre) il fiasco (con la rafia quella vera) e bicchieruccio di vino. Con finale in puro slang abruzzese (il video è tratto dalla sua pagina Facebook)

Casa modesta, camino acceso, ciao papà, mo ti spiego il mio programma. Zoommate sui trabocchi, la montagna, su un’aquila americana (e vabbè dove la andava a trovare un’aquila reale), eccetera eccetera. E alla fine, siparietto: Marsilio dice al papà incredulo:

“Hai capito, per questo voglio fare il presidente della Regione”.

E il papà (il papà?) risponde:

“Ma quell dice che tu nun sci abruzzes”.

“Chesci fregate, pure tu ti ci mitt?”,

risponde lui. Insomma, Marsilio parla abruzzese, questo ci dice lo spot e basta guardarlo, dall’inizio alla fine. Ed è davvero ammirevole lo sforzo che il senatore di Fratelli d’Italia fa per tentare di ovviare a questa che viene considerata una sua magagna. Uno sforzo, davvero: perché per tutto lo spot lui parla con una inflessione dialettale romana che si sgama da lontano un miglio, dove “Abruzzo” viene pronunciato con otto “b” e poi l’exploit finale in uno stentato dialetto doc. Quante se ne devono fa’ pe’ campà.

 

Scivolata bis sul rostello

Della serie “sforzi”: qualche giorno fa, sempre in occasione della visita di Giorgia Meloni, Marsilio ha pubblicato sulla bacheca Facebook una foto di quello che lui definisce “Una tipica pausa pranzo abruzzese”, e cioè davanti a un centinaio di arrosticini in cottura, al fianco della bionda leader di Fratelli d’Italia. Marsilioinsomma è andato in fissa con questa storia degli arrosticini: ma bisogna dirgli che gli abruzzesi non fanno la pausa pranzo con gli arrosticini (semmai li mangiano a cena), e che non ci si mette “alla canaletta, semmai alla canalina.

Meglio lasciar perdere l’argomento, sennò poi i suoi avversari pentastellati rispolverano un video (postato sulla bacheca di Sara Marcozzi) in cui lui, era il 2016, parla a sostegno di una candidata, dicendo che a gli sta a cuore Roma, “la città in cui quasi tutti noi siamo nati e vissuti”. Quasi, eh.

 

E Legnini diventa Gnignini

Da un po’ di giorni impazza in rete una pagina Facebook spassosa, che prende (simpaticamente) per i fondelli il candidato del centrosinistra Giovanni Legnini. E come si chiama questa pagina? Si chiama, sentite sentite, “Abruzzesi per Gnignini”. Gnignini, il recentissimo soprannome dell’ex vice presidente del Csm, che prende spunto dal modo in cui lo chiamano i vecchietti dell’entroterra. In pochi giorni più di 550 like e condivisioni. La pagina usa le foto più buffe del candidato e, a seconda delle pose e delle espressioni, ci abbina frasi in puro dialetto abruzzese che faranno tanta invidia a Marsilio. Tipo: “Oh frekt se vincem”, “Cicirinella teneva teneva, n’tazzardà a votà Marsilio”.

Ma il video di lancio della pagina è quello in cui l’ex parlamentare di Forza Italia Antonio Razzi, intervistato da Paolo Minnucci, dice, anche lui in dialetto:

“Ma dico io nn ce ne sta nu fess di abruzzese ch p fa lu presidente de la regione? Uno nato, cresciuto e pasciuto in questa regione?”.

E anche Razzi si riferiva a Marsilio. E per finire, la presa per i fondelli alla Lega, che per le elezioni di Rieti, ha disegnato sul proprio simbolo i contorni dell’Umbria, una gaffe mondiale che è diventata virale su tutti i social. Il commento della pagina “per Gnignini” è facile: “Ma non è che si sono sbagliati e lo volevano candidare (sottinteso: Marsilio) nel Lazio?”

 

L’invidia del balcone

L’invidia del balcone deve aver preso di brutto anche Nazario Pagano che, approfittando della visita di Silvio Berlusconi all’Aquila, si è affannato anche lui ad affacciarsi al balcone del Progetto Case col Cavaliere col braccio alzato e la camicia nera (molto celebrato da esponenti della destra aquilana). Ma è stata una scelta infelice: un po’ perché molti di quei balconi sono crollati, crollo che ha dato luogo a una specie di deportazione di tanti inquilini, e poi perché evocano tempi infelici e drammatici.

 

La Marcozzi senza Memoria

E qui c’è poco da ridere (o da sorridere): la giornata della Memoria è stata celebrata un po’ da tutti e due i candidati di centrodestra e centrosinistra ma non da Sara Marcozzi, candidata dei 5 stelle. Giovanni Legnini l’ha voluta celebrare a Campo 78 a Sulmona. Marco Marsilio con un post su Facebook (non proprio il massimo, ma sempre qualcosa è). La Marcozzi non pervenuta. I Cinquestelle non pervenuti. Vorrà dire qualcosa.

 

Sulmona double-face

Piazza strapiena per il ministro dell’Interno Matteo Salvini, ieri sera a Sulmona. Ma a dispetto delle migliaia di persone che lo hanno atteso a lungo per un selfie, appesa a un balcone campeggiava una bellissima frase di Ovidio: “Empio è colui che non accoglie lo straniero”.

 

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