Vorrei iniziare questa piacevole chiacchierata, anzitutto, ringraziandovi tutti. Lo farei uno per uno se potessi, perché mi dicono che seguite con cortese pazienza le mie frequenti divagazioni su questioni di varia natura, in àmbito sia locale che nazionale.
E, quindi, ogni volta che mi viene in mente di buttare giù due righe, ho come l'impressione di vederci tutti insieme, seduti come i quattro amici al bar di Gino Paoli, a discorrere amabilmente del più e del meno, ma anche affrontando, tornando seri, i problemi concreti che secondo noi affliggono la città di Pescara e che non hanno ancora trovato una soluzione adeguata.
Vogliamo parlare del costante allagamento delle strade cittadine quando capita di assistere ad anche un solo giorno di pioggia molto intensa? Praticamente la paralisi totale di uffici, scuole, negozi. Ogni volta. Ogni anno.
Il clima è cambiato, per carità, nessuno lo mette in dubbio, ma non è possibile che non si riesca a trovare la quadra del cerchio davanti ad un avvenimento che si ripete con puntuale ciclicità, dimostrando il fallimento di ogni piano urbanistico anti-allagamento?
Partiamo da un presupposto. Tutte le città costiere sono a livello del mare. Quindi vuol dire che, in primo luogo, il sistema fognario dev'essere strutturato in maniera tale da favorire lo scorrimento dell'acqua verso il basso, e non il suo ristagno a mò di tappo da parte dell'Adriatico.
Secondo, le tubature. Se la densità della popolazione aumenta, se i palazzi aumentano, aumentano anche i “fabbisogni” e quindi è necessario aumentare la portata di tutte le condutture.
Terzo. I tombini. Vanno tenuti, soprattutto in autunno, sgombri da fogliame, detriti occludenti e quant'altro possa ostacolare un regolare deflusso della pioggia. Quarto, ma non meno importante. Il fiume Pescara. Il “Po" del centro Italia. Trasporta, ogni giorni, centinaia di migliaia di metri cubi d'acqua, e non solo, perché ad ogni alluvione gli argini si ingrossano e si erodono, riversando verso la città l'intero carico.
Non sono un ingegnere, per carità, ma quando inizia a venire giù in maniera così forte è meglio mettersi comodi ed aspettare che si ritirino le acque.
Oppure chiedere un passaggio a Noè.
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