La versione di Garpez: io sono di Rigopiano


Spicca la vergogna di sentirsi italiani per come la vicenda è stata gestita, a livello amministrativo e burocratico


di Garpez
Categoria: La versione di Garpez
13/11/2018 alle ore 06:46

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Il prossimo 18 gennaio ricorrerà uno dei più tristi anniversari che l'intera Nazione ricordi: la valanga di Rigopiano. La slavina, distaccatasi da una cresta sovrastante, ha investito l'albergo “Rigopiano-Gran Sasso Resort”, causando 29 vittime. Si tratta della tragedia più grave causata da valanga avvenuta in Italia dal 1916 e dal 1999 in Europa.

Qualche giorno fa hanno trasmesso in televisione un documentario relativo a questa calamità naturale, “Rigopiano – voci dal cielo”, dove è stata raccontata dalla viva voce dei pochi superstiti e dei propri familiari il disastroso e drammatico evento accaduto poco meno di due anni fa.

Alle immagini riprese in diretta durante lo svolgimento delle operazioni di soccorso da parte di veri e propri eroi, si sono alternate le lacrime, la disperazione e la rabbia di tutte quelle persone che non potranno più avere l'abbraccio dei loro cari.

Ma c'è un altro sentimento che si leggeva negli occhi gonfi di dolore di queste persone: la vergogna di sentirsi italiani per come è stata gestita, a livello amministrativo e burocratico, l'intera situazione.

Perché, invece, dei nostri uomini che hanno lavorato per giorni e senza sosta siamo immensamente fieri e per loro la nostra gratitudine non sarà mai sufficiente.

Al contrario, dal momento in cui la slavina si è abbattuta sul resort (più o meno alle ore 17 del 18 gennaio 2017) fino almeno alle ore 20 (ora i cui sono partiti i primi soccorsi) la Prefettura di Pescara ha ignorato e sottovalutato le continue richieste (telefoniche e, perciò, documentate) di aiuto.

In particolare, in una di queste telefonate, un’impiegata della Prefettura rispondeva all'interlocutore che sollecitava un rapido intervento che l'Hotel non era affatto crollato e che “avevano cose più importanti a cui pensare".

E ciò, nonostante al verificarsi di un evento calamitoso, più o meno grave, il Prefetto abbia l'obbligo di garantire il tempestivo avvio dei primi soccorsi, adottando i provvedimenti urgenti ed assicurando l'impiego delle forze operative per la gestione dell'emergenza.

A tutte le vittime ed ai loro familiari coinvolte in questa vicenda lo Stato, anzitutto, deve delle scuse.

E poi deve assicurare che sarà resa loro giustizia. Non giustizialismo, ma soltanto giustizia. Per dimostrare che lo Stato è capace di emendare i propri errori.

Così evitando di tornare ad uccidere una seconda volta.

 

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