Abruzzo, ecco l'impresa che serve al territorio: parla De Santis


Il neo segretario politico di Avanti Abruzzo su L'Aquila e Regione:"Ci vogliono i fatti, basta chiacchiere"


di Anna Di Donato
Categoria: ABRUZZO
06/12/2018 alle ore 23:08



L'Abruzzo sta vivendo un momento assai delicato, un momento lungo 10 anni, perché da quel 6 aprile 2009 tante cose sono cambiate nelle vite degli abruzzesi, in un modo o nell’altro. L’Aquila dieci anni dopo il sisma, sta tentando disperatamente il recupero della sua identità in ogni settore, mentre la Regione è in subbuglio tra totonomi e cambi di strategie all’ordine del giorno.

Quali problemi sta vivendo attualmente L’Aquila e quali le difficoltà della Regione Abruzzo? Cosa manca al nostro territorio per fare quel salto di qualità che lo porterebbe fuori dal precipizio? Non le manda certo a dire il consigliere comunale de L’Aquila Idv Lelio De Santis, da poco nelle fila del movimento Avanti Abruzzo come segretario politico che, in questa conversazione con Impaginato.it fotografa la situazione aquilana e regionale facendone emergere le maggiori criticità e proponendo idee ed eventuali soluzioni per il recupero del territorio. 

Quale il bilancio dell'amministrazione Biondi un anno e mezzo dopo la sua nascita?

È un bilancio, in apparenza con ombre e luci. Più ombre che luci, a dire il vero, perché quel cambiamento sul piano politico gestionale, tanto annunciato in campagna elettorale, non si è verificato. Si è operato, per quel poco che si è fatto, in piena continuità col passato, con la precedente amministrazione che invece si voleva ribaltare come un calzino. Oltre questo elemento c’è una paralisi della struttura comunale che attraversa quel riordino che la giunta ha messo in campo, la cosiddetta macrostruttura, che non ha dato risultati di efficienza amministrativa, di speditezza e di incisività amministrativa, anzi…ha paralizzato l’attività.

Ovvero?

Ha diviso alcuni settori importanti, ad esempio l’avvocatura divisa in 3 creando pregiudizio nelle attività legali, di tutela dell’Ente. Ha accorpato ambiente, opere pubbliche, ricostruzione pubblica creando, ingolfando quel settore nelle mani di un unico dirigente e quindi c’è paralisi. Oltre ciò, non vi sono stati segnali di attività, iniziative. Le scuole sono ancora tutte ferme con 50 milioni e ancora non parte una ricostruzione ( quelle di pertinenza del Comune); il settore della ricostruzione pubblica è completamente bloccato. Parlo degli impianti, la viabilità, la struttura di Piazza d’Armi dove dovrebbe sorgere un centro sportivo, culturale con un teatro di 1000 posti…anche questo fermo, per non parlare di altre attività. Per non parlare del Progetto case e mappe con un indebitamento che sfiora i 15 milioni di euro allo Stato, perché non viene fatta correttamente la riscossione delle utenze, molte case sono in malora senza manutenzione, l’assegnazione fatta in modo discutibile degli alloggi. Una serie di criticità per cui, quello che potrebbe davvero essere il Progetto case e mappe, circa 5.500 alloggi, che non li ha nessuna città d’Italia, potrebbe essere davvero una risorsa straordinaria per il Comune da valorizzare sia in termini abitativi ma anche in termini di valorizzazione. Pensi soltanto che alcune case si potrebbe dare all’università per gli studenti, altre ad Assergi per il turismo. In sostanza, manca un’idea di città, un’idea di ricostruzione sociale, politica, culturale, economica della città. 

È circolato anche il suo nome per la candidatura a governatore...

