Regionali d'Abruzzo: Di Stefano non corre più


Non è andato in porto l'accordo con la Lega, forse perché non c'era un reale interesse da parte di Salvini


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
09/01/2019 alle ore 08:51



Non corre più ma non lascia la politica. E’ questa la decisione presa da Fabrizio Di Stefano, ex An ed ex Forza Italia, che ieri sera ha sciolto le truppe e ha annunciato la sua uscita di scena. Non è andato in porto l’accordo con la Lega, forse perché non c’era un reale interesse da parte di Salvini a ricucire lo strappo. E forse perché alla fine le condizioni dell’accordo erano troppo divergenti. 

Nessuna cena con Bellachioma, nessun pentimento, nessuna alleanza:

“Questo progetto del centrodestra non mi ha convinto; non voglio però diventarne il movente, o meglio il capro espiatorio di un eventuale sconfitta, perché qualora questo dovesse accadere, non ne sarei di certo io la causa. Come diceva Sun tzu “ L’uomo probo e l’arciere che sbaglia il colpo hanno sempre una cosa in comune: ricercano il se stessi la causa del proprio errore”.

Ed allora proprio perché non voglio essere additato a responsabilità non mie, accusato di aver spostato il baricentro della competizione, ho deciso di non partecipare personalmente alla stessa, e di assistere ad essa come un qualunque cittadino abruzzese, attento a seguire i programmi e gli impegni, sostenendo qualche amico che eventualmente si candiderà a ruolo di consigliere. Abbiamo infatti deciso, che vista questa mia scelta, ognuno potrà sentirsi libero di fare le valutazioni che riterrà opportune, candidandosi eventualmente dove meglio si sentirà di farlo. Ad ognuno di loro, certamente, non mancherà il mio appoggio personale”.

Così, sciolte le truppe, le civiche che sostenevano Fabrizio Di Stefano si divideranno: c’è chi andrà a sinistra con Giovanni Legnini, come la lista di Daniele Toto, chi come alcuni amministratori di centrodestra hanno già raggiunto l’accordo per candidarsi con Fratelli d’Italia. Uno di questi potrebbe essere Mario Colantonio.

Una scelta sofferta quella di Fabrizio Di Stefano, il primo a uscire allo scoperto e a candidarsi alla presidenza della Regione Abruzzo, che fino a pochissimo tempo fa aveva sperato che il centrodestra romano potesse convergere sul suo nome. Invece no, invece gli è stato preferito un non abruzzese, Marco Marsilio.

“Per coerenza abbiamo continuato fino ad oggi perché ritenevamo e riteniamo che la vera sfida sarà quella dell’11 febbraio, quando chi riuscirà vincitore dalla tornata elettorale, dovrà raccogliere la disastrosa eredità lasciata dal Governo D’Alfonso, dimostrando di avere capacità, idee e passione per poterlo fare. Cose che personalmente non ho visto negli altri candidati, dei quali, non ancora leggo una riga riguardante il loro programma”.

Anche l’ipotesi di accordo con Legnini è sfumata, troppo a sinistra, troppo incoerente col suo percorso politico. Però non finisce qui, dice Di Stefano:

“La passione politica non finisce e non si esaurisce in un passaggio elettorale, ma, per chi ci crede, ci accompagna per tutta la vita.

Il progetto Civiche per l’Abruzzo resta in piedi, lo trasformeremo in associazione che affiancandosi alla Fondazione Cantiere Abruzzo da me presieduta, avrà come obiettivo non solo quello di essere presente in tutti i prossimi passaggi elettorali amministrativi abruzzesi, ma soprattutto di contribuire alla crescita culturale ed umana dei giovani che vogliono impegnarsi nella politica, quella con la P maiuscola.

Auguro ai contendenti di portare avanti una campagna elettorale nel rispetto del civile confronto politico e nella dialettica conseguente, ma soprattutto auguro all’Abruzzo di trovare un Presidente ed una squadra di governo che lo ami almeno la metà di quanto lo amo io”.

ps: A chi andranno i suoi voti? Nella sua lunga lettera di commiato Di Stefano scrive che non farà mancare l’appoggio ai suoi uomini che decideranno di candidarsi. Ma visto che la forbice sarà molto divaricata, alcuni a destra altri a sinistra, sarà difficile dividersi a metà. Una scelta alla fine anche lui nell’urna la dovrà fare.

 

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