La Commissione Europea ha respinto la manovra economica del governo italiano che ora ha a disposizione tre settimane per apportare le modifiche e quindi per presentare una nuova bozza. In caso contrario potrebbe essere aperta nei confronti dell’Italia una procedura d’infrazione.
È la prima volta che la Commissione decide la bocciatura immediata, applicando così il secondo comma dell’articolo 7 del regolamento 473 del 2013, quello che le consente di respingere una manovra nei primi 15 giorni.
Ecco il commento di tre voci abruzzesi: il segretario regionale della Lega, Giuseppe Bellachioma, il senatore forzista Nazario Pagano e il professore di Economia Aziendale dell’Università Gabriele d’Annunzio Chieti-Pescara, Andrea Ziruolo.
BELLACHIOMA
"La manovra del governo è una lucida follia, una scelta che si colloca a metà strada tra coraggio e prudenza”.
Alla domanda “Il nodo è una manovra in deficit o la natura assistenzialistica di alcuni provvedimenti?” Bellachioma ha sottolineato come di assistenzialistico ci sia ben poco, “certo se per assistenza facciamo riferimento al reddito di cittadinanza, si potrebbe essere d’accordo seppure andrebbero rivisti molti criteri di attribuzione”, sottolineando come la manovra prevede un assegno da 780 euro, con una sorta di monitoraggio degli acquisti.
“Il sostegno sarebbe garantito solo a patto di frequentare corsi di formazione e di prestare 8 ore a settimana di lavoro socialmente utile. Il reddito verrebbe meno dopo il rifiuto di tre offerte di lavoro, ma con una specifica geografica, con l'obiettivo di non penalizzare cioè chi non accetterà come prima offerta un'occupazione al di fuori della propria città o Regione”, rimarcando la vera valenza sociale del provvedimento in questione.
"Ma imprese e lavoro non sono i veri dimenticati della manovra, anche se certamente si poteva fare di più se ci fosse stata maggiore disponibilità da parte della Commissione europea, come avvenuto in altri Paesi, quali la Francia ad esempio. Ciò nonostante sono stati fatti e vogliamo attuare interventi ed azioni audaci, innovative, all’insegna di una vera ripresa economica e rinnovo finanziario. È prevista inoltre un’importante programmazione e distribuzione degli investimenti; basti pensare ai provvedimenti sulle pensioni, sul reddito di cittadinanza, sulla flat tax. Ed ancora, la sterilizzazione degli aumenti dell’Iva e la pace fiscale”.
"Considerata la situazione attuale si è fatto molto, rispettando ciò che ci è stato imposto. Puntiamo soprattutto sull’accordo pacificatore col fisco per dare possibilità di ripresa e di respiro a chi è vittima di intensa pressione fiscale. È stato fatto abbastanza, in modo coraggioso, sono soddisfatto dei vari provvedimenti previsti nella manovra tanto discussa”.
PAGANO
“Il vero problema di questa manovra non è tanto il deficit: guardando indietro nel tempo, pur se in un quadro economico diverso, le manovre in deficit sono state la norma.
Il punto cruciale, da cui è derivata la bocciatura unanime da parte di organi come Bankitalia, Ufficio Parlamentare di bilancio, Commissione europea e, da ultimo, il declassamento da parte dell'agenzia di rating Moody's, è l'assenza di misure per la crescita. Fare deficit è possibile, a patto che sia finalizzato alla crescita del PIL”, sottolineando come una misura come il reddito di cittadinanza, di natura esclusivamente assistenzialista, non sia giustificabile in alcun modo, “crea ristagno nell'economia e non favorisce le assunzioni, soprattutto se la si guarda in combinazione con il decreto dignità, che ha irrigidito ancor di più il mercato del lavoro”.
"Imprese e lavoro sono i veri dimenticati della manovra. Siamo davanti a uno Stato paternalista, simile alle democrature sudamericane, le dittature travestite da democrazia, in cui il Governo non favorisce la libera iniziativa dei privati, ma dà un'elemosina ai cittadini, dicendo addirittura loro come devono spenderla: è il caso della tessera prepagata su cui sarà versato il reddito di cittadinanza, che, sembra, potrà essere usata solo per spese non immorali. Lo Stato entra nel privato delle famiglie, è una cosa pericolosa”.
