Nonostante l'avvicinarsi del voto regionale, la matassa del centrodestra abruzzese si aggroviglia e si dipana a giorni alterni. Gianfranco Rotondi ha dato bello che sepolto lo spirito di coalizione, altri invece cincischiano e attendono gli esiti dei vertici romani. Poi ci sono pure quelli che fingono di stare ancora tutti appassionatamente insieme pur tenendo ognuno un coltello celato dietro la schiena.
Ma, insomma, la verità è che uniti e solidali oramai lo sono a chiacchiere. Così la coalizione che avrebbe i numeri per conquistare la regione viaggia veloce verso una ennesima, cocente sconfitta.
I Fratellini d'Italia hanno rotto gli indugi: affamatissimi di visibilità (e poltrone) dopo aver fatto la stupidaggine di piazzarsi all'opposizione del governo gialloverde scommettendo su un rapido ripensamento di Salvini, hanno tirato fuori dal cilindro Marco Marsilio.
Lo scatto in avanti rischia il rinculo poiché, come spesso accade, i fratelli coltelli non hanno fatto bene di conto. Succede perciò che il povero Marsilio s'e' incautamente esposto al rischio di mutare da campione di tutti in una sorta di "Sora Camilla" con quel che di tragicomico ne consegue. Anche il sostegno improvviso (e improvvisato) del Cavaliere non ha contribuito a svelare il rebus: perché ha costretto ai distinguo gli altri. Cosicché il gabbiano Marsilio si trova ora a doversi confrontare con ursidi piuttosto riottosi.
Come i forzisti locali che aspettano dall'eminenza azzurrina Gianni Letta, conterraneo di sicuro riferimento, l'indicazione ultima e definitiva. Un Letta che i rumors danno impegnato in queste ore in un pressing felpato, nei confronti di Berlusconi a sostegno del suo personale candidato: una eccellenza artistica abruzzese. Nell'attesa bisognerà comunque fare i conti non solo con Marsilio ma, pure con chi non ha più voglia di aspettare.
Come quel Fabrizio Di Stefano che ha già lanciato il suo guanto di sfida forte dei migliori sondaggi e per nulla intenzionato a fare passi indietro. Uno che -mormorano- non si farà mai da parte e che anzi, potrebbe persino correre a dispetto.
Con la soddisfazione malcelata della pentastellata Sara Marcozzi che è poi il vero candidato da battere visto l'exploit dei grillini alle politiche. Il silenzio della Lega e il rimando della questione al "tavolo nazionale" potrebbe, infatti, far pensare a scenari più complessi: ovvero, nascondere un accordo più o meno tacito tra Salvini e Di Maio. Col leghista che lascerebbe campo libero ai grillini in Abruzzo, in ottica di future è più pregnanti alleanze.
Una possibilità alla quale i firmatari del contratto di governo già lavorerebbero da tempo.
Ma, e sempre c'è un ma, siccome non tutte le ciambelle riescono col buco ad approfittare degli scorni, delle qualità sinfoniche e pure delle turbate potrebbe essere alla fine quel Giovanni Legnini che correrà senza il simbolo respingente del Pd e che perciò sul suo nome potrebbe attirare legioni di delusi e nervosi. Tra Natale e Capodanno capiremo. Anche se questa è una matassa che si sbroglia e si aggroviglia a giorni alterni.
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