"L'Occidente di fronte all'immigrazione di massa", lo spiega Pietroni


Immigrazione, frontiere, limiti dell'accoglienza, il ruolo della politica e della chiesa


di Anna Di Donato
Categoria: ABRUZZO
26/11/2018 alle ore 07:46




Immigrazione, rapporto tra cittadini e migranti, aspetti politici e sociali dell’immigrazione di massa verso i Paesi occidentali, divisi tra solidarietà umanitaria e interessi nazionali. Questi i temi cardine del saggio “L’Occidente di fronte all’immigrazione di massa” di Nazzareno Pietroni, autore, avvocato, ex parlamentare che ha lavorato per il Governo. Il libro è edito dalla casa editrice Historica Edizioni. 

Nel libro vengono analizzati gli aspetti politici e sociali dell’immigrazione di massa nei Paesi occidentali. Che quadro emerge?

L'immigrazione di massa è un fenomeno epocale, capace di trasformare o di stravolgere l'Occidente, in termini sociali, culturali, economici, religiosi. Le migrazioni del terzo millennio non sono paragonabili alle migrazioni del passato: hanno dimensioni globali e i migranti sono determinati ad attraversare le frontiere, con o senza il consenso degli Stati. Stiamo assistendo a un movimento collettivo che rivendica diritti e partecipazione al benessere occidentale, attraverso l'ammissione al territorio. Un movimento che ha referenti culturali e politici in Occidente, che può fruire del sostegno di organizzazioni internazionali e non governative, con potenzialità di enorme impatto sui Paesi occidentali. Un movimento collettivo rispetto al quale l'approccio non può essere solo umanitario, ma deve essere politico, per tener conto della complessità del fenomeno e consentire un'adeguata composizione di interessi e valori tra movimento migrante, Stati e cittadini.

Tema frontiere. Si tende maggiormente al loro superamento o a rivendicare i confini?

La civiltà è sorta e si è sviluppata sulla base di confini territoriali, entro i quali costruire società fondate sulla condivisione di cultura, lingua, religione, costumi, economia. Corollario di tale sistema è stata l'esclusione dello straniero dal territorio, salvo che la comunità abbia voluto ammetterlo, consentendo proficui scambi genetici, culturali e religiosi. Tale assetto ha portato alle nazioni per come le conosciamo, consentendo lo sviluppo economico del mondo occidentale. Questo assetto è contestato da quanti osteggiano le frontiere, aspirando a un mondo che includa e non escluda gli stranieri, senza tuttavia proporre un'alternativa realmente praticabile. L'internazionalismo e la globalizzazione operano per un superamento progressivo o per un indebolimento delle frontiere, come avvenuto nell'Unione europea, ma i problemi legati all'immigrazione di massa, e da ultimo al protezionismo economico, riportano le frontiere al centro del sistema.

Quali sono le implicazioni di un’apertura parziale o totale nei confronti dei flussi migratori?

L'apertura totale delle frontiere ai flussi migratori, specialmente in una fase di bassa crescita economica, comporta l'ingresso di milioni di stranieri che non hanno la possibilità di integrarsi o di trovare un'occupazione legale, e quindi una destabilizzazione del sistema socioeconomico. Può essere un'opzione valida per quanti ritengono, sulla base di un'impostazione radicale di natura politica o religiosa, che sia giusto condividere con le masse meno fortunate le conquiste dell'Occidente, anche a costo di deprimere i livelli di civiltà e benessere, in una logica di redistribuzione globalizzata o di solidarietà planetaria. L'apertura parziale delle frontiere è già in atto e, se ben funzionante, consente di rispettare le convenzioni internazionali a favore dei rifugiati e tutelare i diritti umani dei migranti, nell'ambito di un afflusso migratorio compatibile con la capacità di accoglienza e integrazione dei diversi Paesi.

Quali sono i limiti dell’accoglienza? Quali i fattori su cui impostare una buona coabitazione tra cittadini e migranti?

I limiti dell'accoglienza sono connessi alla capacità di integrare i migranti nel contesto socioeconomico e culturale del Paese, evitando di abbandonarli all'assistenzialismo pubblico, all'emarginazione o all'illegalità. E l'integrazione è la sola via per costruire una buona coabitazione tra cittadini e migranti. Questo significa che, di fronte all'impossibilità di accogliere e integrare tutti i richiedenti ingresso, è corretto gestire i flussi migratori e contenere l'immigrazione illegale, impegnandosi per una buona integrazione dei migranti sul territorio. Spesso tuttavia l'integrazione è un miraggio e l'emarginazione una realtà. Di qui la necessità di regolare l'intero sistema di gestione dei flussi sulla base delle possibilità di buona integrazione. Il modello dell'immigrazione che produce emarginazione sociale, lavorativa, culturale non è corretto né per le società occidentali, né per la dignità dei migranti. E rispetto a flussi migratori molto consistenti nel tempo può minare le fondamenta dei Paesi occidentali.

