La Madonna 4.0 - L'occhio del gatto, Il film, Troppa grazia, #decimaMusa


Ecco raccontato il tema della divinità, del trascendente, del miracolo, del soprannaturale


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
01/12/2018 alle ore 14:08



#TroppaGrazia (Regia: Gianni Zanasi. Con: Alba Rohrwacher, Elio Germano, Giuseppe Battiston, Hadas Yaron, Carlotta Natoli, Thomas Trabacchi, Daniele De Angelis, Valerio Mastandrea. Genere: Commedia)

È veramente difficile affrontare oggi, in un racconto per di più per immagini come quello cinematografico, il tema della divinità, del trascendente, del miracolo, del soprannaturale. Il rischio di scadere sul genere parabola o per contro di urtare sensibilità più confessionali è enorme.

Per non parlare dell’insidia dell’essere poco credibili e di non riuscire a fare passare un messaggio adeguato ai nostri tempi, comprensibile e potabile per i più giovani o per gli adulti che si sono lasciati alle spalle l’impostazione fideistica dell’infanzia. Insomma, la sfida del regista Gianni Zanasi (lo stesso de La felicità è un sistema complesso, che vi consiglio di vedere se ve lo siete perso; leggete qui https://cinedecimamusa.blog/2018/11/30/la-felicita-e-un-sistema-complesso/) era davvero elevata. Certo, l’attrice protagonista era una sicurezza, perché è così: Alba Rohrwacher, anche quando dà solo la sua voce (come nel caso della bella fiction Rai L’amica geniale), è in grado di incidere in maniera significativa sulla riuscita di un film e sul successo di idee anche di non facile comprensione, come in questo caso.

Lei è Lucia (omonima della pastorella di Fatima) una giovane geometra che fa fatica a sbarcare il lunario, in una cittadina del centro Italia (che poi si scopre essere Viterbo e paesi limitrofi), dove vive con la figlia adolescente, avuta a 18 anni, da un padre di cui non si sa più nulla. Ha una relazione ondivaga con Arturo (Elio Germano, sempre “in bolla” nei ruoli più diversi), va a caccia di incarichi lavorativi, tra cantieri e colline e strade polverose: una menzione speciale merita la fotografia, che valorizza ed esalta la campagna laziale, anche se durante la visione mi ero convinta si trattasse delle Marche.

Ma insomma, centro Italia, rurale, antico, piccolo e bellissimo. Come spesso accade in luoghi dove la natura è così intatta, ci si mette l’uomo a volere distruggere: con una enorme speculazione edilizia, finalizzata a costruire un resort sulle quelle colline armoniose e pure.

L’artefice (Giuseppe Battiston) coinvolge, come tecnico per tracciare le carte dei luoghi destinati alle nuove costruzioni, proprio Lucia. Ed è attraverso lei che ci mette lo zampino, incredibilmente, la Madonna in persona! Non proprio uguale a quella di Fatima. Una Madonna 4.0, che trova il modo di farsi ascoltare anche negli anni 2000, persino con le maniere forti (è la scena più bella del film quello dove la Vergine Maria si mostra in versione picchiatrice).

 

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