Ultimamente a Pescara si fa un gran parlare in merito alle ricadute negative che l'apertura “h 24” di un noto centro commerciale avrebbe sulla quiete notturna e sul riposo delle persone, che sarebbero quotidianamente disturbati dai “bivacchi" degli avventori (per lo più adolescenti o appena maggiorenni) che, dopo avere acquistato quantità rilevanti di prodotti alcoolici, li consumerebbero al di fuori dei locali del supermercato, lasciando dietro di sé una processione di vetri infranti o, nella migliore delle ipotesi, un cimitero di bottiglie di vetro di varia grandezza.
Ed allora dàgli con gli esposti dei vari comitati di quartiere che, attraverso lettere di lamentela accorate e piene di risentimento, chiedendo all'amministrazione comunale di obbligare la chiusura del centro commerciale tra le 20 di sera e le 7 del mattino successivo.
Pur offrendo massima comprensione per l'indubbia esasperazione di questi cittadini, le cui autovetture spesso vengono utilizzate a mò di tavolo o, peggio, prese di mira dallo sfogo becero ed incivile di qualche avvinazzato, ritengo che imporre la chiusura notturna del supermercato rappresenti solo una parte della soluzione al problema che si intende affrontare.
Anzitutto, perché vietare l'apertura di notte non tiene minimamente in considerazione, ad esempio, le esigenze di tutti quei lavoratori che svolgono attività con orari diversi da quelli canonici (per intenderci: 8-14) e che, magari, di notte, una volta staccato dal turno, utilizzano fruttuosamente le ore antelucane per approviggionarsi di generi alimentari o casalinghi.
In secondo luogo perché il sottostante e reale aspetto su cui iniziare a lavorare (e si tratta di un lavoro lungo, i cui risultati sono incerti perché dipendenti da troppe variabili) riguarda il profilo civico ed educativo di questi “disturbatori", che non hanno alcun minimo interesse e rispetto di niente e nessuno.
Iniziare a sensibilizzare le anime di tali individui, attraverso attività di informazione locale, dev'essere il punto di partenza assieme al ruolo attivo delle famiglie.
E nei confronti dei più indisciplinati, o dei recidivi, inizierei con l’imporre lavori socialmente utili diretti a ripristinate lo stato dei luoghi indecorosamente lasciato, ma senza passare attraverso giudici o tribunali, prevedendo piuttosto delle contravvenzioni al codice della strada immediatamente eseguite dagli organi di Polizia Municipale.
Un buon esempio vale più di mille parole.
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