CHE DELUSIONE
“Per quanto riguarda le imprese, sono rimasto deluso anche dai provvedimenti presi in materia fiscale. Da un lato, non viene introdotta la flat tax, ma solo un allargamento del regime forfettario, che può andar bene, ma non è certo lo shock fiscale di cui ha bisogno il Paese e che Forza Italia aveva concordato con la Lega. Dall'altro, abbiamo assistito al teatrino del dl fisco, con Di Maio che ha paventato l'idea che qualcuno lo avesse manomesso. Una follia, perché è chiaro che un condono porti necessariamente con sé anche un salvacondotto penale: quale contribuente pagherebbe migliaia di euro, se poi rischia un procedimento giudiziario?”, evidenziando pertanto che la norma, così cambiata, porterà un gettito inferiore alle aspettative, se non addirittura irrilevante in un'ottica di bilancio dello Stato.
PIU' INVESTIMENTI
Cosa fare? “Una rivoluzione fiscale. Flat tax per tutti. E poi, investimenti in infrastrutture: l'Italia, la tragedia di Genova lo dimostra, ne ha tremendamente bisogno. Questi due fronti, combinati, avrebbero favorito la crescita e la creazione di moltissimi nuovi posti di lavoro”, così a suo avviso, l'economia sarebbe ripartita.
ZIRUOLO
"Il deficit è il modo attraverso cui sono state finanziate tutte le manovre passate; l’eccesso di deficit è servito per finanziare l’intero contratto di governo, tra cui le politiche sociali. Politiche che, essendo centralizzate sul reddito di cittadinanza, sono più facilmente identificabili e criticabili, diversamente dal passato quando le politiche sociali erano distribuite su interventi differenti, meno imbrigliabili in un’unica azione, e dunque meno attaccabili”.
"Il deficit è soprattutto conseguenza di molte cattive decisioni del passato che richiedono oggi un tempestivo intervento, si pensi alla messa in sicurezza idrogeologica del territorio nazionale o della rete viaria, senza dimenticare la messa norma sismica del patrimonio pubblico”.
Ma imprese e lavoro sono i veri dimenticati della manovra? “Flat tax e pace fiscale sono le azioni maggiormente all’attenzione degli osservatori. Accanto ad esse, il decreto semplificazioni, approvato dal Governo unitamente alla manovra di Bilancio 2019, contiene una serie di azioni pensate per le imprese e per il lavoro, introducendo misure per lo sviluppo economico. Alcune riguardano lo snellimento burocratico, altre gli strumenti di supporto tra cui gli ammortizzatori sociali, quali la cassa integrazione, con il limite dei 100 dipendenti per le aziende che vi possono accedere, la mobilità e nuove risorse”.
“Sono state introdotte semplificazioni per Startup e PMI innovative, e per la costituzione delle società di capitali. Sono poi stati previsti sia un abbattimento degli oneri informativi per tutte le imprese, sia misure rivolte a specifici settori ed in particolare all’agricoltura. Sono stati poi previsti un fondo di venture capital con Cassa Depositi e Prestiti, per investire nelle Startup innovative, e un fondo blockchain per utilizzare questa tecnologia a sostegno del made in Italy. Altri incentivi sono stati introdotti per il potenziamento degli strumenti telematici”.
Come migliorarla? “La presenza di un contratto di governo con due forze fortemente caratterizzate da elementi distintivi, se da un lato può sembrare un collante di debole tenuta, dall’altro introduce un importante strumento di controllo reciproco tra le due forze di governo che, con molta probabilità, eviterà sforamenti del budget. Sforamento, mi preme sottolineare, sempre verificatosi negli anni passati a seguito di decisioni che non hanno ottenuto gli effetti ipotizzati in fase previsionale”.
