C'è un ruolo per i Cattolici nella politica italiana?


Ecco di che cosa si è parlato nel convegno dibattito del 13 gennaio


di Redazione
Categoria: ABRUZZO
16/01/2019 alle ore 10:45



Successo per il convegno-dibattito “C’è un ruolo per i cattolici nella politica italiana?”, seminario organizzato dall’associazione “L’Aquila che rinasce”. L’evento, tenutosi lo scorso 13 gennaio al Coworking Strange Office de L’Aquila, ha visto la partecipazione, tra gli altri, del professor Giuseppe Sacco, di Marco Fanfani, Roberto e Salvatore Santangelo, Angelo Taffo, Riccardo Cicerone, Giancarlo Moretti, Francesco Bignotti e Nicola Colantonio. Il dibattito è stato moderato da Luca Bergamotto

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Nel corso del dibattito si è cercato di dare una risposta alla domanda: “C’è un ruolo per i Cattolici nella politica italiana?” 
“Per rispondere a questa domanda”, dice Salvatore Santangelo, “basta guardare al mondo in cui viviamo e constatare quanto a lungo abbia ormai dominato,  quanto profondamente si sia radicato, proprio nelle società che oggi vengono proposte a tutte le altre come modello di sviluppo e “modernità globale”, un individualismo egoista e narcisista: una vera idolatria del danaro e del successo che si ammanta talora, tanto presso grandi organizzazioni confessionali quanto presso piccole sette, delle stesse parole della religione. Un’idolatria che continua a far enormemente aumentare il divario tra chi non ha nulla e chi ha troppo, tra chi vive nell’agiatezza, e chi vive in condizioni materiali che possono spingerlo alla disperazione, a perdere ogni fede, in se stesso e nel senso della vita. 
Uno sguardo anche fugace sul mondo contemporaneo porta ad apprezzare a pieno le parole di Paolo VI, secondo il quale “l’impegno politico è la più alta forma di carità”; parole che in un certo senso riprendono il convincimento di Tocqueville secondo il quale “la scienza dell’associarsi” sia la madre di tutti gli altri progressi”. L’impegno politico è però tutt’altro che facile. E lo si vede bene dal fatto la presenza dei Cattolici nel dibattito intellettuale stenta ad andare oltre i temi della morale familiare, della morale sessuale e delle delicate questioni poste dalla genetica, su cui è tanto più difficile orientarsi in quanto, con il nuovo secolo, la comune percezione del progresso scientifico lo fa rassomigliare sempre più a una minaccia e sempre meno a una promessa. 
Contemporaneamente, sul piano del concreto impegno sociale, l’azione di molti che si dichiarano cattolici sembrano essere limitate a offrire poco più che un’elemosina ai più marginali, e soprattutto assistenza e aiuto a quanti più possibile di coloro che cercano - troppo spesso illegalmente - di fuggire la miseria di cui soffrono in patria e immigrare nel nostro Paese.
In questo secondo caso, in particolare, pochi sembrano consapevoli del fatto che la risposta imposta dal sentimento di solidarietà umana non può essere la stessa quando ci si trova di fronte a fenomeni massicci come quelli oggi in atto nella demografia mondiale. Perché i numeri, le dimensioni dei fenomeni, cambiano le loro caratteristiche, e il modo eticamente e cristianamente corretto da tentare di reagire. 
Come ha affermato il professor Giuseppe Sacco: “Per analogia: se ci trovassimo di fronte a un tredicenne terrorizzato e in pericolo di morte la nostra spontanea reazione sarebbe di correre da lui tendendogli le braccia. Ma quando, come è accaduto alla Lanterna Azzurra, una folla di 1400 adolescenti terrorizzati si precipita in massa attraverso una terribile strettoia in cui i più sfortunati vengono stritolati, la risposta giusta non è gettarsi a braccia tese nella calca, magari per cercare più di salvare la propria anima che non di salvare i bambini. La risposta giusta - se esiste - è probabilmente quella cercare di salvarsi, per poter poi chiamare le ambulanze e la polizia”.

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