Alla prossime elezioni regionali d'Abruzzo sarà presente il simbolo dei Popolari per l'Italia. Lo conferma da Pescara il Presidente del partito, l'ex ministro della difesa Mario Mauro, giunto in Abruzzo proprio per presentarne il programma.
“Vedo un territorio interessato a dare fiducia a chi fa politica in modo sincero – racconta a Impaginato.it – e a chi ha messo in primo piano i suoi grandi ideali. Persone che non sono avvezze al mondo politico ma che hanno una precisa esperienza nel mondo sociale. E'questa la traccia che seguiremo nella composizione della nostra lista che fa parte a pieno titolo della famiglia popolare europea”.
POPOLARI PER L'ABRUZZO
E sintettizza agli abruzzesi la sua proposta con un titolo: “I nostri candidati saranno gente seria, di popolo ma senza Grillo per la testa. Ciò significa senza la tendenza a fuggire dalla realtà, volendo cercare nella semplificazione a tutti i costi e nella rottura col buon senso la chiave del proprio metodo politico. Al contrario siamo consapevoli che la politica deve fare compagnia ai bisogni della gente, facendosene carico: per questo non basta ripetere ossessivamente slogan vuoti. Altrimenti finisce come a Genova dove nel momento più difficile quel bisogno si misura nei buoni propositi ma non nelle capacità reali”.
QUALE CENTRODESTRA?
Da molti anni ormai è iniziata la fuga degli elettori dal centrodestra e dal centrosinistra, secondo Mauro all'insegna di una battuta semplicissima: “Molte cose dette, poche quelle fatte. Ecco il peso più grande che si è portata dietro la storia della Seconda Repubblica. Pensiamo al settore scolastico che si ritrova al palo molto più che vent' anni fa, perché il numero di laureati e diplomati in Italia è complessivamente sceso. Ci dobbiamo rendere conto che l'annuncio in sequenza di mirabolanti rifome non risolve il problema di farle”.
Come ripartire? In questo momento, sottolinea, “occorre una proposta politica fatta di muratori, intesi come valore di concretezza, accompagnata da persone che abbiano una solida esperienza amministrativa o che vengano dalle forme di democrazia partecipata, come associazionismo o sindacati”.
Tutte persone che non trovano nella tornata elettorale “la scusa per dimostrare un attivismo politico, che invece hanno per storia personale o per impegno sociale”.
VERSO UNA LEGA NAZIONALE
La Lega che toglie Alberto da Giussano dal simbolo è come il Msi a Fiuggi che portò alla nascita di An? Secondo Mauro il centrodestra italiano è stata “una creatura politica di Silvio Berlusconi: aveva rotto l'isolamento della destra italiana e di quei dieci milioni di voti a lungo congelati che non potevano essere spesi per quell'accordo di governo che chiamavamo patto costituzionale perché fermava le maggioranze di governo ai soli componenti delle resistenza”.
In quella circostanza, era il '94, “Berlusconi fu un genio perchè mise assieme chi assieme non poteva stare”, ovvero un partito nazionalista come An ed uno regionalista come la Lega.
“Ma – aggiunge l'ex vicepresidente del Parlamento europeo - deve averlo fatto talmente bene che le cose si sono mescolate al punto che, in questo momento, il patrimonio del nazionalismo e del sovranismo è saldamente nelle mani di Salvini. Questo l'elemento che, tra le altre cose, tende a prosciugare ulteriormente i voti di Forza Italia che, negli ultimi anni, è apparsa più disponibile alle sirene delle nuove leadership dem”.
E DOMANI?
Per cui la Lega è il “motore trainante del centrodestra finché nel centrodestra vorrà rimanere”. Il riferimento ovvero è ad un arco temporale indefinito. “Finché non riterrà opportuno completare il percorso saldando il modello del cosiddetto nuovo bipolarismo che oggi è tutto in maggiornza, ma che domani potrebbe essere dall'altra faccia della medaglia, ovvero il fronte giallo-verde”.
In questo senso un ruolo potrà averlo anche il fronte sovranista proposto dalla Meloni che accoglie anche Fitto? “Intanto è una proposta veramete interessante a cui guardiamo con attenzione – assicura Mauro - ma che dovrà rispondere ad un quesito molto semplice: è Fratelli d'Italia che si allarga o è l'annuncio di un dibattito di idee non indifferente? Nel secondo caso vorrebbe dire che Fdi intende mettere alla prova questa sua idea aprendo ad una contaminazione tra diversi”.
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