La versione di Garpez: ad ognuno il suo Dio


E se i discriminati fossimo noi Italiani in terra straniera?


di Garpez
Categoria: La versione di Garpez
01/11/2018 alle ore 08:34

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Qualche giorno fa, scorrendo tra le varie notizie di Facebook, mi sono imbattuto in una spiritosa quanto arguta vignetta umoristica, attraverso la quale ci si preoccupava di spiegare il concetto di razzismo agli….beh…chiamiamoli eufemisticamente “sciocchi”.

Nella vignetta vengono accostate due uova, l'una dal guscio di colore bianco e l'altra dal guscio di colore bruno. Una volta versate in padella, però, per entrambe tuorlo ed albume hanno la stessa colorazione.

Ripeto, la vignetta mi ha molto divertito, perché indubbiamente ci porta a riflettere sui principi di eguaglianza e non discriminazione propri di ogni Paese civile. Stavolta, tuttavia, voglio provare a riflettere con voi seguendo un ragionamento inverso: e se i discriminati fossimo noi Italiani in terra straniera?

Non scomodiamo i nostri padri emigrati in Svizzera, Belgio o America, considerati di valore inferiore persino ad un animale da soma (con tutto il rispetto, ci mancherebbe).

Restiamo ai giorni nostri. Mi chiedo: può considerarsi davvero razzista un popolo, come quello italiano, che mette a disposizione di cittadini che professano una religione diversa da quella cattolica chiese sconsacrate o altri edifici pubblici per consentirgli loro di pregare il loro Dio?

Per carità, “sciocchi” come quelli della vignetta ci sono e ci saranno sempre (badate bene: in ogni Nazione), ma qual è il comportamento che, a nostra volta, ci viene riservato dai Paesi di fede diversa da quella cattolica, quando a casa loro non siamo neppure liberi di indossare un minuscolo crocefisso al collo o di farci un rapido segno della croce?

Nella migliore delle ipotesi verremmo immediatamente cacciati. Nella migliore…Di chiese, poi, dove poter praticare il culto cristiano, neanche a parlarne. Allora lasciate che esprima un mio pensiero, ben venga se non lo condividete, visto che amo confrontarmi con idee diverse dalla mia, nella pacatezza reciproca dei toni e dei modi.

Per accusare un popolo di razzismo bisogna prima assicurarsi di non attuare, a propria volta, pratiche discriminatorie, perché in tanto può esservi accettazione e tolleranza di religioni diverse, in quanto - dall'altra parte – ci sia una condizione di pari riconoscimento e dignità.

Tutto il resto sono chiacchiere.

 

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