Rigopiano: telefonate ignorate per due anni


Le foto del telefono di Gabriele D'Angelo, il cameriere morto anche lui sotto la valanga, sono nel fascicolo dell'inchiesta


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
09/01/2019 alle ore 08:56



Un pasticcio grosso come una casa. Che si consuma sulla tragedia più grande, più dolorosa e drammatica della storia d’Abruzzo. Le telefonate con le richieste di soccorso che partono dall’hotel Rigopiano restano coperte, nascoste, ignorate per due anni.

Eccole, le foto del telefono di Gabriele D’Angelo, il cameriere dell’hotel Rigopiano morto anche lui sotto la valanga, sono nel fascicolo dell’inchiesta sin dal marzo 2017, all’interno del rapporto dei carabinieri del Ris che evidenzia anche la cronologia del traffico da rete mobile: lo rivela Ezio Cerasi nel suo servizio per il Tgr Abruzzo. Sono lì ma nessuno le prende in considerazione.

La prima richiesta di aiuto è delle 11.38 del 18 gennaio 2017, e arriva con cinque ore di anticipo sulla valanga: questa telefonata è lunga 230 secondi ed era stata annotata dal Ris nel rapporto consegnato alla Forestale il 3 aprile del 2017, due mesi dopo la tragedia, con una chiosa che avrebbe dovuto far rizzare le antenne: “Tale attività – avevano scritto – ha individuato numerosi contenuti di potenziale interesse investigativo”. Eppure sia la telefonata che l’annotazione del Ris vengono completamente ignorate. Cinquantasei telefonate fa il povero Gabriele a partire dalle 11.17 fino alle 16.16, è il numero di casa, il numero dei genitori.

Ma il rapporto del Ris, evidentemente, non viene letto dalla Forestale che tre mesi fa, nell’informativa dell’inchiesta bis, scrive che non c’è traccia di telefonate, e anzi chiede i tabulati al gestore Wind.

“Non è possibile rinvenire alcuna cronologia delle normali chiamate sia in entrata che in uscita effettuate utilizzando la rete telefonica mobile, probabilmente perché o non estratti o non recuperabili”.

Le telefonate invece ci sono, c’erano. Già da due anni. Una in particolare, la più importante. E’ quella delle 11.38, subito dopo la prima scossa. Il giovane cameriere è terrorizzato e chiama la Prefettura. Su questa telefonata, e su tutte le altre, allarmi ignorati, dovrà far luce la nuova inchiesta della procura, che sta portando a galla tutta una lunghissima serie di misteri e di buchi neri, di omissioni, di interferenze. All’apparenza inspiegabili. Depistaggio, frode processuale le ipotesi di reato.

Perché quella telefonata è così importante? Perché arriva di mattina, cinque ore prima della valanga, quando la richiesta di soccorso avrebbe dovuto e potuto essere accolta, mettendo in salvo 29 persone.

Ma c’è anche il famoso brogliaccio dei Carabinieri dove è annotata un’altra chiamata ancora del cameriere, alle 15 del 18 gennaio, pochi istanti prima della tragedia. Una telefonata fantasma.

Cosa accade? Accade che l’8 novembre 2018, dopo aver ascoltato il servizio del Tg3, il maresciallo Matteo Cameli si presenta dai colleghi Carabinieri forestali e racconta di essersi ricordato di un episodio del mese di gennaio 2017: mentre svolgeva i turni di servizio presso la Sala operativa del Centro coordinamento soccorsi della Prefettura di Pescara, un tale Verzella della prefettura di Pescara aveva chiesto ai militari presenti di verificare l’intestatario di un numero di cellulare dal quale la Prefettura, al suo numero fisso, aveva ricevuto proprio il 18 gennaio verso le 15, una richiesta di intervento per l’hotel Rigopiano. Quel numero apparteneva a D’Angelo.

A supporto di quello che afferma, Cameli mostra il brogliaccio di servizio dei carabinieri compilato proprio quel giorno. Eppure, di quela telefonata, nelle relazioni della prefettura “non emerge che sia stata ricevuta nessuna chiamata alle ore 15 da Gabriele D’Angelo, come riferito dal Verzella e comunque come verificato dai funzionari prefettizi e come riportato sul brogliaccio di servizio della postazione carabinieri di Pescara”.

Scrivono così i Forestali. Di fatto di questa telefonata, annotata nel brogliaccio, non c’è traccia neppure nel rapporto che i Carabinieri (e presumibilmente lo stesso Cameli), consegnano al prefetto quando, pochi giorni dopo la tragedia, viene ordinato a tutti, volontari, Anas, Croce rossa, forze dell’ordine, di presentare i loro rapporti. Un mistero.

ps: Insomma, una telefonata fantasma e un’altra telefonata, decisiva, che avrebbe dovuto fare scattare i soccorsi e che forse avrebbe potuto salvare molte vite, quella delle 11.38, che non viene presa in considerazione né allegata agli atti dell’inchiesta. Nonostante il fermo richiamo dei carabinieri del Ris: “Tale attività – avevano scritto – ha individuato numerosi contenuti di potenziale interesse investigativo”. Ma nessuno ci fece caso, nessuno volle farci caso.

 

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