A24, ma i piddini abruzzesi non possono far finta di nulla adesso...

Un vecchio adagio ricorda che “il bue dice cornuto all'asino”. La saggezza popolare viene in soccorso di decisioni e commenti che, a freddo, destano ancora più perplessità.

Sulla vicenda (ormai atavica) dalle autostrade A24 e A25, al di là del sansazionalismo di certa tivvù, a caccia di likes e retweet più che di scoop veri, stride con i fatti la contrapposizione tra Pd e ministero.

Quando ad esempio il presidente vicario della Regione Abruzzo accusa il Ministro delle Infrastrutture di “leggerezza”, pur dicendo il vero, dimentica quanto fatto (o quanto non fatto) dal precedente inquilino di via Nomentana, che era non solo dello stesso partito di Lolli ma finanche della stessa corrente che gestisce tutto l'Abruzzo (promesse Masterplan incluse).

E non c'entra nulla la presunta tregua “sancita” dal vertice dell'Aquila: lì un player terzo e super partes come il Prefetto ha inteso far incontrare le parti per mettere sul tavolo le carte vere. Ed è emerso che i test effettuati da Strada dei Parchi, messi in dubbio dal consulente del Ministero, hanno invece valenza probatoria nellaccertare la sicurezza delle strade.

Per cui accanto “alla spettacolare leggerezza con cui ministro e ministero si sono mossi”, producendo “danni molto consistenti all'economia e al turismo abruzzese, con diminuzione del traffico autostradale", così come detto da Lolli, va altresì sottolineata in grassetto la policy del governo regionale che in questi anni di fatto non ha aiutato.

Anzi, ha sovente soffiato sul bracere delle polemiche come sul caso pedaggi, quando qualcuno ha pensato di inserirsi per cavalcare il malcontento popolare.

E le imprese? E i lavoratori? E l'indotto? E lo sviluppo dell'Abruzzo?

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