“Sono andata al Core per curiosità”: dice così la consigliera provinciale Leila Kechoud ascoltata ieri in procura a Pescara alla presenza degli avvocati del sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, Cristiana Valentini e Goffredo Tatozzi. Deve spiegare, la consigliera, come mai non parlò a nessuno, o se lo fece come mai non le diedero retta, di Rigopiano e di quello che stava accadendo. Eppure aveva incontrato Rossella Del Rosso, la sorella dell’ex proprietario dell’albergo, proprio la mattina del 18 gennaio e con lei si era scambiata messaggi su Watsapp, persino le foto degli ospiti intrappolati nell’albergo.
Ma su Rigopiano, durante la riunione del Core di quel giorno maledetto, nessuno spende una parola. Neppure lei che, senza averne titolo, partecipa alla riunione, immortalata da una foto proprio dietro a Luciano D’Alfonso, Silvio Paolucci e al sindaco di Lanciano Mario Pupillo.
Sceglie la strada più imbarazzante, più pericolosa: dice che non era suo compito informare i presenti della situazione di Rigopiano, che non spettava a lei parlare di quanto stava accadendo nell’hotel durante quella riunione, e che non aveva la possibilità di informare D’Alfonso (nonostante fosse seduto proprio davanti a lei). Ripete in modo quasi ossessivo che non era stata ancora proclamata consigliera. Come se occorressero i gradi per segnalare una situazione di grave pericolo.
“Ho incontrato la signora Del Rosso all’interno dell’ufficio del presidente della Provincia – dice la Kechoud davanti ai magistrati e agli avvocati di Lacchetta ieri mattina- insieme alla consigliera provinciale Silvina Sarra. Erano le 14.15 circa. Preciso che come la consigliera Sarra, che nella precedente legislatura aveva la delega alla Viabilità, ero in attesa di proclamazione per la carica di consigliera provinciale entrante. Aggiungo che le cosiddette deleghe ai consiglieri non hanno valenza amministrativa ma solo politica e nella consigliatura in allora entrante non furono rinnovate.
“Non ricordo di aver sentito delle scosse di terremoto quando ero negli uffici della Provincia. La signora Del Rosso ci palesò che aveva avuto un’interlocuzione con il fratello Roberto il quale le aveva comunicato che la situazione presso l’hotel Rigopiano era critica…”
Nel frattempo grazie alla Kechoud, la Del Rosso riesce a incontrare Di Marco:
“Il presidente riferì che nel pomeriggio ci sarebbe stata una riunione con vari organi di protezione civile tra cui il presidente della regione Luciano d’Alfonso – riferisce la consigliera in procura – Il presidente Di Marco, vedendo anche il rapporto di pregressa amicizia tra me e la signora Del Rosso, mi chiese di avvisarla qualora ci fossero state delle notizie da darle. Alle ore 15:00 circa la signora Del Rosso mi mandò delle foto dell’hotel Rigopiano che provvedevo a mostrare al presidente Di Marco…”
Quelle foto, con gli ospiti intrappolati dalla neve nell’hotel, vengono quindi mostrate al presidente della Provincia.
“Voglio precisare – aggiunge Leila Kechoud – che ho partecipato alla riunione del Core solo per una ventina di minuti e senza svolgervi alcun ruolo dato che non rivestivo nessuna funzione pertinente alla riunione. Non mi sono fatta tramite di informare della situazione dell’hotel Rigopiano esposta dalla signora Del Rosso direttamente il presidente della Regione Luciano d’Alfonso ritenendo che non fosse il mio compito e data la situazione della riunione in corso non ne avevo possibilità né opportunità di avvicinarmi a D’ Alfonso per dargli una specifica comunicazione al riguardo. Tanto più che era presente il presidente Di Marco che aveva sentito già della situazione dell’hotel Rigopiano. Ribadisco che io durante la riunione del Core non avevo diritto di parola e sono andata a tale riunione di mia iniziativa più che altro per curiosità. Non era il mio compito di notiziare i partecipanti alla riunione del Core della situazione dell’hotel Rigopiano. Ho comunicato dell’arrivo della turbina alla signora Del Rosso tramite messaggio WhatsApp poiché avevo appreso direttamente a voce dal presidente della provincia Antonio Di Marcoquesta notizia che avevo ricercato da lui per aggiornare la mia amica Rossella. Nella riunione del Core e per il tempo in cui sono stata presente non ho sentito nessuno riferire della situazione dell’hotel Rigopiano”.
