Che ombrellate sull'Espresso



di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
17/07/2017 alle ore 06:57



Tremate, tremate, i maschi son tornati: anche L’Espresso di questa settimana si occupa delle Ombrelline. E se ne occupa in prima pagina, con un colloquio con la filosofa e sociologa Chiara Saraceno. Rapporto sulla sottomissione: discriminazione, autoritarismo, violenza sulle donne. E nella lunga casistica, ci sono anche loro, le Ombrelline di Sulmona, le ragazze che hanno riparato dal sole e dalla pioggia i relatori presenti sul palco (il presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, il ministro De Vincenti, il rettore D’Amico): “Dopo veline, ragazze-immagine, donne-oggetto, si aggiorna col parasole femminile il catalogo dell’ordinario maschilismo”. Il parasole, l’ombrellino.

“Certo – risponde la Saraceno alla giornalista che le chiede di commentare l’immagine di Sulmona – la studentessa ha considerato quel gesto un atto di gentilezza. Chissà perchè, però, il ruolo del volontario tocca sempre alle donne. La verità è che non si è riusciti a fare maturare sufficientemente la consapevolezza che certe cose non si fanno. Nè tra gli uomini né tra le donne”.

Eppure, a quanto pare, né il presidente né i suoi assessori sembrano rendersi conto, anche a distanza di giorni, della clamorosa gaffe. I giornali continuano a scrivere, e quell’immagine fa il giro d’Italia. Qualche giorno fa era stato il settimanale Diva e Donna a occuparsene:

“Ecco – scrive Diva e Donna – se c’è una foto che è il simbolo di questi tempi, è proprio questa, così come anni fa l’immagine di Lele Mora che si faceva massaggiare i piedi da due tronisti, segnò il culmine e nello stesso tempo la fine di quel mondo travolto poi da Vallettopoli e da altri scandali”.

Una foto che segna la distanza tra la casta e il resto della società, aggiunge il settimanale.

ps1: ecco, forse in Abruzzo essere paragonati a Lele Mora verrà considerato un tale complimento che si faranno immortalare ridendo in pose simili. Così come è successo con gli ombrelli.
ps2:Forse lo scandalo di una classe dirigente che non ha saputo chiedere scusa, di un partito come il Pd che non ha saputo partorire due righe di commento, di donne parlamentari, assessori e segretarie di partito che non sono state capaci di dire alcunché, con l’unica eccezione di Maria Amato, forse di tutto questo è bene che le donne e gli uomini abruzzesi si ricordino quando parleranno di diritti.

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