E chi è che mi vuole male? (sorride, ndr). Avendo lavorato per anni in Regione conosco come pochi la macchina regionale e senza presunzione, saprei di certo da dove ripartire per far riprendere il viaggio a questa Regione che mi sembra un auto con le 4 ruote bucate. Se non si capisce che c’è una struttura elefantiaca divisa in 1000 sedi, 1000 rivoli tra Pescara e Chieti, con 1500 dipendenti mal gestiti, mal valorizzati, mal organizzati…se non si capisce questo possiamo fare i migliori progetto del mondo, per cui noi come Avanti Abruzzo, una delle priorità che ci poniamo è questa: riorganizzare la struttura e avvicinarla alla gente, dando efficienza, trasparenza e pulizia, perché vi sono molte zone d’ombra dentro questi palazzi. Fatto questo tutti i nostri progetti hanno maggiori possibilità di essere realizzati, però non ne parla nessuno, perché nessuno ha la conoscenza, la cognizione di che cosa significhi governare una regione complessa come quella abruzzese. 

Quali le maggiori criticità al momento da affrontare in città?

A L’Aquila il problema prioritario è il lavoro. Nel cantiere più grande d’Europa, con centinaia di gru in tutti gli angoli della città e delle frazioni, c’è la disoccupazione più alta d’Abruzzo e questa è una cosa che deve far riflettere. Vuol dire che c’è un problema di cattiva erogazione di spesa che non produce occupazione. Molti degli occupati vengono da fuori. Non siamo stati capaci di far lavorare gli aquilani, e mi riferisco alla manovalanza. Possiamo ricostruire L’Aquila come la città più bella, più sicura, con i palazzi migliori del mondo, di maggiore appeal anche artistico ma se queste case e questi palazzi saranno vuoti avrà fallito tutta la classe dirigente non solo politica ma anche imprenditoriale, sindacale ecc.
Oltre a questo c’è un problema di speditezza nella realizzazione delle opere, creazione di luoghi sociali, attenzione agli anziani che vi sono. Oggi la città è sparpagliata in 1000 rivoli, ci sono difficoltà di comunicazione…prima la città era piuttosto concentrata. C’è quindi un problema di servizi sociali, trasporti, collegamenti. 

Capitolo ricostruzione: a che punto siamo e come giudica la nomina di Lucarelli?

La nomina di Lucarelli è una notizia positiva finalmente, dopo mesi di vuoto totale che ha bloccato la ricostruzione, che ha messo sul lastrico le imprese perché se le imprese non incassano e non hanno l’ok per partire con i progetti è tutto bloccato e fermo. Non ci voleva molto, meglio tardi che mai. 

La giunta regionale piddina ha tagliato ancora alla voce cultura: autolesionismo o consapevole decisione?

Secondo me è superficialità di improvvisazione alla gestione di un settore che potrebbe essere decisivo. Ho lavorato per molti anni in quel settore e lo conosco come le mie tasche. Il settore beni culturali è stato frantumato, indebolito, impoverito nelle risorse umane e nella dotazione finanziaria. Non c’è un progetto o un’ambizione nel valorizzare i beni culturali…si vive alla giornata limitandosi all’erogazione di contributi a pioggia che non producono nulla. La Regione ha praticamente cancellato il settore dei beni culturali…solo attraverso di essi si potrebbero creare centinaia di posti di lavoro ma la giunta regionale ha dimenticato questi settori. In questa regione vi sono potenzialità inespresse, che vanno recuperate e messe in circuito e che possono produrre qualità della vita, lavoro serio, duraturo. 

Come ricostruire un tessuto anche sociale dopo il quinquennio targato D'Alfonso? 

È un’impresa proprio per le cose che ho detto. Quando una giunta regionale si fa prendere soltanto dalla gestione, dalla clientela, dalla realizzazione di questo o quello per accontentare questo o quel consigliere o assessore, perde di vista la visione di un territorio complesso, fatto di posizioni diversificate. Noi dobbiamo essere capaci di riunire l’Abruzzo e farne una Regione con la O finale, che sappia far vivere zone interne e la costa, questa è la forza di una regione. Ci vuole una regione capace di avere appeal culturale e turistico, a due passi da Roma. Noi non sappiamo intercettare minimamente quella popolazione che sta a Roma di 2-3 milioni di persone e tantomeno quella parte marginale di turisti che frequentano il cosiddetto turisdotto composto da Roma, Napoli, Firenze e Venezia. Basterebbe intercettare un 5% di quelle persone che vengono a visitare quelle città d’arte per far ricco l’Abruzzo, facendolo diventare una regione di classe A. Non solo chiacchiere, ci vogliono i fatti. 

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