La versione di Garpez: migranti, trattati e ministri


L'Italia è obbligata a porre in essere tutte le operazioni che hanno come obiettivo quello di salvare persone che si trovino in difficoltà


di Garpez
Categoria: La versione di Garpez
11/11/2018 alle ore 08:30



Lo scorso 10 giugno, come certamente ricorderete, 629 migranti sono stati soccorsi al largo della Libia da diverse navi e, in seguito, fatti salire tutti a bordo della “Aquarius”.

Il Ministro dell'Interno ha rifiutato di accogliere i migranti che, alla fine, hanno trovato finalmente accoglienza a Valencia. Mercoledì 15 agosto, la nave militare “Diciotti” ha tratto in salvo 190 persone. Il Ministro dell'Interno non ha autorizzato lo sbarco della nave militare italiana della Guardia Costiera, tenendola ferma per 5 giorni al largo di Lampedusa.

Insomma, in mezzo a questa bagarre tra diritto alla vita e sicurezza interna, tra Italia ed Europa, la “questione migranti” si pone. Eccome.

Allora cerchiamo, sia pur brevemente, di capirci qualcosa, rispondendo alla più comuni domande che i cittadini si pongono.

Il cosiddetto “obbligo di salvataggio” in mare della vita umana deriva da una consuetudine marittima ed è posto a fondamento di numerose convenzioni internazionali, come anche del nostro codice della navigazione.

L’Italia è obbligata a porre in essere tutte le operazioni che hanno come obiettivo quello di salvare persone che si trovino in difficoltà (mare, montagna, laghi, foreste) mediante l'utilizzo di mezzi navali o aerei.

In particolare, l’area di responsabilità marittima italiana coincide con circa un quinto dell’intero Mediterraneo, ovvero 500mila km quadrati.

Chiunque sia in grado di intervenire, ha l’obbligo giuridico di farlo a pena di rendersi responsabile di omissione di soccorso (in base agli articoli 1113 e 1158 del codice della navigazione), con le eventuali aggravanti del naufragio e dell'omicidio colposo (spesso plurimo).

Ma la domanda più importante è: può l'Italia rifiutarsi di far attraccare una nave che trasporta migranti nei propri porti?

La risposta è positiva poiché il nostro Paese, in base al diritto internazionale, ha l'obbligo di salvare, ma non anche quello di accogliere, e ciò può farlo nell'esercizio della propria sovranità.

 

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