Gettonatissimo l’ex manager di Pescara Angelo Cordone, che alla scadenza del mandato ha potuto scegliere addirittura tra due offerte: prima la Basilicata e adesso la Lombardia, dove ha lavorato fino a qualche mese fa. Conteso da destra e da sinistra.
E lui, un po’ di qua un po’ di là, si è adattato benissimo: il nuovo che avanza è questo qui, fluido, ondivago, flessibile. E in nome della flessibilità la giunta regionale della Basilicata, che per inciso è di centrosinistra e ha deciso che per le prossime regionali si voterà il 26 maggio in coincidenza con le Europee scatenando un mare di proteste, un mesto fa ha nominato alla vigilia delle elezioni i nuovi vertici della Sanità. E, sorpresa sorpresa, ha intronizzato a capo dell’azienda ospedaliera regionale “San Carlo” proprio Angelo Cordone, ex manager della Asl di Pescara in quota centrodestra, ex direttore generale della Fondazione Irccs del Policlinico San Matteo di Pavia e direttore sanitario della Fondazione Irccs Istituto neurologico Carlo Besta di Milano. Angelo Cordone, uomo di Alleanza nazionale, molto vicino a Nino Sospiri, fu nominato a Pescara dalla giunta di centrodestra e poi si avvicino’ a Luciano D’Alfonso: erano gli anni di Giovanni Pace presidente della Regione. In Lombardia lo volle Formigoni, e poi fu confermato da Roberto Maroni, fino al triplo salto a sinistra in Basilicata. Ma forse la Basilicata era troppo lontana.
E così, notizia di qualche giorno fa, la Lombardia lo ha rivoluto.
Il presidente Attilio Fontana ha nominato proprio ieri i nuovi direttori generali che a partire dal primo gennaio 2018 guideranno le otto Ast (ex Asl, accorpate), le 27 Asst (ex Aziende ospedaliere) e i 4 Irccs della Lombardia. E c’è anche Cordone. Ieri il suo nome è comparso sul Corriere della Sera, in una tabella sui nuovi potentati della sanità milanese: Cordone è diventato manager di Melegnano e Martesana, in quota Forza Italia, dopo essere stato per pochi giorni a capo dell’azienda ospedaliera della Basilicata, in quota centrosinistra.
ps: ma il mondo è bello perché è vario (non la politica, ma da un po’ va così, e infatti va a scatafascio)
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