Vestirsi di se stessi: dal narcisismo consumistico alla riscoperta dell'autostima


Shopping compulsivo: in Italia ne soffre il 5% della popolazione


di Bruna Silvidii
Categoria: Psiconauta
13/12/2018 alle ore 08:12



In questo periodo pre-natalizio, a cavallo fra il Black Friday e gli acquisti per le festività, mi tornano in mente  alcune frasi, tratte dal libro della nota scrittrice americana Sophie Kinsella, dal titolo “I love shopping”, del 2009, da cui e' stato tratto anche, l'omonimo film . 
“Visitare per la prima volta un negozio è sempre eccitante”; “Quando compri qualcosa hai la sensazione di essertelo veramente meritato". Questi i pensieri di Rebecca Bloomwood, vivace ed irrefrenabile protagonista del romanzo. 

Penso, per associazione, allo shopping compulsivo, ormai riconosciuto come un vero e proprio disturbo psicologico, nella societa' contemporanea. Gli studi statistici piu' recenti, riportano che in Italia ne soffre il 5% della popolazione, prevalentemente appartenente alla classe media, evidenzando che l'80% degli shopper compulsivi è costituito da donne fra i 30 e i 40 anni, le quali tendono soprattutto, all’acquisto di abiti, gioielli e/o prodotti cosmetici, generalmente non necessari e con costi, spesso al di sopra delle proprie possibilità, senza tener conto delle eventuali, future difficoltà economiche.

Il fenomeno sembrerebbe essersi diffuso anche tra gli uomini, secondo gli ultimi dati, in genere di età compresa, fra i 30 ed i 50 anni. 

L’Osservatorio Multicanalità, organo di ricerca focalizzato sui processi d’acquisto dei consumatori attraverso molteplici canali, comunica inoltre che in Italia gli eShopper (su Internet) sono 20.6 milioni; il 39% degli italiani, che negli ultimi tempi si sarebbero dedicati, in modo quasi compulsivo, all’acquisto sia di abbigliamento ed articoli sportivi (64%) che di viaggi e vacanze (53%).

Se ne deduce che lo shopping online è complice della diffusione di questo nuovo disagio, infondo conforme, sia alle leggi del marketing che ad una cultura basata sul soddisfacimento immediato dei propri bisogni.
Ma chiediamoci: quali sono i meccanismi psicologici sottostanti al disturbo da acquisto compulsivo?
Secondo il DSM - 5 (manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali) lo shopping compulsivo rientra nell’area delle “dipendenze comportamentali”, insieme alla dipendenza da sesso e/o dall’esercizio fisico. Si tratta, secondo gli esperti, di un comportamento caratterizzato da una pulsione incontrollabile ad acquistare,  oggetti di vario genere, ed il piu' delle volte non necessari.

Chi ne soffre, dopo aver “agito” l’impulso e dopo un iniziale senso di soddisfazione e di benefico appagamento, tenderebbe a percepire un forte senso di vergogna e sperimenterebbe un vissuto di colpa. Gli studi di questi ultimi anni, hanno focalizzato, alcuni fattori scatenanti della compulsione ad acquistare, quali: il bisogno di placare stati d' ansia e/o di depressione; il bisogno di “premiarsi" e di gratificarsi in modo immediato, per colmare un profondo senso di vuoto affettivo, maggiormente percepito dentro di se, in alcuni momenti della propria vita.

Si tratta di  un vuoto, inteso come assenza di conferme, provenienti sia dall’esterno, ma soprattutto dal proprio mondo interno, popolato da fantasmi di solitudine e da profonde insicurezze esistenziali, affrontate, in tal caso, attraverso modalita' narcisistiche che tenderebbero ad essere rafforzate, dalle attuali strategie consumistiche. 
L’attuale sistema sociale ci propina, infatti, messaggi di efficienza e di funzionalità produttiva, secondo standard molto elevati, illudendoci che queste siano le variabili sufficienti a costruire il proprio sistema di Self- Estime.

Ma le parti più profonde della nostra psiche, non si accontentano di un rito compulsivo, per  comprendere il vero senso dell' esistenza e per raggiungere l' essenza della propria individualità. La realtà è che non possiamo e non dobbiamo credere che questo pseudo sistema “efficientista”, possa venirci in aiuto, nella costruzione di una reale e sana autostima; siamo noi gli unici a poter colmare i vuoti affettivi, introducendo nella nostra vita quotidiana, ciò di cui abbiamo realmente bisogno.

È possibile affrontare il fenomeno dello Shopaholic, mediante un lavoro psicologico graduale ed articolato, sia attraverso un percorso di psicoterapia individuale di tipo psicodinamico e/o cognitivo comportamentale che anche attraverso l'eventuale inserimento, in gruppi terapeutici e/o di auto-aiuto. 
Nella mia esperienza clinica, ho potuto osservare come tali gruppi permettono di intensificare: il rafforzamento dell’Io; lo sviluppo di nuove strategie di fronteggiamento degli stress; la progressiva remissione di comportamenti di dipendenza, in genere attraverso l’utilizzo di “tecniche di rispecchiamento” (“Narcisismo e analisi del sé”, Kohut, 1977), finalizzate a costruire  nuove modalità relazionali, basate sulla fiducia, sulla sintonia emotiva e sull’empatia, sia con se stessi che con gli altri. 

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