Se ne faccia una ragione, presidente Mattarella. E, se crede, prenda nota. Anche l'innocente è tra quei cinquanta milioni e passa di italiani che non ha ascoltato in diretta Tv il suo discorso. Anche l'estensore di questa rubrica fa parte di quella sparuta maggioranza di insensibili e ignoranti, dediti a gozzovigliare e cazzeggiare con amici e parenti, mentre dai saloni del Quirinale si irradiava il Suo messaggio augurale.
Siamo in parecchi a non averLa seguita nella serata di festa. Ma, avendo però poi letto e sentito il giubilo corale che Ella ha raccolto dall'intera "sapienza" italica, ci siamo convinti di aver fatto non solo bene ma, benissimo a non distrarci dai nostri puerili e innocui divertimenti.
Se ne faccia una ragione, signor presidente. A tutti quelli come noi, "'o presepio" da Lei così attentamente preparato nella notte di Capodanno non ci piace!
Probabilmente per nostra colpa. Perchè da sciocchi ignoranti quali siamo, non ne possiamo più dei sermoni buonisti in salsa mondialista e siamo pure arcistufi dei semprepronti appelli al bene comune così come degli ammonimenti precotti su quel che è sempre giusto o su quel che è sempre sbagliato.
Non è che siamo senza cuore, signor presidente. Gli italiani hanno davvero (quasi tutti) un cuore grande così. Ma il racconto che lei ci ha fatto, l'auspicio che ci ha inoltrato e che ha incontrato il pelosissimo "gaudium magnum" di certi incensatori di professione, seppur non ci abbia sorpreso proprio non ci è piaciuto.
L'abbiamo sentito, senza offesa!, retorico e datato. Lontano dai problemi e dagli affanni quotidiani che viviamo. E perciò molto ma, molto vicino a quel genere di narrazione che speriamo davvero possa essere archiviata definitivamente come l'anno che ci siamo messi alle spalle.
Per dire: l'appello alla pace odora di nauseante fritto retorico, signor presidente. Soprattutto se auspicato da chi sa bene che le guerre esistono e a volte (ricorda i bombardamenti sulla Serbia e su Belgrado nella guerra Nato in Kosovo?) possono pure essere necessarie anche se non del tutto giuste.
La difesa, senza se e senza ma, di quest'Unione europea che ci ha impoveriti e impauriti (quando ci avevate detto che ci avrebbe arricchiti facendoci persino lavorare meno!) suona inutile e controproducente. E rischia di inasprire ancor più quel sentimento di ripulsa verso le inique imposizioni di Bruxelless oramai maggioritario.
E, ancora: l'appello a tutelare e non tassare il no-profit (tassa sulla bontà, l'ha chiamata!) è sembrato uno schiaffo. Perchè, al contrario, molti di noi ritengono quella minore tassazione un privilegio assurdo e immorale da abolire subito. Perchè i profitti eccome se li fanno gli enti cosiddetti "benefici" (ecclesiastici e laici) che, infatti, prosperano grazie proprio ad una tassazione agevolata. Mentre milioni di poveri imbecilli -non tutelati né agevolati da alcuno- sono, perciò, costretti a pagare l'ira di Dio di imposte.
No, signor presidente, le facciamo anche noi tanti auguri sinceri di buon anno ma, ribadiamo: il suo "presepio" non c'è piaciuto. E, siamo convinti, non sia piaciuto neanche alla maggioranza di italiani. Quelli che ancora credono che prima o poi le cose possano cambiare davvero. Gli stessi che hanno sorpreso tutti, anche Lei, col voto del 4 marzo.
E che magari si apprestano a dare qualche altro dispiacere ai soliti noti, alle europee del prossimo maggio. Se ne faccia una ragione. E, se crede, prenda nota.
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