La versione di Garpez: professione casalinga


Una categoria di lavoratrici ai quali i diversi Governi che si sono succeduti nel corso degli anni ha sempre promesso tutto salvo poi fare nulla


di Garpez
Categoria: La versione di Garpez
19/11/2018 alle ore 07:14



Converrete con me che, molto spesso, a ciò che sembra apparire un comportamento giusto o equo non sempre consegue una presa di posizione coerente che traduca, dalle parole ai fatti, il lodevole proposito che lo anima.

Non mi riferisco solo agli atteggiamenti delle persone, ma questa volta vorrei dare voce ad una categoria di lavoratori e (soprattutto) di lavoratrici ai quali i diversi Governi che si sono succeduti nel corso degli anni ha sempre promesso di attribuire un dignitoso riconoscimento dell’indubbio valore dell’attività svolta, disattendendo puntualmente le relative promesse elettorali.

Sto parlando di tutti e tutte coloro che svolgono la professione di casalingo e casalinga.

Già, perché ritengo fermamente che si tratti di una vera e propria professione, che non ha nulla da invidiare ad impieghi ritenuti solo apparentemente più prestigiosi o di maggiore responsabilità, il cui riconoscimento passa attraverso la nostra Costituzione che tutela i diritti della famiglia e fonda il matrimonio sull'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi.

Ovviamente, il discorso va esteso a tutti i tipi di coppie, anche di fatto, etero ovvero omosessuali che siano.

Se un partner lavora in fabbrica, ufficio, negozio ed è giusto che venga retribuito, allora mi sembra parimenti giusto che venga retribuito il partner che si occupa della casa. E di eventuali figli.

Un primo passo in questo senso sembra essere stato fatto lo scorso 9 novembre, quando è stato depositato un disegno di legge che vorrebbe introdurre il reddito di maternità per le casalinghe.

Il testo - di iniziativa non parlamentare (figurarsi), ma popolare - prevede l'istituzione dell'indennità di maternità per le mamme che decidono di lavorare solo in famiglia.

Una sorta di reddito per le casalinghe, esentasse, ma anche senza coperture previdenziali, di 1000 euro al mese per i primi otto anni di vita di ogni figlio, che si trasforma in vitalizio dopo la nascita del quarto o di un bambino disabile e a condizione che non eserciti altra attività lavorativa.

È solo una proposta di legge ed ha limiti di applicazione limitati alle casalinghe, ma speriamo che, almeno in questo senso, qualcosa finalmente si muova.

Sarebbe solo il primo passo di un lungo cammino.

 

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