Va tutto bene madama la Marchesa. Comincia un’ora dopo per aspettare il governatore e si interrompe alle 21.30 perchè nel frattempo si è fatta l’ora di cena: l’imborghesimento del Pd si rispecchia anche nei ritmi della direzione regionale di ieri sera. L’analisi del voto è affidata al segretario regionale Marco Rapino, l’unico, raccontano i presenti, a fare uno sforzo di analisi e ad accennare, ma solo ad accennare, alla politica regionale che non ha influito positivamente sull’esito del voto delle ultime amministrative. Riferimenti sono stati fatti anche al “tempo perso con la Chiavaroli“, che adesso tornerà sicuramente con Forza Italia. E il riferimento è chiaramente diretto al governatore.
Più netto e più lucido l’ex sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, tra l’altro il solo a fare un riferimento alla vicenda di Sulmona:
“Siamo riusciti a far parlare di noi solo per le Ombrelline”,
ha detto lui che ha tentato di rispondere anche alle accuse di chi ha puntato il dito sul mancato impegno degli esponenti di centrosinistra al secondo turno delle elezioni aquilane.
“Non si può parlare di mancanza di impegno al secondo turno: non è come quando ti presenti all’interrogazione a scuola, questo è stato un esame di stato e non puoi dire, per giustificarti, che non hai studiato”.
Insomma, sostiene Cialente, non si perdono le elezioni dell’Aquila affermando che non c’è stato sufficiente impegno al secondo turno. E quindi? Quindi, secondo l’ex primo cittadino, il problema sono le regole del partito che non esistono più, sono quelli che usano il Pd come un autobus sul quale salire o scendere a piacimento, sono le liste civiche, anche queste usate come autobus.
Nessuno che abbia posto il problema di un partito che non ha più i voti di un pezzo importante di società, dei voti persi, dello scollamento tra classe politica e cittadini. Nessuno che abbia tentato di introdurre la domanda fatidica: dove abbiamo sbagliato?
“Tanti di noi pensano che il problema sia la Regione, sia il partito che non va più tra la gente, che non ha più autonomia, né voce, che sia fortemente condizionato da D’Alfonso. Ma nessuno lo dice, nessuno ha avuto il coraggio di dirlo”, commenta uno dei democrat che naturalmente chiede l’anonimato.
Presenti in sala, oltre al presidente della Regione Luciano D’Alfonso (scortato dai fedelissimi Enzo Del Vecchio, Guido Dezio, Luciano Monticelli, Marzio Maria Cimini), gli assessori Lolli e Paolucci, i consiglieri D’Alessandro e Mariani, arrivato in ritardo. Donato Di Matteo ha fatto prima un salto da Speranza (Articolo 1) che parlava a Villa de Riseis, e poi è passato dal Pd. In via Lungaterno è rimasto zitto, ma quello che aveva da dire l’ha detto lì da Speranza, dove ha anche preso la parola (foto): “Il Pd è un partito di padroni”, ha liquidato, ricevendo uno scroscio di applausi.
Tra i parlamentari, presenti alla direzione regionale Pd Gianluca Fusilli, Tommaso Ginoble, Toni Castricone e Vittoria D’Incecco e i sindaci di Pescara, Marco Alessandrini e di Francavilla, Antonio Luciani.
Alla fine, l’intervento di D’Alfonso: no, non è successo niente, va tutto bene. Il problema viene sintetizzato così: i cittadini non ci votano perchè non capiscono, e quindi occorre comunicare meglio le scelte in campo sanitario. Non sono quindi sbagliate le scelte, ma solo il modo di comunicarle. “Rivinceremo tutto, rivinceremo le Regionali e le Politiche”. Va tutto bene, madama la Marchesa.
ps1: e su queste note, si è sciolta la direzione. Aggiornata, forse, al 31 luglio. Probabilmente slitterà ancora, e va a finire che l’analisi del voto si farà dopo le prossime politiche: tanto manca poco, e così si farà un conto unico (ma questa è una citazione di uno che stava lì).