49 e passa la paura. E così finirà che ci prenderemo questi sulla Sea Watch


Piuttosto che occuparci della strage di bambini in giro per il mondo...


di l'innocente
Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
07/01/2019 alle ore 15:38



49 e passa la paura. Che non è cabala, ma solo il numero di "migranti" di cui tutti adesso si occupano. Perchè sono proprio loro, i 49 imbarcati sulla nave "umanitaria" Sea Watch, che in questi primi giorni dell'anno hanno suscitato le attenzioni, le apprensioni, le indignazioni e lo sdegno. 

Insomma, la solita sceneggiatura datata che, però, è stata subito infiocchettata da altolocati appelli: Papa, Presidente della Repubblica, Presidenti di Camera e Senato, Presidente del Consiglio, leader politici e sindacali. Tutti presenti e parlanti. Tutti, in rigoroso ordine d'apparizione, partecipi della solita recita ad uso di giornali e tv.

49 in totale, con donne e bambini. Tre bambini! Che, per fortuna, stanno bene.

Tre bambini che Malta non vuole e il resto dell'Ue nemmeno. E che quindi finiremo, giustamente!, per prenderci. Con le loro madri. Dimenticando bellamente tutti gli altri. Tutti quegli altri per i quali gli appelli scarseggiano e che muoiono ogni giorno in giro per il mondo. Quelli davvero denutriti e deformati nei loro corpicini dalla fame e dalle privazioni.

Quelli come il piccolo Kayembe, protagonista dello spot di Save the Children. Quelli in condizioni talmente critiche che proprio non si muovono da dove sono. Che non possono neppure pensare di intraprendere alcun viaggio. Perchè non ce la farebbero mai a giungere da nessuna parte. Quelli, con le loro mamme, che aspettano e sperano solo che qualcuno arrivi da loro con un bel po' di prodotti ipercalorici. Bimbi che non partecipano alla lotteria del migrante. E di cui, appunto per questo, pochissimi si occupano.

Realtà che bisognano di aiuto e per le quali logico sarebbe intervenire sul posto invece che continuare ad accogliere alla rinfusa e senza regole coloro che non fuggono da alcun conflitto e si spostano alla ricerca di opportunità. Altro che chiacchiere: bisognerebbe andare non solo in Africa ma essere presenti in tutte le sacche di sofferenza e di bisogno. Per dare davvero aiuto.

Altro che stipare nelle nostre città quelli che disperati non sono, magari per farne manodopera da sfruttare. È a quegli altri che si dovrebbe pensare. E, in primis, alla sofferenza vera di milioni di bambini.

Al supplizio dei minori della Striscia di Gaza che provano comunque a giocare, ogni giorno, sotto le bombe. O ai bambini di Sana'a, nello Yemen devastato dalla protervia criminale del saudita Bin Salman, che addirittura recluta proprio tra gli adolescenti africani i mercenari da impiegare nella sua sporca guerra.

E invece no. Meglio non pensarci a quelli li. E nemmeno ai piccoli profughi di ogni catastrofe o di ogni persecuzione etnica o religiosa. Come in Birmania, in Nepal, in Afghanistan e ovunque. Ma si, prendiamo questi. 49 e passa la paura.

 

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