Pagano, figuraccia internettiana


Verso le regionali: schermaglie social e dintorni...


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
04/12/2018 alle ore 11:19



Basta con i vigliacchi sul web, tuona Nazario Pagano dal suo profilo Twitter, annunciando con squilli di tromba la sua proposta di legge per obbligare i social a richiedere la carta d’identità all’atto dell’iscrizione. Ne va fiero, fierissimo il senatore Pagano, tanto che cita giuristi, persino Marco Bassini che lo celebra, anche lui, con un tweet.

Ma è una gioia che si spegne presto: Pagano va a finire dritto in bocca agli espertissimi internauti che gli fanno pelo e contropelo. Ma lei senatore, conosce per caso Tor e Vpn? No, Pagano non li conosce. Sa per caso che in giro sul web è possibile creare identità false, navigare in forma anonima e che insomma, ci sono millemila modi per aggirare le regole?

Insomma, finisce che gliele dicono di ogni, soprattutto che è ignorante, e che lui, per l’agitazione, scriva “la Pdl” declinando al femminile il vecchio nome del suo partito, prendendosi un’altra dose di pernacchie.

“Proposta illiberale e intimidatoria – gli scrive Speaker agli animali – Già adesso se qualcuno commette un reato online può essere tranquillamente identificato da polizia e magistratura grazie ai log del provider. Manca solo una legge come questa, regalata ai fascisti a 5 stelle al governo”.

Oppure:

“E lei vorrebbe farci credere che davvero si chiama Nazario come se Nazario fosse davvero un nome? Se non mostra i documenti, mi permetta, io non le credo”,

gli scrive Giulio Verme. Lezioncina internettiana anche da Antonio Frecentese:

“Tutti coloro che usano i social sono iscritti fornendo dati, anche solo il numero di telefono (per chi usa ad esempio WhatsApp) o un indirizzo email. Ora, chi usa WhatsApp deve necessariamente aver fornito sia un numero di telefono (che è intestato a una persona fisica) e anche->”

Qualcun altro gli ricorda che i troll di Facebook creano account utilizzando documenti di persone trovate in rete, quindi nel più completo anonimato. Oppure, Paolo Attivissimo, che ha un profilo verificato nonostante il nome improbabile, gli dice:

“Buongiorno. Gli imbecilli e gli odiatori postano su Facebook mettendoci nome e cognome veri già adesso. L’identità non li ferma. Gli unici a rimetterci sarebbero quelli che han bisogno dell’anonimato per proteggersi (es. donne maltrattate, minori)”.

E niente, Pagano ci prova a rispondere, invita i suoi commentatori a leggere la proposta di legge, a documentarsi. Ma per lui finisce sempre peggio: “

Le posso assicurare -scrive Mazzetta – che chi è veramente esperto di reti riderà di lei come gli esperti che ha scelto, se il risultato è quello. Ha scelto gli esperti sbagliati”.

Invece no, Pagano non gli crede. Insomma, alla fine gli ricordano che il Garante della Privacy sarebbe il primo a fermare questa pratica. E addirittura gli dimostrano come sia facile procurarsi una scansione di una carta d’identità altrui. Gliene allegano un esempio, insomma gli archivi sono pieni: odiatori e troll saprebbero come fare.

ps1: Insomma, la proposta di Pagano viene demolita dalla rete. Il cerchio si chiude quando l’”Omino di Alcatraz” gli scrive:

“Ma perché non è rimasto ai fax? Cosa le ha fatto il fax? Perché si immischia in cose che non padroneggia”?

E via di questo passo.

ps2: davvero una figuraccia planetaria, anzi internettiana: poteva proprio risparmiarsela.

twitter@ImpaginatoTw