Di Matteo a testa bassa. Accuse alla gestione accentratrice di Luciano D’Alfonso alla Regione, alla visione anti-democratica dell’ex governatore, all’assenza di politiche sociali e per combattere la povertà: c’è di tutto nella conferenza stampa tenuta ieri dall’ex assessore regionale che da anni ha strappato la tessera del Pd e adesso guida la formazione civica “Abruzzo insieme”.
Ma sono due gli aspetti importanti venuti a galla nella conferenza-fiume di ieri mattina: intanto il retroscena sulle dimissioni dell’assessore Giuliano Diodati al Comune di Pescara, e poi la sua visione sulla candidatura di Giovanni Legnini alla guida del centrosinistra.
A Pescara le cose sono andate così: dopo la vittoria del centrodestra alla Provincia, Diodati (uomo di Di Matteo), è stato messo alle strette. Il sindaco Marco Alessandrini, ha raccontato Di Matteo, gli ha chiesto le dimissioni “in busta chiusa”, una busta da conservare e da usare alla bisogna, se fai il bravo restano chiuse nel cassetto sennò lui le tira fuori.
“Poi il sindaco è venuto a trovarmi al ristorante, e io – racconta Di Matteo – gli ho detto che quella era una pazzità (spero non partita dalla sua mente), e che sarebbe stato meglio se lui avesse promosso un incontro con tuttele forze politiche per discutere dei problemi di Pescara. Lui ha acconsentito, anzi è andato via bello contento: erano le 3 del pomeriggio”.
Dopo due ore, e soprattutto dopo una riunione con quelli che Di Matteo definisce “i falchi” del partito, Alessandrini torna sui suoi passi e chiede di nuovo a Diodati le dimissioni in busta chiusa. Ed è stato a quel punto che l’assessore ha rotto gli indugi e ha depositato le sue dimissioni “irrevocabili”. Col risultato che subito dopo Alessandrini ha preso carta e penna e gliene ha dette di ogni. Ieri però Di Matteoha svelato l’incredibile retroscena.
A proposito delle Regionali, Di Matteo ha poi ribadito la sua stima e il suo appoggio a una eventuale candidatura di Giovanni Legnini, ma a una condizione: che ci sia un vero segnale di discontinuità col passato, e questo potrà avvenire solo se non ci saranno in lista ex assessori. E il riferimento è a due persone, in particolare: il più morbido a Marinella Sclocco (di cui non fa il nome), che in segno di dissenso con D’Alfonso si è limitata a non partecipare alle riunioni di giunta, senza mai rinunciare ai privilegi da assessore; e il più netto a Silvio Paolucci, assessore alla Sanità, autore delle scelte più “scellerate” che ha fatto la Regione, “allungando le liste di attesa, lasciando il super ticket, rendendo un calvario l’accesso alla sanità per tanti pazienti delle zone disagiate e non solo”.
ps: Insomma, Di Matteo non stende il tappeto rosso a Legnini: per quanto amico per quanto stimato, l’ex vice presidente del Csm è stato avvertito, con la vecchia guardia non si va da nessuna parte. Un cammino in salita, anche per lui.
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