Chi ne rende conto? La risposta di Garpez


Amore criminale e necessitĂ  di ascoltare i segnali che le vittime mandano


di Garpez
Categoria: La versione di Garpez
24/12/2018 alle ore 08:13



Ciao Garpez. Anzitutto desidero farti i miei complimenti per la tua rubrica, che tratta di argomenti attuali e di interesse anche per i non addetti ai lavori. Personalmente, non ho domande da porti o, meglio, ne ho una che vorrei divenisse motivo di dialogo. Hai trattato in una delle tue precedenti pubblicazioni dell'amore criminale e della necessità di ascoltare i segnali che le vittime mandano, invocando l'aiuto delle istituzioni le quali, purtroppo, molto spesso sottovalutano il problema. Ed allora mi chiedo e ti chiedo: possibile che nessuno debba renderne conto?

Gioele

 

Caro Gioele, la tua riflessione (o, se preferisci, la tua domanda) tocca argomenti sicuramente delicati in merito ai quali, come tu stesso ricordavi, ho già avuto modo di soffermarmi, sottolineando la necessità di affrontare il problema della violenza (principalmente di genere e, perciò, sulle donne) attraverso un approccio multidisciplinare, prevedendo cioè, accanto alla irrogazione di una pena e di misure cautelari rigorose, un imprescindibile e doveroso percorso terapeutico che tenti di far comprendere al soggetto maltrattate la natura e le cause dei propri comportamenti disfunzionali, onde riportarli entro canoni di correttezza e legalità.

Ovviamente, comprenderai bene che il condizionale è d'obbligo, poiché la riuscita del percorso terapeutico dipende molto dalla volontà di “recupero" che l'imputato dimostra di avere e, dunque, dal legame professionale che riesce ad instaurare con lo psicologo.

Detto questo, arrivo al punto dolente della tua riflessione: se una vittima resta inascoltata e subisce l'ennesima aggressione, stavolta mortale, chi paga?

È notizia recente quella secondo la quale la Corte d’appello di Messina ha condannato i magistrati che lasciarono nella possibilità d’agire un marito violento, denunciato 12 volte dalla moglie, poi uccisa dall’uomo.

La Corte ha stabilito che ci fu dolo e colpa grave nell’inerzia dei Pubblici Ministeri che, dopo i primi segnali di violenza da parte del marito, non trovarono il modo di fermarlo, nonostante le reiterate denunce della donna.

Come vedi, c'è chi paga. Anche se in ritardo.

Se poi mi chiedi se su mille vittime rimaste inascoltate, vengano effettivamente “saldati" altrettanti “conti" come quello della Corte di Appello di Messina…beh, non serve neppure che io ti risponda.

Purtroppo.

 

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