E alla fine eccola qui la delibera del mistero, approvata in giunta regionale il 25 ottobre e mai pubblicata, fino a ieri. Eccola, a quasi un mese di distanza e con la legislatura vicina all’estrema unzione, la rete ospedaliera abruzzese firmata da Silvio Paolucci e Luciano D’Alfonso.
Una delibera di giunta, e invece la rete ospedaliera è una legge e come tale di competenza del Consiglio regionale. Dovrà essere portata in commissione, sottolinea così la delibera, e poi al tavolo di monitoraggio del prossimo 15 novembre che l’aveva già sollecitata da parecchi mesi.
C’è il famoso Dea di secondo livello a cavallo tra Chieti e Pescara che l’assessore motiva così: visto che il decreto ministeriale 70 stabilisce che per un Dea di secondo livello serve un bacino di utenza tra i 600 mila e i 1.200.000 abitanti, in questa fase programmatoria le funzioni possono essere assicurate da Chieti e Pescara “con una efficace connessione funzionale: i due presidi si collocano in un’area di assoluta contiguità, con un tempo di percorrenza di circa 15 minuti, tanto da configurarsi in un medesimo ambiente urbano, l’area metropolitana Chieti e Pescara”, eccetera eccetera. Un pasticcio provvisorio, insomma, anche perché l’area metropolitana di fatto non esiste.
Proprio su questo punto, il tavolo di monitoraggio del 26 luglio scorso, che tra l’altro aveva prospettato il rischio di un nuovo commissariamento a causa di un disavanzo calcolato in 52,219 milioni di euro, aveva chiesto alla Regione di precisare come sarebbero state distribuite le singole specialità nel Dea di secondo livello. Invece, sul secondo mega ospedale, previsto tra Teramo e L’Aquila e difficilmente realizzabile a causa della distanza tra le due città, l’assessore se la cava spiegando che si seguirà “la metodologia di lavoro già impiegata dalla commissione per il Dea di Pescara-Chieti”.
Ma l’aspetto più strano è che la delibera sui piccoli ospedali, approvata mesi fa ma senza la firma del dirigente del dipartimento Salute, anticipa quella sulla rete ospedaliera e invece, coerentemente, sarebbe dovuta arrivare dopo. Insomma, molto condizionate, entrambe, dalle imminenti elezioni regionali. La delibera di salvataggio di ospedali già chiusi come Guardiagrele, Casoli, Gissi, Pescina e Tagliacozzo approvata dalla giunta regionale, si basa sul recupero di posti letto molto virtuale. Non si capisce infatti dove e a chi saranno tagliati i posti letto da assegnare agli ospedali disagiati, visto che la legge impone un tetto al numero complessivo. Tra l’altro, la riapertura dei 5 ospedali sarà difficilmente sostenibile davanti al Tavolo di monitoraggio, proprio a causa del forte disavanzo dell’Abruzzo.
ps: Insomma, ancora propaganda sulla pelle dei cittadini. Quelli malati, quelli che aspettano: il taglio del superticket, la riapertura dei piccoli ospedali, il ridimensionamento delle liste d’attesa e, per finire, una sanità più vicina alla gente e più lontana dagli imprenditori privati.
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