Ed ancora, rimarcando come l’elemento di criticità della manovra, a suo avviso, sia l’ipotizzata crescita del PIL, “ma qui siamo nell’ambito delle previsioni e non della preveggenza anche se gli strumenti di predizione economica sono molto attendibili”, ha continuato: “Per natura personale amo le sfide cercando però di contenerne i rischi. Rischi che assumo maggiormente quando gli effetti delle mie scelte si riflettono solo sulla mia persona, rischi che riduco al minimo quando le mie decisioni incidono sulla vita degli altri”, aggiungendo che il voto democratico ha fatto sì che questa manovra sia una sfida scelta dalla maggioranza dei cittadini italiani, anche se il rischio è elevatissimo.
E ha concluso: “Personalmente, se cambio di paradigma deve essere, avrei cercato prima di incidere sul peso della burocrazia, vera e propria zavorra per la nostra economia. Si pensi che incide per circa il 55% del PIL nazionale e che al momento blocca ben 150 miliardi di euro di investimenti già finanziati e che nessuna manovra finanziaria potrebbe mai finanziare ex novo e, dunque, occorre rendere realizzabili. Solo poi sarei intervenuto su quelle attività meno urgenti che hanno determinato lo sforamento del deficit precedentemente concordato con l’Europa”, auspicando che il cambio di paradigma, riscontrabile nella manovra, si rifletta su un miglioramento complessivo dell’azione della PA a servizio della propria comunità e che segni un nuovo corso per il nostro Paese.
QUI UE
I due commissari che si occupano di temi economici, Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis, hanno poi spiegato la decisione presa dalla Commissione: “le spiegazioni di Tria non sono state convincenti”, sottolineando che la preoccupazione principale della Commissione riguarda il deficit strutturale, che mesi fa il governo si era impegnato a ridurre dello 0,6 per cento nel corso del 2019. Secondo i calcoli della Commissione, però, la nuova manovra lo aumenterà dello 0,8 per cento.
Nella manovra economica del governo, approdata dopo mesi di discussione, sono stati inseriti i punti principali del contratto di governo firmato da Lega e M5S: il reddito di cittadinanza, il superamento della legge Fornero sulle pensioni e la flat tax, con un’aliquota al 15 per cento “per più di un milione di lavoratori”.
“È stato raggiunto un accordo con tutto il governo sul deficit al 2,4 per cento. Siamo soddisfatti, è la manovra del cambiamento”, hanno detto Salvini e Di Maio in una nota congiunta diffusa, annunciando l’accordo raggiunto in particolare con il ministro dell’Economia Giovanni Tria.
LA MANOVRA
Pensioni, reddito di cittadinanza, flat tax. Ma anche sterilizzazione degli aumenti dell’Iva e pace fiscale. Ecco le principali misure della manovra da 37 miliardi del governo gialloverde.
Nel dettaglio la manovra prevede:
1. Niente clausole Iva per 12,5 miliardi: il primo impegno del contratto di governo è la sterilizzazione degli aumenti che scattano il 1° gennaio 2019 (dal 10 all’11,5% per l'aliquota più bassa, dal 22 al 24% per quella più alta).
2. Pensioni a quota 100: il superamento della legge Fornero è una misura che entrambe le forze di governo inseguono e rivendicano. L'obiettivo è di garantire la possibilità di andare in pensione a coloro che tra età e contributi arriva a “quota 100'”, probabilmente partendo dalla combinazione 62-38. Il costo è di 7 miliardi di euro e il meccanismo dovrebbe partire a febbraio. Saranno quattro l’anno le finestre per andare in pensione, come scrive l’agenzia Radiocor. Sempre in tema previdenza, la legge di Bilancio 2019 dispone la proroga di “Opzione donna”, che permette alle lavoratrici con 58 anni di età, se dipendenti, o 59 anni, se autonome, e 35 anni di contributi, di andare in pensione.
3. Reddito di cittadinanza e Centri per l’impiego: per la bandiera del M5S servono 9 miliardi di euro (di cui 2,6 da attingere dalle risorse già stanziate per il Reddito di inclusione) a cui aggiungere un ulteriore miliardo destinato al rafforzamento dei Centri per l'impiego (la copertura necessaria sarà recuperata con un taglio ai fondi destinati alle spese militari). L'attivazione vera e propria della misura dovrebbe scattare in primavera.