Quindi, ricapitolando: la consigliera provinciale dice in sostanza di essere stata messa al corrente della gravissima situazione dell’hotel, ma che si è ben guardata dal parlarne durante la riunione, “perché non aveva titolo” e perché tanto “Di Marcoera stato informato” e D’Alfonso era difficile da avvicinare nonostante fosse seduto proprio accanto a lei.
La situazione è drammatica: la sequenza di messaggi che arrivano sul telefono di Rossella Del Rosso dal fratello, racconta di episodi di panico, di bambini intrappolati, di linee telefoniche bloccate, degli ospiti che chiedono spiegazioni e che vogliono andare via, e le auto sono già disposte in fila indiana, pronte per lasciare l’hotel.
Alle 14.34 Rossella scrive al fratello:
“Sono in Provincia con il presidente e l’assessore alla viabilità…”
La Kechoud informa l’amica:
“È stata reperita una turbina ad Avezzano che due persone stanno andando a prendere. Salirà direttamente su, il presidente è d’accordo con il sindaco di Farindola”.
La Del Rosso apprende della riunione del Core che si sarebbe tenuta di lì a poco:
“Allora – come si legge negli atti della procura – dà il suo numero alla consigliera dicendole che le avrebbe fornito le foto da mostrare a D’Alfonso. La stessa si impegnava a farmi sapere”.
Poco più tardi, aggiunge la sorella di Del Rosso,
“mio fratello mi inviava le foto che io giravo alla consigliera, alla quale chiedevo anche se era necessario che io tornassi nuovamente in Provincia. Lei mi rispondeva che mi avrebbe aggiornato ed effettivamente alle ore 18:05 mi segnalava che la turbina sarebbe arrivata non prima delle 21”.
“Ti aggiorno come promesso”,
le scrive in effetti Leila Kechoud alle 15.23 dopo aver ricevuto le foto.
Insomma, Leila Kechoud dice ai magistrati e agli avvocati che lei non informa D’Alfonso perché tanto Di Marco sapeva tutto. Ma le foto dell’hotel Rigopiano la Del Rosso le invia a lei proprio perché lei le possa mostrare a D’Alfonso durante la riunione del Core, visto che il presidente della Provincia aveva già visto sul telefono di Rossella quelle inviate da Roberto Del Rosso alle 8 di mattina. D’altronde che quello fosse l’accordo viene confermato dai messaggi che si scambiano le due donne (Rossella invia le foto a Leila, e Leila risponde: “Ti aggiorno come promesso”).
E invece durante quella riunione, nessuno parlò di Rigopiano. Nonostante almeno due persone fossero al corrente della situazione: Antonio Di Marco e la consigliera Leila Kechoud.
Una serie di superficialità, di scaricabarile, di fallo tu che io non ho titolo, di teste girate dall’altra parte, di consigliere che si lavano le mani, di centraliniste che non approfondiscono, che chiudono il telefono e che pensano a uno scherzo. Ma no, in questo caso nessuno poteva pensare a uno scherzo: c’erano le testimonianze quasi in diretta di Roberto Del Rosso, che attraverso i messaggi alla sorella descriveva la situazione drammatica che stavano vivendo gli ospiti dell’hotel. E c’erano le foto. Rigopiano crollava nell’indifferenza generale.
ps: e si scopre che alla famosa riunione del Core del 18 gennaio 2017, che si tiene a 100 chilometri di distanza dalla sala operativa di protezione civile dove affluivano le richieste di soccorso, poteva partecipare chiunque, anche per “mera curiosità”. Insomma, il senso della gravità della situazione e il ruolo di quel l’organismo non era chiaro a nessuno. Nonostante le felpe in bella evidenza.
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