Abruzzo, rallenta consumo del suolo nel 2016. Provincia Pescara maglia nera


Durante il periodo 1990-2008 in Abruzzo sono stati persi circa 406 milioni di euro in termini di Valore Agricolo Medio (Vam).


di Ilaria Proietti
Categoria: ABRUZZO
11/07/2017 alle ore 17:53



Il consumo di suolo in Italia continua a crescere, pur segnando un importante rallentamento negli ultimi anni. E’ quanto mostra l’ultima indagine dell’Istituto superiore per la ricerca ambientale (Ispra). Nel nostro Paese vengono inghiottiti dal cemento 30 ettari al giorno e pur con una velocità ridotta rispetto al passato, tuttavia, il consumo di suolo continua a coprire irreversibilmente aree naturali e agricole. La nuova cartografia rivela come a livello nazionale il consumo di suolo si attesti oggi al 7,6 per cento che corrisponde a 23.039 chilometri quadrati. L’Abruzzo per fortuna fa meglio: ‘solo’ il 5,08 per cento che corrisponde a 54.860 ettari, con un incremento dello 0,08 per cento dal 2015, ben sotto la media nazionale che si attesta allo 0,22. In generale la regione registra performance positive, fatta eccezione per il consumo di suolo in aree a pericolosità idraulica: in questa classifica negativa è al terzo posto dopo la Liguria e la Provincia di Bolzano.

Nel dettaglio delle province abruzzesi è Pescara ad aggiudicarsi la maglia nera con un incremento pari al 7,2 per cento. In questa città il consumo di suolo rispetto alla superficie territoriale è pari al 51,1 per cento, seguita da Montesilvano (33,3 per cento) e Martinsicuro (33,2). Gli incrementi maggiori tra il 2015 e il 2016 sono stati invece rilevati a Cupello (4,3 per cento),Civitella del Tronto (0,8) e Notaresco (0,7). Se il dato 2016 pare confortante non va dimenticato come l’Abruzzo sia una delle regioni che negli ultimi decenni ha subito una conversione urbana dei suoli tra le più intense tra quelle dell’Italia centrale.

 

Anche se l’incremento urbano non ha aggredito in misura considerevole parchi è altrettanto vero che i fenomeni di trasformazione del suolo sono stati molto intensi nelle zone adiacenti e hanno provocato conseguenze importanti sul fronte della frammentazione ambientale specie nelle zone costiere. Nella fascia costiera l’ “assedio” delle aree urbane si fa più intenso come nel caso di Marina di Vasto e Torre del Cerrano. “Si tratta quindi di un problema grave che rende sempre più difficile la gestione della preziosa biodiversità regionale. Va detto, inoltre, che l’Abruzzo non ha ad oggi una rete ecologica riconosciuta da un punto di vista normativo al contrario di altre regioni" si legge ancora nel Rapporto. Che sottolinea come i cambiamenti d’uso del suolo, ed in particolar modo l’urbanizzazione, hanno un impatto non trascurabile sulla capacità degli ecosistemi di fornire beni e servizi indispensabili per il benessere umano, prima tra tutti la fornitura di materie prime ed alimenti.

 

Sempre restando in Abruzzo, l’Inventario dell’Uso delle Terre d’Italia (Iuti), evidenzia la contrazione dei terreni agricoli e i loro cambiamenti interni: i cambiamenti d’uso del suolo avvenuti dal 1990 al 2008 hanno prodotto una conseguente perdita economica dovuta all’abbandono delle terre e all’urbanizzazione. Nel periodo sono stati persi circa 406 milioni di euro in termini di Valore Agricolo Medio (Vam), (poco meno di 23 all’anno), di cui 157 milioni in maniera irreversibile a causa del consumo di suolo.