4. Pace fiscale in due tempi, per le cartelle rottamazione con rate più lunghe
Pace fiscale al 20% con tetto di 100mila euro
L'accordo raggiunto dopo un lungo braccio di ferro sul decreto fiscale collegato alla legge di bilancio, stabilisce un'aliquota al 20% per sanare il pregresso di chi ha già presentato la dichiarazione dei redditi. Sarà prevista l'opzione di dichiarazione integrativa ma con la possibilità di far emergere fino a un massimo del 30% in più rispetto alle somme già dichiarate e comunque con un tetto di 100.000 euro. Per ridurre il contenzioso, si potranno inoltre sanare le liti con il fisco pagando senza sanzioni o interessi il 20% del non dichiarato in 5 anni in caso di vittoria del contribuente in secondo grado (o il 50% in caso di vittoria in primo grado).
Stralcio per le mini cartelle fino a 1.000 euro
Allo stesso tempo, con la rottamazione ter delle cartelle Equitalia saranno cancellati sanzioni e interessi, dilazionando i pagamenti in 5 anni e arriverà lo stralcio delle minicartelle sotto mille euro accumulate dal 2000 al 2010. Il decreto prevede anche varie ipotesi di definizione agevolata delle controversie tra i contribuenti e il fisco. In particolare, si prevede la definizione agevolata dei carichi affidati all'agente della riscossione a titolo di risorse proprie dell'Unione europea; delle controversie tributarie nei confronti dell'Agenzia delle entrate; degli atti del procedimento di accertamento; degli atti dei procedimenti verbali di contestazione; delle imposte di consumo.
5. Pensioni d'oro, il difficile traguardo di 1 miliardo di tagli: il taglio delle pensioni sopra i 4.500 euro netti al mese nella parte di assegno non coperta dai contributi pagati porterà nelle casse dello Stato un miliardo di euro nell'arco di un triennio. La legge di Bilancio prevede anche «l’azzeramento graduale del Fondo pubblico per l’editoria» e uno stanziamento da 500 milioni di euro per un grande piano di assunzioni per poliziotti, magistrati e personale amministrativo, «in modo da assicurare ai cittadini maggiore sicurezza, processi civili e penali più rapidi».
6. Procedure semplificate per le fatture: diverse le novità portate in dote ai liberi professionisti. Il decreto legge fiscale da un lato conferma l'entrata in vigore dell'obbligo di fatturazione elettronica dal primo gennaio 2019, dall’altra riduce per i primi sei mesi di applicazione le sanzioni previste per chi non riuscirà ad adeguare i propri sistemi informatici. Il provvedimento semplifica anche la procedura relativa alle fatture, che potranno essere emesse entro 10 giorni dall’operazione alla quale si riferiscono. Inoltre, si prevede che le fatture debbano essere annotate nel registro entro il giorno 15 del mese successivo all’emissione. Sempre nell'ottica della semplificazione viene abrogato l'obbligo di registrazione progressiva degli acquisti.
Forfait per gli autonomi: Il forfait esiste già ed è al 15% per i professionisti con ricavi fino a 30mila euro e per le altre categorie con ricavi fino a 50mila euro. L'obiettivo è estendere la platea ad autonomi, Snc, Sas e Srl che optano per il regime di trasparenza con ricavi fino a 65.000 euro. Dai 65.000 ai 100.000 euro si pagherebbe un 5% addizionale. Le start up e le attività avviate dagli under35 godrebbero di un supersconto al 5%. Il costo è di circa 600 milioni il primo anno e di 1,7 miliardi a regime.
7. Addio a sconti Ace e Iri: per finanziare le agevolazioni fiscali alle imprese saranno abolite l'Ace, l'Aiuto alla crescita economica, e la mai nata imposta ridotta Iri, destinata al mondo delle Pmi e attesa dal primo gennaio 2019. Il recupero finanziario è di circa tre miliardi.
8. Condono fiscale, si pagherà il 20% per ogni anno.
9. Il capitolo investimenti è quello più gradito al ministro dell'Economia, Giovanni Tria. È previsto che valga lo 0,2 del Pil, pari a 3,5 miliardi. Oltre alle risorse finanziarie si punta a sbloccare gli investimenti a livello locale con uno sblocco dei bilanci dei Comuni (anche quelli in perdita) e con una revisione della soglia per gli appalti senza gara.
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