E’ una coincidenza di date molto strana. Un dato di cui tenere conto, anche se il procuratore Massimiliano Serpi ha assicurato ieri ai parenti delle vittime che al massimo entro il 18 novembre l’inchiesta verrà chiusa.
Il 24 gennaio 2017, sei giorni dopo la tragedia di Rigopiano, è il giorno in cui si tiene la famosa riunione nel deposito di bottiglie a Penne. Una riunione tecnica che non viene convocata nella sala attrezzata del Palasport dove è allestita la centrale operativa dei soccorsi, ma in un deposito di acqua minerale, piccolo e scomodo, scelto probabilmente perché al riparo da telecamere e microfoni.
Nello stesso giorno il presidente della Regione Luciano D’Alfonso fa partire la lettera, indirizzata agli assessori e alla sua segretaria Marianna Di Stefano, con allegato il verbale della riunione del Core, quella del 18 gennaio che si tenne nella sala Tinozzi della Provincia di Pescara dalle 15.40 alle 17.25. “Vi prego di tener conto che detto verbale costituisce documento istituzionale ad ogni effetti”, scrive allegando i saluti il governatore d’Abruzzo. Il 24 gennaio: nella stessa data, nello stesso giorno del vertice nel deposito di bottiglie.
C’era persino il fotografo ufficiale, quel pomeriggio del 18 gennaio in Provincia: dall’hotel erano già partire richieste di aiuto, telefonate concitate, mail, persino la sorella di Del Rosso per ben due volte si presenta lì per parlare o con Di Marco o con D’Alfonso, ma della parola Rigopiano durante quella riunione (la riunione del Core che è il comitato operativo regionale per le emergenze) non c’è traccia. Nessuno ne parla, nessuno fa riferimento alla mail partita dall’hotel quella mattina, sono tutti preoccupati di altro, persino del carcere di Castrogno ma di Rigopiano no. Chiacchiere in libertà, parata di buoni propositi, un po’ di propaganda e persino sprazzi di emotività: è quello che emerge dal verbale ufficiale di quel giorno maledetto, quando D’Alfonso prende la parola per dire che calma, calma, “ci sono aspettative in ogni dove, ma è necessario fare una valutazione realistica, molto influisce anche il fatto emotivo”.
Un fatto emotivo, nulla più. Bisogna fare una valutazione realistica, esorta il presidente. Purtroppo non fu fatto niente di tutto questo, tanto che la riunione del Core, che sarebbe dovuto rimanere convocato in seduta permanente così come prevede la legge, viene chiusa alle 17.25. In quegli istanti, proprio in quegli istanti, sarebbe crollato l’hotel Rigopiano.
La riunione inizia alle 15.40, tra i convocati ci sono i prefetti, i presidenti di Provincia, il sottosegretario Mario Mazzocca, i sindaci dei capoluoghi, i dirigenti regionali Liberatore, Giovani, Iovino, Del Sordo, Binchi, Picardi, Muraglia, la Asl, i Vigili del fuoco, Anas, Enel, Autostrada dei parchi, Autostrade per l’Italia, gli assessori, i gestori dei servizi idrici. Il primo punto all’ordine del giorno della riunione del 18 gennaio è l’emergenza elettrica, ci sono forti criticità nel versante vestino della Provincia di Pescara, dice Antonio Di Marco, mancano le turbine. E così comincia la caccia alla turbina: sposta lì, mandala qui. Dal verbale emerge con chiarezza che la Regione non ha mai provveduto a organizzare mezzi e uomini per l’emergenza. Si parla di tutto, dei comuni di Farindola, Montebello e Villa Celiera, della Valfino e di Farindola, non di Rigopiano. E si parla persino di fake news, a lamentarsene è il sindaco di Pescara Marco Alessandrini. D’Alfonsochiederà il riconoscimento dello stato d’emergenza. Sì, lo stato d’emergenza mentre l’albergo sta per crollare con gli ospiti intrappolati perché la strada è ostruita. Dopo poco più di un’ora e mezzo, alle 17.25, il Core chiude i battenti. Tutti a casa. Rigopiano in quel verbale non c’è.
E così, mentre il 24 gennaio D’Alfonso inviava la lettera col verbale di sei giorni prima, a Penne c’era un’altra riunione, quella del coordinamento tecnico allargata al comandante dei vigili del fuoco. E’ il giorno del funerale di gran parte delle vittime, altri due corpi non sono ancora stati estratti dalle macerie.
Le ipotesi sono due: è probabile che non ci sia un nesso tra i due episodi; ma è anche facile che quel verbale sia stato visionato e sottoposto alla lettura di quanti partecipano alla riunione di Penne. E’ una coincidenza, forse solo una coincidenza, sulla quale però la procura dovrà tentare di fare luce.
Ieri, nel corso dell’incontro tra i magistrati Massimiliano Serpi e Andrea Papalia con i familiari delle vittime, è stato chiesto se la procura darà seguito a quanto emerso dalle più recenti inchieste giornalistiche (soprattutto quella di Ezio Cerasi per il Tgr), sull’utilizzo mancato degli elicotteri, sui messaggi trovati dalla moglie sul telefono di Del Rosso, il proprietario dell’hotel.
“I magistrati ci hanno assicurato che quanto emerso era già stato preso in considerazione da tempo – spiega Gianluca Tanda, il portavoce del comitato parenti delle vittime – D’altronde, recentemente abbiamo appreso che c’erano degli elicotteri che potevano alzarsi in volo sia dopo che prima, che ci sono delle novità sui telefonini e sui messaggi, e che si sono tenute delle riunioni segrete – ha rimarcato l’esponente del comitato – Sembra inoltre che qualcuno dall’interno abbiachiesto aiuto non solo alle istituzioni locali, ma anche alla protezione civile e soprattutto al Coc di Penne, e noi vogliamo sapere se tutto questo è vero ed essere certi che sia stato preso in considerazione”.
E i parenti il 30 ottobre scorso a San Giuliano di Puglia hanno consegnato al ministro Bonafede un documento con una proposta per evitare che il processo finisca in prescrizione.
ps: siamo agli sgoccioli, il 18 novembre la procura chiude il fascicolo. Rigopiano aspetta giustizia e verità.
twitter@ImpaginatoTw