Tra il 2014 ed il 2017, e cioè dall’istituzione della Imposta unica municipale (Iuc) la tassa sui rifiuti (Tari) è aumentata mediamente dell’1,1 per cento mentre nell’ultimo anno, a livello nazionale, si assiste ad una diminuzione pari all’1,8 per cento. Ma non dappertutto. A Chieti ad esempio tra il 2016 ed il 2017, l’aumento è del 27,2 per cento. E’ quanto calcola il sindacato Uil elaborando i costi in 100 città capoluogo di provincia, per una famiglia con una casa di 80 mq e quattro componenti, con reddito Isee di 17.812 euro.
Sempre per quel che riguarda questo tipo di utenze, il report del servizio territoriale del sindacato guidato da Carmelo Barbagallo, rivela anche altri dati sulle città abruzzesi. A Chieti dove, come detto la Tari ha registrato un incremento tendenziale record, l’aumento medio negli ultimi quattro anni è stato del 20 per cento: l’imposta sui rifiuti è passata dai 318,09 euro del 2014 ai 382,2 del 2017. All’Aquila l’aumento sempre nel quadriennio è stato del 19,7 per cento, anche se nell’ultimo anno la bolletta è cresciuta ‘solo’ dell' 1,3 per cento: nel capoluogo abruzzese si è passati dai 352,5 euro del 2014 ai 421,8 del 2017.
Nel report della Uil manca il dato relativo a Teramo, mentre per quel che riguarda Pescara si rileva una diminuzione della Tari sia nei quattro anni che tra il 2016 e il 2017: nel 2014 si attestava a 334,6 euro mentre nel 2017 è passata a 300,4 euro.