Quali i modelli di integrazione?

Alcuni Stati hanno sostenuto un modello di assimilazione, nel quale i migranti sostanzialmente rinunciano ai propri costumi e acquisiscono l'identità sociale e culturale del Paese che li ospita. Di fronte alla dinamica tra cittadini e stranieri si è giunti al modello del melting pot, cioè a una società nella quale le diversità tra cittadini e stranieri si fondono in una nuova società multietnica, con una nuova cultura nazionale. Tale modello tuttavia si è realizzato solo in parte e ha visto il progressivo affermarsi del multiculturalismo, nel quale ogni etnia mantiene la propria cultura e i propri costumi, condividendo con il resto della popolazione solo l'appartenenza nazionale e gli scambi di utilità.

Qual è stato il ruolo della destra e della sinistra nei confronti dell’immigrazione nelle varie epoche che si sono succedute?

La destra tende storicamente a prestare attenzione agli interessi e ai valori nazionali e quindi a contrapporsi alle istanze del movimento migrante potenzialmente dannose per la nazione. Così come esprime, in alcune componenti, una linea conservatrice tesa a proteggere i valori e gli interessi della comunità nazionale contro le spinte rivoluzionarie o di trasformazione socioeconomica provenienti dal movimento migrante. Inoltre offre risposte alle paure, vere o presunte, legate all'immigrazione, attraverso misure di contenimento dei flussi. La sinistra tende a un'apertura verso i migranti, per ragioni umanitarie, di solidarietà verso i deboli, di risarcimento postcoloniale, di alleanza politica, restando tuttavia politicamente esposta sul versante della sicurezza, della gestione del welfare, della politica del lavoro.  

Fede e politica. Che cosa è emerso dalla sua analisi sul ruolo della Chiesa in merito al tema immigrazione?

I documenti ufficiali della Chiesa in materia di immigrazione esprimono una posizione equilibrata e attenta rispetto agli interessi e valori coinvolti dalla vicenda migratoria. L'attuale Papa, in un documento ufficiale, ha espresso il suo convincimento che "l'Europa, aiutata dal suo grande patrimonio culturale e religioso, abbia gli strumenti per difendere la centralità della persona umana e per trovare il giusto equilibrio tra il duplice dovere morale di tutelare i diritti dei propri cittadini e quello di garantire l'assistenza e l'accoglienza dei migranti". Nei discorsi dei rappresentanti della Chiesa l'equilibrio morale viene di fatto posizionato in un punto maggiormente prossimo alle istanze del movimento migrante, in nome dell'umanesimo cristiano e della solidarietà verso i deboli, senza particolare attenzione all'evoluzione dei rapporti tra le diverse Confessioni in Occidente. Compito degli Stati è individuare un proprio punto di equilibrio morale e politico tra i diritti dei migranti, degli Stati e dei cittadini.

Quale il messaggio principale che questo libro vuole trasmettere?

La pressione migratoria costituirà una costante dello scenario internazionale nel tempo. E' necessario trovare una mediazione tra valori e interessi dei migranti e dell'Occidente, approntando strumenti adeguati: rilancio della cooperazione internazionale con i Paesi in via di sviluppo; adeguamento delle convenzioni internazionali al mutato rapporto tra Nord e Sud del mondo e alla dimensione dei flussi migratori; impegno sui corridoi umanitari; convergenza politica sul contenimento dei flussi migratori irregolari e sul contrasto all'emarginazione e all'illegalità migratoria sul territorio; analisi della dinamica demografica e coerente politica migratoria, con attenzione alla natalità dei cittadini; impegno organizzativo e finanziario sull'integrazione dei migranti; patto tra Stati, movimento migrante, ONG, organizzazioni internazionali, per evitare il conflitto migratorio e favorire la collaborazione sulla base di regole chiare e rispettate. Non è semplice e molte di queste cose sono molto difficili. Ma bisogna avere un'idea chiara della prospettiva.

Progetti futuri?

Trovare occasioni di dibattito sul tema immigrazione, per favorire la maturazione di una consapevolezza sul tema. Come autore, naturalmente un nuovo libro, ma ancora in fase embrionale, forse la più stimolante.

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