Bussi, causa civile contro Edison


Dopo la sentenza della Cassazione che cancella con un colpo di spugna le condanne dei 10 imputati


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
16/10/2018 alle ore 08:10

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E alla fine no, non si sono rassegnati gli avvocati di parte civile nel processo sulla mega discarica di Bussi. Non può essere che Bussi si sia inquinata da sola e che da sola si debba ripulire. E così, dopo i primi giorni di amarezza, si sono rimessi al lavoro. 

“Il disastro ambientale c’è, nonostante la prescrizione – spiega Cristina Gerardis. Su questo stiamo lavorando, in sede civile, amministrativa e anche altrove, senza farci intimorire dai toni assertivi di chi, sino ad oggi, non ha comunque fatto nulla per risanare o arginare l’inquinamento pesantissimo di un’area così vasta e verde e ricca di acque sottomarine come quella di Bussi, in Abruzzo”.

E tanto per dirla con De Andrè:

“Provate pure a credervi assolti. Siete lo stesso coinvolti. Parola Di Faber”

conclude la Gerardis. Sono pesantissime le parole di Edison dopo la sentenza della Cassazione che cancella con un colpo di spugna le condanne dei 10 imputati (per 4 dirigenti non è stato commesso il fatto, per gli altri 6 è intervenuta la prescrizione): non intende bonificare i 23 ettari dell’area industriale di Bussi sul Tirino né i 7 delle discariche “2a” e “2b”, non siamo responsabili, dicono.

Sarà il Ministero dell’Ambiente ad attivarsi, incaricando l’Avvocatura dello Stato di chiedere i danni alla Edison. L’appiglio c’è, e ruota tutto intorno alle 6 prescrizioni. Il ragionamento è semplice: se il reato è prescritto vuol dire che c’è, non che non sia stato commesso. E se la prescrizione è valida in sede penale non lo è in sede civile. O almeno, c’è ancora un po’ di tempo e spazio per tentare di ottenere il risarcimento e la bonifica della discarica.

Insomma, gli avvocati di parte civile non vogliono arrendersi, l’hanno dichiarato il giorno stesso della sentenza della Cassazione.

“Abbiamo condiviso – diceva la Gerardis il giorno dopo – io e Lino Sciambra che non vogliamo arrenderci al verdetto che Bussi si sia inquinata da sola. Nei prossimi giorni approfondiremo queste idee, convinti che gli abruzzesi e l’Abruzzo meritino un risarcimento per quell’acqua inquinata per sempre e per quei metri cubi di peci clorurate seppelliti nella Val Pescara”.

E alla fine, la decisione è arrivata:

“È vero, la Cassazione ha detto che gli imputati del processo di Bussi non dovranno subire nessuna pena. Ma, messa da parte la delusione del momento, comprensibile dopo 10 anni di processo, ho cercato di fare ordine nel puzzle dei tre gradi di giudizio, riletto le sentenze. E ho trovato alcune certezze – scrive la Gerardis su Facebook – su cui credo occorra lavorare per il futuro di un territorio verde che vorrebbe recuperare la sua integrità: a Bussi si sono realizzati l’immane disastro ambientale e l’avvelenamento delle acque sotterranee che la Procura di Pescara aveva descritto nella sua richiesta di rinvio a giudizio. Certo, se la prescrizione non troncasse l’esito di troppi processi penali in Italia, sarebbe andata meglio. Ma lo Stato non ha perso: ha in mano uno strumento fortissimo per ridare alla comunità abruzzese quello che le è stato tolto”.

Via alla causa civile, quindi. Per Bussi non è finita. E una speranza c’è ancora.

 

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