Ci sono dipendenze subdole, capaci di ridurre la persona che ne viene assorbita alla totale dipendenza e soggezione, deteriorando irrimediabilmente non solo il singolo individuo, ma anche i membri della famiglia che, molto spesso, tentano invano di offrire loro aiuto e sostegno.
Sto parlando di ciò che gli psicologi definiscono G.A.P. e che, a noi profani, è nota come Gioco d’Azzardo Patologico.
Lo Stato e la Comunità Europea sono intervenuti attraverso una serie di atti normativi diretti alla prevenzione e repressione di questo fenomeno in continua crescita, occupandosi in particolar modo di tutelare le “fasce deboli” rappresentante da giovani infra ventunenni.
Anche in Abruzzo si cerca di affrontare la lotta al gioco d'azzardo, una dipendenza grave e sempre più diffusa che coinvolge sempre più spesso anche i minorenni.
Pensate: il 50 per cento dei malati di gioco d'azzardo ha pensato al suicidio, mentre il 7 per cento dei giovani tra i 15 e i 19 anni gioca più di 4 volte a settimana.
Per questo è stato approvato il piano regionale 2017-2018 sulla base delle proposte del Servizio della Prevenzione e Tutela Sanitaria del Dipartimento per la Salute e il Welfare della Regione Abruzzo ed approvato dall’Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave.
Il Governo regionale ha deciso di vietare nuove aperture nel raggio di 300 metri dai luoghi sensibili (come scuole, luoghi di culto, strutture sanitarie) e stabilisce che le autorizzazioni già esistenti decadano entro cinque anni dall’entrata in vigore della legge n. 40 del 2013.
Al di là di quanto normativamente previsto, ricordate: la dipendenza da gioco è una patologia. Al pari di influenza, orecchioni o laringite. E va curata, se non (meglio) riconosciuta e trattata prima che diventi cronica.
Nella nostra regione ci sono ottimi centri convenzionati con la ASL che offrono un servizio di ascolto ed assistenza, avvalendosi di psicoterapeuti professionali e competenti. Ma la prima consapevolezza deve maturare dentro di noi.
Riconosciamo di avere bisogno di aiuto, senza timore e, soprattutto, senza vergogna.
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