E'made in Abruzzo la nuova presidenza della Figc. Dopo la parentesi del commissariamento e i mille rimpianti per l'esclusione dai Mondiali di Russia 2018, l'Italia del pallone riparte da Gabriele Gravina, a cui spetterà l'arduo compito di far risorgere un movimento che negli ultimi anni è riuscito, davvero, a toccare il fondo.
Il 65enne imprenditore è stato presidente della terza serie e anche presidente di quel Castel di Sangro dei miracoli che regalò il sogno del calcio cadetto al borgo di seimila anime che alla fine degli Anni 90 gli valse parecchia visibilità.
“Vorrei un calcio sostenibile, cioè in grado di ottimizzare il proprio prodotto con investimenti mirati e proiettati alla crescita” aveva spiegato qualche mese fa a Impaginato.it, mettendo l'accento su due elementi: la coesione “in cui vi sia condivisione dell'azione e non quell'arroccamento su posizioni di singolo vantaggio che ne hanno bloccato la crescita”; e l'essere smart, “cioè aperto al mondo e alle innovazioni".
Altro punto di forza del manifesto di Gravina il quadro di relazioni con i vari stakeholders, da riattivare, in primis quelli istituzionali, per avviare le riforme, dei campionati, dello statuto, della giustizia, dei controlli o delle normative, con il macro obiettivo di sempre che però stavolta sembra più alla portata: il grande progetto di valorizzazione dei giovani utile anche a rimettere in pista la Nazionale.
La sua esperienza come presidente di Lega C lo ha portato nel gennaio di quest'anno a far parte della terna che, assieme a Cosimo Sibilia e Damiano Tommasi, fu in procinto di fruttare il nuovo nome. Poi non se ne fece più nulla ma Gravina ha comunque fatto intendere di esserci e di poter offrire un contributo in piena discontinuità con il passato.
Aveva anche indicato una piattaforma programmatica con all'interno il suo programma per il calcio italiano 2.0, mettendo al centro la “trasparenza di chi vuole trovare soluzioni ai problemi in maniera trasversale e di chi vuole mettere in pista un'idea da condividere e non una spartizione di poltrone”.
Insomma, in quella conversazione con Impaginato.it ci tenne molto a definirsi “orgoglioso di aver rotto gli schemi e cercato di indicare una strada nuova da percorrere”.
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