Economia Abruzzo, come stimolare la ripresa? Parlano Tavani (Fdi) e Fina (Pd)


Infrastrutture, banda larga, accessibilità, green economy, industria 4.0 tra le proposte dei due


di Anna Di Donato
Categoria: ABRUZZO
23/11/2018 alle ore 06:00



Secondo "Economia e Società in Abruzzo", nona edizione del monitoraggio del Cresa su sistema economico, mercato del lavoro e società regionale, il sistema imprenditoriale abruzzese continua a mostrare segni di difficoltà. È evidente, infatti, un prosieguo nella flessione, sebbene rallentata, delle imprese attive (-0,2%) e delle iscrizioni (-2,2%). 
Dove individuare le cause di un tale scenario e quali misure pratiche dovrebbero essere adottate per invertire il trend?
Impaginato.it lo ha chiesto al coordinatore provinciale Fdi Chieti Antonio Tavani e a Michele Fina, Responsabile Università e Ricerca Pd. 


TAVANI (FDI)

“Innanzitutto l’Abruzzo è una regione debole in uno scenario nazionale che permane in una crisi ormai consolidata da tanti anni. L’Abruzzo replica, a livello locale, tutte le difficoltà dello scenario nazionale. Gli indicatori economici pongono la nostra tra le ultime regioni per ciò che concerne fattori di crescita e tra le prime per ciò che riguarda fattori di crisi. Il nostro territorio sconta una difficoltà di accessibilità che a livello economico perpetua nei suoi effetti negativi.

Sto parlando di un ritardo nelle infrastrutture viarie, logistica, logistica ferroviaria, logistica su gomma, logistica portuale. La nostra autostrada è tra le più care d’Italia, abbiamo un interporto che stenta a decollare, una situazione portuale di difficile chiarificazione tra Vasto, Giulianova e Ortona che dovrebbero contendersi questo sito di porto commerciale di una regione che sicuramente non può permettersi tre porti commerciali. C’è difficoltà anche con le reti informatiche come ad esempio la banda larga e poi problemi di manutenzione, problemi con le scuole, università, sanità. Tutti fattori che incidono gravemente sullo scenario economico. A ciò si aggiunge la delocalizzazione di alcune imprese importanti, tra cui Honeywell, Ball, Honda ecc. 
Quando saltano siti produttivi da decine di unità di occupati, è ovvio che dato che l’Abruzzo è una regione piccola, fa ancora più male. 
 

Quali le misure pratiche da adottare per invertire tale trend? Bisogna azionare le leve che una regione può azionare, a partire dal migliorare se stessi. Abbiamo una burocrazia statale e regionale lentissima. I fondi del Masterplan per le strade vengono pagati con un algoritmo e cioè la Regione Abruzzo, per pagare i soldi appaltati dei lavori eseguiti ai Comuni, deve applicare un algoritmo che qualche Ufficio Regionale ha predisposto…ecco in quale situazione di Pre-Medioevo siamo per alcuni comparti della pubblica amministrazione.

Bisognerebbe creare una regione veramente snella e veloce al di là degli slogan. È una regione che costa tantissimo alle sue imprese in termini di Irap, infrastrutture, energia. Mi fa sorridere la diatriba Lega-5 stelle sul problema dei rifiuti: una lo chiama inceneritore, l’altra termovalorizzatore. Il problema dei rifiuti in altre parti d’Italia e non solo si è trasformato in opportunità di sviluppo e salvaguardia ambientale. Un termovalorizzatore che si accende con i criteri di massima sicurezza 2018/2019, spegne migliaia di caldaie domestiche, che sono la principale fonte di inquinamento delle città italiane. In questo modo si migliora la qualità dell’ambiente. Il nostro sistema va modernizzato tramite investimenti in opere pubbliche, reti fisiche e informatiche, una politica ambientale ventennale. Bisogna inoltre investire sulle aree protette e dare ai turisti la possibilità di scegliere la propria meta preferita, dato che ne abbiamo la possibilità, valorizzandola ed essendo soprattutto accessibili e raggiungibili”. 

 

FINA (PD)


“Gli ultimi dati del Cresa fotografano una Regione che ancora non esce dalla crisi decennale che abbiamo attraversato. Non ci sono certo solo dati negativi: ad esempio al calo delle iscrizioni delle imprese, si accompagna anche un calo delle cancellazioni del -4,2%; oppure, c’è una buona crescita delle esportazioni del +10,2% rispetto ad una media nazionale del 7,4%. Ma anche i dati positivi concorrono a dimostrare una situazione critica sulla domanda interna, su alcuni settori specifici e, più in generale, sulla “vocazione” industriale della nostra regione. È vero, deficit infrastrutturale, terremoto, spopolamento e altri nostri limiti non ci rendono la vita facile. Ma dobbiamo tornare a crescere più della media nazionale se vogliamo evitare di ripiombare definitivamente nel Mezzogiorno d’Italia”. 

Come invertire il trend? 
“Serve una politica industriale per il Paese e per i diversi territori. Le due cose si tengono. Per questo l’Abruzzo deve seguire con più nettezza la sua vocazione e deve contare di più a livello nazionale per essere accompagnato nel suo percorso:


a) il cambiamento che subisce il mondo del lavoro e che subirà ancor più nei prossimi anni ha le caratteristiche di una rivoluzione. Alcuni settori scompariranno, altri si genereranno; e probabilmente questo cambiamento non sarà a saldo zero. Tra le rivoluzioni in atto c’è lo sviluppo esponenziale della green economy. Si tratta già di una realtà ma soprattutto è una necessità storica. In questa chiave vanno ripensate agricoltura, turismo, cultura, servizi pubblici, aree protette e tutto ciò che è affine a politiche di sostenibilità. Su questo fronte l’Abruzzo può giocare un protagonismo inimitabile e generare lavoro di qualità, legato al territorio. Infatti già lo fa: in Abruzzo oltre 7700 imprese hanno effettuato eco-investimenti negli ultimi tre anni e nel 2018 oltre 10000 contratti stipulati sono relativi a green jobs;


b) lavoro e sapere sono oggi sinonimi. Perciò bisogna rimettere al centro la formazione, rendendola sempre più accessibile. L’Abruzzo deve mettere a sistema le sue Università e costruire una politica avanzata sulla cosiddetta Terza Missione che, dopo l’educazione e la ricerca, è proprio il rapporto tra sapere, economia e territorio;


c) bisogna portare a compimento masterplan e investimenti per “industria 4.0”. Dallo stanziamento di risorse pubbliche alla realizzazione delle opere il tempo deve essere relativamente poco. Altrimenti gli effetti si logorano e perdono efficacia”. 

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